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Massimo Coda, attaccante del Lecce e capocannoniere della serie B, si è raccontato durante un episodio di Club Life sull’app Epico Play. Questo l'estratto pubblicato su calciolecce.it: "Il mio rapporto con il calcio giocato parte da piccolo, quando mio padre mi portò a sei anni, assieme a mio cugino che ha la mia stessa età, al campetto del paese per farci iniziare la scuola calcio. Con mio cugino ho un legame speciale perché siamo cresciuti stando costantemente assieme. Mio padre ha sempre voluto un figlio calciatore ma il merito è stato di mia madre, che dopo quattro femmine ed una pausa di cinque anni ha voluto un altro bambino. Ho iniziato da difensore centrale, poi crescendo sono passato in avanti con i ruoli, da centrocampista a mezza punta ad attaccante, dove sono rimasto dal momento che segnavo tante reti. Da piccolo ho sempre visto il calciatore come mestiere futuro e per fortuna sono riuscito nel mio obiettivo. Mi sono sempre piaciuti i gol al volo, con loro ho un rapporto particolare. Per fortuna in carriera ne ho fatti diversi e con questi sono più legato. Mi hanno sempre parlato benissimo di questa città, poi venendoci l’impatto è stato devastante. E’ una delle città più belle in cui ho giocato, è vicina al mare e si fa apprezzare in tutto. Incluso, ovviamente, il calore della sua gente. Sicuramente le doti tecniche e fisiche sono alla base, non devono mai mancare. Poi, però, per fare la differenza serve l’unità del gruppo, il remare tutti nella stessa direzione. Cosa che rappresenta senza dubbio la nostra forza. Dall’inizio ho detto che avrei voluto superare le 22 reti messe a segno nel campionato precedente. Tuttavia, devo dire la verità, baratterei molto volentieri quest’obiettivo con il vincere il campionato, pur consapevole che per arrivare davanti servono i gol".