"Ecco perché mi chiamavano vipera": Ilaria Salis racconta a Monza i 15 mesi in carcere
L'ex detenuta in Ungheria ha raccontato la sua esperienza durante un evento al Capitol, parlando della prigionia, della sua elezione al Parlamento europeo e delle incognite sul futuro giudiziario

L'evento si è svolto in sicurezza, con la presenza delle forze dell'ordine dentro e fuori dal cinema. Salis non ha rilasciato interviste ai giornalisti, ma ha raccontato i suoi 15 mesi nel carcere di Budapest insieme al padre Roberto. "Scrivere questo libro è stata una cura", ha spiegato, aggiungendo che i poliziotti ungheresi la chiamavano "vipera", un termine che inizialmente pensava fosse un insulto, ma che in realtà indicava un bastone telescopico, l'oggetto che un agente in borghese aveva messo nel suo zaino al momento dell'arresto.
Le accuse e l'isolamento
Salis ha ricordato lo shock dell'arresto l'11 febbraio 2023. "All'inizio non avevo capito cosa stesse succedendo", ha dichiarato. Le accuse a suo carico sono state modificate nel tempo, includendo episodi in cui lei non era neanche presente in Ungheria. "Per sette mesi non ho potuto parlare con la mia famiglia", ha sottolineato, riferendo che la Procura le aveva negato i contatti temendo un possibile inquinamento delle prove.
Il sostegno del padre
Durante la serata, anche il padre Roberto Salis ha raccontato la sua battaglia per la liberazione della figlia. "Non sono un uomo di sinistra", ha scherzato, ricordando la campagna elettorale condotta per Ilaria. Ha poi rivelato che, per mesi, il suo unico contatto con la figlia era tramite l'avvocato. "Basta sentire la voce di un figlio per capire come sta davvero", ha detto, spiegando che la paura di ritorsioni in carcere aveva spinto Ilaria a non voler rendere pubblica subito la sua situazione.
L'elezione e l'impegno in Europa
L'elezione al Parlamento europeo con 170mila voti ha cambiato il destino di Salis, permettendole di uscire dal carcere e vivere in una casa offerta da una famiglia ungherese. "Ho trovato persone solidali, che non hanno avuto paura di esprimersi nonostante il regime", ha raccontato. Oggi si occupa di temi come diritto alla casa, immigrazione e sistema carcerario.
Il rischio di una riapertura del processo
Nonostante la sua elezione, la battaglia legale di Salis non è finita. "Il processo in Ungheria è stato sospeso, non archiviato", ha chiarito. La richiesta di revoca della sua immunità parlamentare verrà discussa a porte chiuse e una decisione potrebbe arrivare prima dell'estate. Se accolta, Salis rischia di affrontare nuovamente un processo in Ungheria, con la possibilità di arresto e di estradizione.
Alla serata erano presenti anche Arianna Bettin, assessore alla Cultura di Monza in veste di militante dell'Alleanza Verdi e Sinistra, e alcune ex compagne di liceo e università, che si erano mobilitate per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda.

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