Carattere, testa e cuore: per il Monza un pareggio col Como che vale più di un punto (1-1)
Al Sinigaglia il primo derby in Serie A fra Como e Monza finisce in partita. I brianzoli, accorti e tatticamente centrati, rimontano lo svantaggio e sfiorano il gol del sorpasso nel finale. L’analisi.
Nel calcio "la qualità principale che va sfruttata è la propria forza, non la debolezza altrui.”
Nelle parole di Alfredo Magni - uno dei personaggi più amati della storia del Monza, prima giocatore e poi allenatore biancorosso, con un passato tra le file dei lariani - scorre quell'afflato ottocentesco che in filosofia è ascrivibile al positivismo, ossia a quel movimento che riconosce la fiducia e una concezione romantica delle cose. Nel Discorso sullo spirito positivo, Auguste Comte pone l'accento sull'uso del termine “positivo” come contrario di “negativo”, di uno sguardo moderno che per natura non è destinato a distruggere ma ad organizzare.
Questione di visione, che esclude impenetrabili misteri e concetti ostili quali, ad esempio, la sfortuna come opposto di fortuna.
Rientrando nel perimetro del calcio, è Pep Guardiola a sottolineare questo aspetto: “Johan Cruijff mi diceva che la fortuna non esiste, e sono abbastanza d'accordo”. Un modo di pensare che non ammette alibi e che in Italia è lontano anni luce dall'essere compreso, sia per carenza di cultura sportiva sia per eccesso di semplificazione. Un cortocircuito irreversibile in cui se i risultati non arrivano l'importante è trovare un colpevole, che talvolta è il primo ad essere elogiato in caso di vittoria. Discepoli dell'effetto bandwagon (salire sul carro del vincitore) o della legge di Murphy esistono da sempre, anche in Brianza, persuasi dal fatto che se "qualsiasi cosa che può andare storta, lo farà”, esattamente come ribadiva Arthur Bloch.
Mentalità diametralmente opposta a quella, appunto, di Magni e, all'epoca, del suo Monza, che agiva in modo attivo e non passivo, contando la forza della propria squadra senza guardare ad altro o in casa d'altri. Una linea che, in un momento non particolarmente felice di classifica, sposa il credo di Alessandro Nesta, al timone di una squadra che necessita di risultati pieni da tre punti.
Nel primo derby in Serie A tra Como e Monza, i brianzoli mettono insieme una prestazione solida, decisa e di personalità, reagendo alle difficoltà con carattere e sfiorando persino il colpaccio nel finale. Un pareggio che vale più di un pareggio, in una partita molto attesa dalle due tifoserie e in cui era importante non uscire dal campo battuti. Perché, come ricordato dallo stesso Nesta alla vigilia del match, “i derby entrano nella storia e non vanno persi”.
Il Monza resta in piedi e lo fa con orgoglio, con un secondo tempo mirato e intenso, testa e cuore a far girare le gambe e atteggiamento rabbioso, quello di chi vuole cambiare il corso degli eventi con le proprie energie e qualità.
Un match serrato e accesso, travolto dall'intensità nel secondo tempo e tiratissimo fino all'ultimo pallone, coi biancorossi a prevalere a tratti sui lariani e a confezionare una proposta più convincente sul piano tecnico-tattico. La squadra di Nesta resta compatta e infoltisce i reparti, disarmando le fonti di gioco avversarie e relegando il gioco a duelli uomo su uomo, contese frequenti, seconde palle, ripartenze.
Rimpianti da una parte e dall'altra per la vittoria sfumata, con due occasioni clamorose, il palo di Djuric e il colpo di testa fuori di un soffio di Belotti, ma anche la consapevolezza di aver ottenuto un punto che, seppur non alteri le posizioni in classifica, restituisce morale e convinzioni.
Avvio lariano, compattezza biancorossa
"La strategia senza la tattica è la più lenta strada per raggiungere la vittoria. La tattica senza strategia è il rumore che precede la sconfitta”.
Dall'arte della guerra di Sun Tzu emerge la base teorica del calcio di Arrigo Sacchi, con la strategia che diventa valorizzazione delle proprie capacità e la tattica l'attesa dell'errore avversario.
