Il paradosso lombardo: quando lavorare non basta più per vivere
Dal gender gap alle disparità territoriali: un lavoratore su tre guadagna meno di 15.000 euro l'anno

L'analisi condotta dall'Inps ha preso in considerazione 3.717.570 lavoratori del settore privato in Lombardia, escludendo il comparto agricolo. Questi lavoratori sono distribuiti principalmente tra operai (1,79 milioni) e impiegati (1,54 milioni), seguiti da quadri (193.000), dirigenti (61.000) e apprendisti (119.000).
Sebbene la retribuzione media annua si attesti sui 29.305 euro, un'analisi più dettagliata rivela disparità significative. Oltre la metà dei lavoratori lombardi non supera i 25.000 euro lordi annui. In particolare, circa 1.024.000 lavoratori (27,5% del totale) non raggiungono i 15.000 euro annui, mentre più di 681.000 persone (18,34%) percepiscono meno di 10.000 euro all'anno.
L'impatto della precarietà sulle retribuzioni
La precarietà lavorativa influisce notevolmente sui livelli retributivi. In Lombardia, i lavoratori con contratti a tempo determinato (oltre 721.000, pari al 19,42% del totale) ricevono stipendi significativamente inferiori rispetto ai colleghi con contratti a tempo indeterminato.
Un esempio lampante: un operaio con contratto a tempo determinato guadagna mediamente 9.523 euro all'anno, mentre un collega con lo stesso ruolo ma contratto a tempo indeterminato percepisce 19.839 euro, più del doppio. Nel caso degli impiegati, il divario è ancora più marcato: si passa da 14.064 euro per i contratti a termine a 33.361 euro per quelli stabili.
Part-time e contratti brevi: un'altra faccia della precarietà
Il part-time rappresenta un'altra variabile che incide negativamente sulle retribuzioni. Quasi un milione di lavoratori lombardi (968.000, pari al 26% del totale), prevalentemente donne, sono impiegati con questo tipo di contratto, con una retribuzione media che non supera i 13.372 euro annui.

I contratti di breve durata costituiscono un ulteriore elemento di precarietà: quelli fino a 12 settimane interessano il 13,82% dei lavoratori, mentre quasi un lavoratore su sette ha meno di 6 mesi effettivi di lavoro all'anno. I contratti stagionali nell'industria e nel commercio riguardano invece l'1,26% del totale.
Il divario di genere e la condizione giovanile
Il gender pay gap rimane un problema persistente: il reddito annuo medio femminile in Lombardia è di 23.676,77 euro, mentre quello maschile sale a 33.601,81 euro, con una differenza di quasi 10.000 euro.
Particolarmente critica è la situazione dei giovani under 34, che rappresentano 1,23 milioni di lavoratori in Lombardia: il 29% non supera i 10.000 euro di reddito annuo, mentre il 52% non va oltre i 20.000 euro.
Le disparità territoriali all'interno della regione
Le differenze territoriali all'interno della Lombardia sono significative. Milano, Monza e Brianza e Varese guidano la classifica delle province con le retribuzioni più elevate per i lavoratori a tempo indeterminato, con medie rispettivamente di 40.186 euro, 32.874 euro e 29.865 euro. Questi risultati sono favoriti dalla presenza di settori finanziari e industriali avanzati.
All'estremo opposto si collocano Sondrio, Pavia e Como, che registrano le retribuzioni medie più basse della regione, evidenziando un divario territoriale che si somma alle altre forme di disuguaglianza retributiva.