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foto Unica Calcio
foto Unica Calcio

Il leader della Curva Sud Davide Pieri Fausto Marchetti ha rilasciato un'intervista a “Il Giorno”, firmata Dario Crippa, in cui si è soffermato, tra le argomentazioni trattate, sull'ambito societario del Monza, dopo la morte del patron Silvio Berlusconi.

Ecco i passaggi relativi alla sue dichiarazioni:

"Noi ci chiedevamo solo quanto tempo ci sarebbe voluto per scalare la vetta con l'arrivo di Silvio Berlusconi. Il rischio poteva essere solo volere tutto e subito, all’inizio si è trattato solo di avere pazienza, nessuno aveva la bacchetta magica. Sapevamo che il vero bene da tutelare era la società, contestare alle prime difficoltà sarebbe stato imperdonabile: la nostra scelta, molto criticata, ma si è rivelata lungimirante. Galliani a Monza disse che il suo era un ritorno a Itaca, sapevamo che ce l'avremmo fatta, l'unica incognita era come e quando: ci voleva più testa che pancia. Ci fu parecchia pressione, ci si chiedeva di contestare, specie dopo i risultati negativi: abbiamo deciso di fidarci. Ne siamo stati ripagati".

“La proprietà, la più vincente nella storia del calcio, ha portato quella che era una Cenerentola in Serie A per la prima volta nella sua storia e regalandole una prima stagione molto bella. Mi auguro che il Gruppo Fininvest voglia continuare a puntare su un asset importante come lo calcio, e che oggi ha assunto un valore che sarebbe un peccato disperdere. Se ci fossero logiche di ridimensionamento, l'approccio sarà differente ma credo che Fininvest abbia tutta la volontà di valorizzare quanto costruito. E, nel caso, di cedere in buone mani. Addio? Mi hanno fatto piacere le parole spese di Pier Silvio, mi piace pensare che una delle ultime gioie più grandi provate dal padre sia stata proprio la nostra promozione in A, intitolare il centro sportivo a nonno Luigi e ora il vecchio trofeo Berlusconi a papà Silvio fa ben sperare. Il magnate Marinakis, la Red Bull, fondi americani o arabi? Nomi importanti, la garanzia è Galliani”.

"Potremmo diventare un vivaio nazionale in prospettiva. Siamo stati al fianco di questa squadra in tutte le categorie, abbiamo contribuito a costruire un senso di comunità, siamo una tifoseria matura, che non è legata al mero risultato sportivo e questo consente di ragionare in maniera differente: possiamo essere un modello virtuoso, una boutique di giocatori italiani, un made in Italy brianzolo. Sul mercato Galliani si sta muovendo molto bene, ha puntellato da super-esperto la difesa, abbiamo il vantaggio di non partire con una squadra da zero come un anno fa, la base è solida. Il nostro obiettivo deve essere il consolidamento con un occhio al bilancio. Ora si può diventare virtuosi".

"La nostra storia è differente, parte dai Sab, i Sempre al Bar, vent’anni fa. Il vostro coro era ‘sogno la Champions League, se non arriverà, ce ne torniamo al bar’. Monza è un grosso paese, abbiamo bisogno di un approccio ancora “pane e salame”, abbiamo bisogno di storie in cui riconoscerci. La società si è mossa molto bene, Galliani e i giocatori sono entrati nelle scuole, hanno regalato gli astucci ai bambini, hanno aperto le porte degli allenamenti ai tifosi, la società ha seminato bene: mosse geniali, come quella di prendere come capitano Matteo Pessina, un ragazzo di Monza cresciuto in biancorosso. Allargare la tifoseria è un fatto positivo. La mia polemica va solo nei confronti di chi, dopo aver tifato altre squadre per tutta la vita, vorrebbe portare antipatie ereditate da lì anche a Monza. Questo non deve essere il nostro modo di tifare, mi piace l’idea di un tifo british. Con quello che abbiamo passato, ragionando così non saremmo rimasti tifosi del Monza".