Como e Monza incrociano le due dimensioni: strategia dei lariani nel primo tempo e tattica nel secondo, tattica nel primo e strategia nel secondo per i brianzoli.
Fabregas si affida al suo ideale 1-4-2-3-1, con Nico Paz ad agire sulla trequarti dietro a Cutrone, Engelhardt e Da Cunha in mediana e Reina tra i pali. Nesta risponde con il consueto 1-3-4-2-1, con Caprari schierato a sorpresa al posto di Maldini e Caldirola chiamato a rilevare lo squalificato Izzo in difesa.
Ad accendere i motori è il Como, col Monza che approccia la gara con cautela nel tentativo di prendere le misure agli avversari. Il match si sviluppa sulle mosse e le contromosse: da un lato il tecnico spagnolo predica circolazione ragionata, ampiezza e ricerca dello spazio di fase, stringendo il campo in una zona per poi aprirlo dall'altra, appesantire un forte per svotare l'altro. E così accade: i lariani fanno densità sulla corsia destra per liberare la sinistra e attaccare sull'asse verticale Moreno-Fadera, possesso palla isotermico, pressing e riaggressione istantanea. Nesta che intuisce rapidamente l'antifona e ricalibra l'assetto in fase di non possesso, con Mota a scalare largo sulla destra e Pedro Pereira ad abbassarsi come terzino, 1-4-4-2 a garantire più equilibrio e stabilità.
I biancoblu cercano le imbucate tra le linee di Paz ma i reparti del Monza fanno filtro e chiudono gli spazi, limitando l'indice di pericolosità dei trequartisti avversari e rubando pallone per avviare le transizioni.
L'occasione più clamorosa dei primi 45' la costruisce la squadra di Nesta, volgendo una palla inattiva in attiva, senza chiamare schemi sul cross diretto in area ma muovendo la sfera con tre passaggi per far uscire di qualche metro i comaschi e attaccare alle spalle la difesa. É Bianco a disegnare una parabola a rientrare sul secondo palo per il taglio in chiusura di Caldirola che, svincolato da ogni marcatura, colpisce di testa a botta sicura ma indirizza il pallone tra le braccia di Reina. Una chance gigantesca sprecata dal difensore brianzolo, che paga un eccesso di sicurezza e sceglie la soluzione più istintiva, dritto per dritto e traiettoria facilmente leggibile dall'ex portiere del Napoli.
Dal gol fallito da Caldirola al gol realizzato da Engelhardt: al 36' la partita si sblocca da situazione di calcio d'angolo, col centrocampista tedesco a beneficiare di una deviazione di Kyriakopoulos sul colpo di testa di Goldaniga e a stampare un'incornata vincente. La disposizione a zona sui piazzati diventa il tallone d'Achille del Monza: in Serie A è la squadra che incassa più reti, 7, da palle inattive.
Reazione Monza, Como in ripiego
La scossa arriva negli spogliatoi e nella ripresa è un altro derby: il Monza volta pagina e registro, vivacizza il ritmo ed è più ricettivo sui mezzi palloni, il baricentro è più alto, le vibrazioni e l'animo incendiario prendono il sopravvento.
Nesta inserisce Maldini per Mota e i biancorossi cambiano passo, prendendo in mano la partita e agguantando il pareggio al 54' grazie a un rigore assegnato da Sacchi dopo l'OFR per un tocco di mano di Nico Paz. Intervento scomposto dell'argentino, dal dischetto si presenta Caprari che, con chirurgica freddezza, spiazza Reina e riporta il risultato in parità. Il 10 biancorosso interrompe il suo lunghissimo digiuno e torna al gol, scaricando la sua rabbia in un'esultanza catartica sotto lo spicchio dei tifosi brianzoli. Il Monza fa clic e l'inerzia del match gira a suo favore, con Maldini che fa tesoro della panchina iniziale e scioglie la tensione accumulata nelle recenti uscite, salendo in cattedra e vincendo per distacco il duello a distanza con Nico Paz.
