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I giudici hanno chiarito che l’interesse a diventare genitore rientra nella libertà di autodeterminazione della persona e non può essere negato a priori solo perché si è single. “In astratto”, hanno sottolineato, anche le persone non sposate sono idonee a garantire a un minore in stato di abbandono “un ambiente stabile e armonioso”. Spetterà comunque al giudice valutare caso per caso l’idoneità affettiva, educativa e concreta dell’aspirante genitore, tenendo sempre al centro gli interessi del bambino.

La sentenza evidenzia anche un dato di contesto: la diminuzione delle richieste di adozione rischia di lasciare molti minori senza una famiglia. Aprire ai single, quindi, potrebbe favorire il diritto dei bambini a essere accolti in un nucleo stabile, senza che questo diritto venga penalizzato da un divieto assoluto basato sullo stato civile.

Un passo verso l’inclusività

adozione

La Corte non riconosce una “pretesa di adottare” automatica, ma sancisce che la volontà di un single di diventare genitore debba essere presa in considerazione, bilanciandola con le esigenze del minore, che restano prioritarie. Si tratta di un’apertura significativa, che allinea l’Italia a una visione più moderna della genitorialità e che potrebbe avere ripercussioni anche sul dibattito pubblico e politico.

Per ora, la sentenza segna un punto fermo: il divieto ai single di adottare dall’estero è incostituzionale. Un passo che, a Monza come nel resto del Paese, apre nuove speranze per chi sogna di costruire una famiglia, indipendentemente dal proprio stato civile.