Fininvest e il primo bilancio del Monza "da serie A": sostenuti costi per 134 milioni
Nel 2023 immesse quote ingenti di denaro per garantire l’appianamento della perdita di esercizio e le spese correnti di gestione
Venerdì 19 aprile è stato approvato il bilancio del Monza per l’esercizio 2023. Le novità salienti sono connesse in gran parte al primo riscontro annuale caratterizzato dalla serie A, contrariamente all’esercizio precedente che ha visto il Monza per quasi metà dell’anno in serie B. Viceversa, non costituisce novità la copertura dell’ingente perdita di esercizio che è stata coperta da Fininvest, così come avviene da quando la holding facente capo alla famiglia Berlusconi ha acquisito la società biancorossa (settembre 2018).
Il patrimonio netto del club al 31 dicembre 2023 è di 20 milioni, in aumento rispetto ai 18,2 del 2022 grazie agli interventi di Fininvest in termini di versamenti in conto capitale ed a riprova dell'esistenza di un progetto di ampio respiro da parte di Fininvest atto a spingere in più in alto possibile il club. In buona sostanza, questo valore costituisce la frazione di proprietà del club che appartiene all'azionista ed è un dato di tutto rilievo perché misura la solidità finanziaria di una società calcistica ed indica l’effettiva volontà di Fininvest a sopportare perdite (o a generare ricavi che tuttavia in sei anni non si sono realizzati).
Come accennato, per chiudere in pareggio il bilancio del Monza, Fininvest ha immesso quote ingenti di denaro fresco per poter garantire l’appianamento della perdita di esercizio (nel 2023 pari a 60 milioni di euro con una modesta inversione di tendenza rispetto all’esercizio precedente per 5 milioni) oltre ai 17 versati a fine marzo 2024 per coprire le spese correnti di gestione per rafforzare il patrimonio societario.
E ciò rimane una costante e la nota più dolente (non solo per Fininvest… pensando alla nuova proprietà che è in arrivo…) in quanto evidenzia in modo chiaro e netto la necessità da parte dell’ AC Monza di frequenti immissioni di coperture finanziarie da parte della proprietà che sono arrivate a circa 190 milioni di euro in cinque anni e mezzo.
Il primo anno passato per intero in serie A ha fatto sì che Il fatturato è più che raddoppiato, toccando quota 68,3 milioni (contro i 32,7 dell’esercizio 2022) ed ovviamente anche i costi sono in crescita e sono arrivati a 134,3 milioni, quasi 30 in più rispetto ai 105,5 dell’esercizio 2022.
Tra i ricavi, spiccano i diritti televisivi, con la quota del Monza che è ovviamente cresciuta, fino a raggiungere i 42 milioni di euro (erano 16 nel 2022). Ci sono poi le sponsorizzazioni, che toccano 15,6 milioni, in crescita del 45% rispetto al 2022. I ricavi da gara, ossia gli incassi garantiti dall’U-Power Stadium, sono invece di 5,7 milioni (erano di 2,7 l’anno precedente). E’ stato inoltre incassato il credito di 7,5 milioni (mezzo milione in meno rispetto all’esercizio precedente) quale beneficio per la partecipazione della società al consolidato fiscale del Gruppo Fininvest per l’anno 2022 (uno strumento operativo che in presenza di un gruppo di imprese permette loro di presentare per un determinato periodo una dichiarazione dei redditi di gruppo). Un’altra quota di ricavi, per 3 milioni in più rispetto al 2022, proviene dalla gestione dei calciatori: in particolare il trasferimento iniziale di Carlos Augusto all’Inter; oltre a ciò risulta soddisfatta la condizione sospensiva prevista dal contratto di cessione temporanea che comporta l’obbligo di riscatto da parte dell’Inter ed un introito che per il Monza avrà un impatto contabile importante sul bilancio 2024 (7,5 milioni dei quali una parte dovrà essere riconosciuta al club brasiliano di provenienza del giocatore).
Il costo del personale supera di nuovo l'ammontare del fatturato
Sin qui, molto sinteticamente, le entrate. Ma le uscite sono nettamente superiori: 77,9 di costo del personale fra i quali 56,1 di stipendi e 9 di premi per i risultati conseguiti (uscite che erano complessivamente 59,6 nel 2022), 27,2 di ammortamenti e svalutazioni (si tratta delle uscite per la compravendita dei giocatori, erano 14,5). Il Monza ha investito anche 5 milioni di euro nel settore giovanile e quasi 6 milioni in infrastrutture dell’U-Power stadium.
Crediti e debiti: se i crediti non hanno subito grosse variazioni, i debiti risultano aumentati in modo importante alla voce “per operazioni di mercato” rispetto al periodo precedente (55,3 contro 40,8 milioni) per effetto degli obblighi di riscatto maturati a seguito della permanenza della prima squadra nel campionato di serie A che hanno trasformato alcuni contratti di cessione temporanea in cessioni a titolo definitivo, da saldarsi anche in esercizi successivi al 2023 e quindi “spalmati”.
Fra le note positive la valorizzazione della “rosa”
Fra le note positive (poche…) c’è l’incremento alla voce “immobilizzazioni immateriali” che è costituita di fatto dal costo storico di acquisizione dei giocatori (a vita utile definita di durata pari ai contratti di prestazione sportiva sottoscritti) che attesta l’incremento del valore della “rosa” passato da 45 a 62 milioni, con una base di calcolo che la normativa prevede piuttosto complicata e che non stiamo a srotolare.
Da sottolineare inoltre che la controllante Fininvest ha rilasciato controgaranzie a favore delle Banche che si sono costituite fideiussori della società per ben 47,6 milioni di euro: altro impegno che non è cosa da poco.
La società non può prescindere da un proprietario “forte”
In conclusione emerge con molta evidenza che la gestione finanziaria del Monza è strettamente connessa al supporto di Fininvest, che ne garantisce in prima istanza i mezzi finanziari funzionali alla gestione, con versamenti ingenti di capitale e aperture di linee di credito e che supporta fortemente la società nel reperimento di risorse presso il sistema finanziario.
Non ci resta che augurarci che quella che sarà la nuova proprietà possa parimente permettere la prosecuzione del processo virtuoso (ed oneroso…) in atto e garantire nel futuro risultati più sostenibili sotto il profilo finanziario e… sportivo.
Il modello iper-mecenatistico sin qui adottato appare un po' anacronistico e rimanda ad un’epoca chiusa con gli Anni Novanta che oggi ben pochi soggetti si sognerebbero di adottare, a meno che si parli dei soliti “spendaccioni del calcio”. Ma a noi andrebbe bene anche questo… O no?