Le sue iniziative seminano pericoli nella difesa avversaria e generano potenziali occasioni per i biancorossi, come quella al 77' che racchiude uno dei principi del calcio attuale: la costruzione dal basso orientata all'attacco diretto della profondità. Il Monza attira il pressing del Como per manipolarne la struttura e, dopo un fraseggio articolato e prolungato, si appoggia a Turati che decide di andare in profondità, innescando la torre Djuric e il gioco combinato. A sfruttare la spizzata dell'ariete bosniaco è Bondo, che spinge l'avanzata centralmente e, in situazione di 4 contro 4, apre a destra per Maldini. Il 14 biancorosso è rapido a buttare un'occhiata al centro dell'area e scagliare un tiro cross teso, smanacciato in tuffo da Reina.
La chance sfuma e il Como si riaffaccia nella metà campo avversaria, con folate a intermittenza e transizioni offensive, sfruttando gli errori in disimpegno del Monza e i calci piazzati (corner e punizioni) per addensare l'area di rigore avversaria.
Nel secondo tempo succede di tutto, con un metro arbitrale poco imparziale nella gestione dei falli e nell'assegnazione dei cartellini, con Fadera e Strefezza graziati più volte da Sacchi. E poi il non plus ultra dell'antisportività, un episodio che andrebbe condannato e punito severamente: all'87' la cavalcata di Kyriakopoulos viene stoppata dal lancio di un pallone in campo dalla tribuna, un gesto inaccettabile che sottende una profonda mancanza di rispetto e lealtà.
Nel finale Djuric e Belotti hanno il pallone del possibile sorpasso ma non mettono la griffe sul match e dopo 5' minuti di recupero Sacchi manda le squadre negli spogliatoi: Como-Monza termina 1-1.
Un punto dal sapore diverso
Nel luogo citato da Manzoni nei I promessi sposi, “quel ramo del lago” che in realtà porta solo il nome di Como ma si riferisce alla sponda di Lecco (dove Sua Signoria ambienta il romanzo, spingendosi anche a Milano e Monza), i brianzoli non vanno oltre l'1-1 e restano inchiodati al 19° posto in graduatoria.
Due punti in due esterne consecutive, in rimonta e con lo stesso risultato, testimoniano che il Monza è vivo e non molla, subisce poco ma fatica a capitalizzare. In fase realizzativa i biancorossi hanno segnato due gol nelle ultime 5 gare solo su palle inattive (da corner contro il Torino, su rigore a Como), con la rete su azione più recente che risale al 2-2 di Djruic contro il Venezia.
Il gioco c'è, idee e principi anche, la mano dell'allenatore pure.
E quindi, cosa serve ora? La volontà di resistere e non arrendersi, continuare a lavorare sodo e migliorare in ogni aspetto, nella proposta collettiva e nelle scelte, nel riconoscere le situazioni e nelle letture, nella cattiveria sotto porta e nei dettagli.
Statistiche alla mano, il Monza ha la miglior difesa del lato destro della classifica, con 17 gol subiti al pari della Lazio, e il terzo peggior attacco del torneo con 12 centri complessivi. Inoltre i numeri dicono che i brianzoli rispettano la media inglese in trasferta, 7 punti su 7 partite, ma hanno un bilancio estremamente deficitario in casa, con 3 punti in 7 gare.
Mancano le vittorie interne, una prerogativa per una squadra che lotta per salvarsi e deve costruire una fetta consistente del proprio tesoretto tra le mura amiche. Nel calcio tutto è in bilico, dai risultati dipendono gli umori, le prospettive, le sensazioni, gli stimoli e quella leggerezza che consente di affrontare le sfide con un piglio diverso, più libero e disinvolto.
Applicazione, disciplina e dedizione, senza dimenticare anima e cuore, due elementi che secondo Jurgen Klopp sono imprescindibili e più importanti della tecnica: sul cammino del Monza c'è l'ottavo di finale di Coppa Italia con il Bologna, in programma martedì 3 dicembre alle 18.30 allo stadio Dall'Ara. Un match suggestivo da giocare a viso aperto scrollandosi di dosso la pressione e provando a conquistare una qualificazione che può dare un'iniezione di stima in vista del posticipo di lunedì 9 dicembre all'U-Power Stadium contro l'Udinese.
A cura di Andrea Rurali