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Dany Mota in Monza-Roma 1-1 Foto: E-Mage Studio
Dany Mota in Monza-Roma - Foto: E-Mage Studio

“Nel calcio devi essere rapidissimo, alleni i riflessi. Suda la palla, non i calciatori”.

La massima del Barone Nils Liedholm, ex di Monza e Roma, aiuta a inquadrare la gara dell'U-Power Stadium, un duello scandito sul profilo dei riflessi, le sovraesposizioni tattiche e il gioco tra le linee. Con la palla che, inevitabilmente, corre sul campo e rispetta le proposte delle due squadre, a tratti articolate ma spesso sintetiche. Sintesi che si traduce con la necessità di abbattere tempi e spazi per andare in gol. 

I giallorossi conducono la gara, costruiscono gioco e sprecano svariate occasioni; i biancorossi restano sul pezzo, tengono botta e con chirurgica freddezza pareggiano i conti. 
Dovbyk spacca il risultato, Mota lo ripristina, con il Monza che al momento si conferma una squadra più portata a guastare la festa alle grandi che a cambiare marcia con le concorrenti di medio o pari livello. 
Seppur con una classifica deficitaria, la formazione di Nesta rende al meglio quando adotta la tattica anziché la strategia. Una sfumatura semantica che, secondo la dottrina di Arrigo Sacchi, assume un peso specifico particolare. Contro le big il Monza arma una tattica conservativa, concedendo il possesso palla e il dominio agli avversari e sfruttando le transizioni offensive. Al contrario contro le rivali dirette, i biancorossi faticano a imporre la propria strategia finendo per rientrare nei binari della tattica, e quindi della contesa, con una costruzione che si arena sulla zona intermedia e sì frange sul muro dello sviluppo e della rifinitura. 
Nella sua comfort zone il Monza c'è e dimostra di essere una squadra equilibrata, con assetto bilanciato e compatto, cinica nel massimizzare le opportunità d'attacco mandando a segno i suoi effettivi. Non a caso i biancorossi sono uno dei team in Serie A col maggior tasso di conversione fra tiri effettuati e gol realizzati.

L'1-1 con la Roma è un risultato prestigioso per il Monza, non solo per il morale ma per la sconfitta evitata, evidenziando la capacità di reagire allo svantaggio senza subire passivamente gli eventi.

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Dominio giallorosso, contenimento biancorosso

“Il possesso di palla è fondamentale: se tieni il pallone per 90 minuti, sei sicuro che l’avversario non segnerà mai un gol”.

È sempre Liedholm a suggerire il modus operandi per abbracciare il successo: tenere il possesso, governare la manovra e scongiurare pericoli. Diktat e insieme Sacro Graal del totaalvoetbal, di Rinus Michels e dei Tulipani olandesi, su tutti Johan Cruijff e Johan Neeskens (scomparso il 6 ottobre 2024). 
Reduce dal tonfo svedese in Europa League contro l'Elfsborg, la Roma prova a percorrere questa strada cercando il riscatto in campionato nella trasferta brianzola. Juric opta per l'1-3-4-2-1, con Cristante e Koné a comporre la mediana e il duo Pellegrini-Soulè a sostegno di Dovbyk
Nesta, che respira profumo di derby dopo un passato da capitano della Lazio, affronta a specchio i giallorossi schierando lo stesso modulo e riproponendo la stessa formazione di Napoli, ad eccezione di Pizzignacco al posto di Turati (out per una contusione al dito).

Il match è ad appannaggio dei capitolini, padroni del gioco e dell'iniziativa, molto presenti nella metà campo avversaria con un palleggio avvolgente e prolungato. I biancorossi accettano le condizioni del copione e si piazzano dietro la linea del pallone, adottando un regime di pressing piuttosto scarico, con il solo Pessina a uscire su Angelino.

Gli squilli della Roma non tardano ad arrivare, ma Pizzignacco è bravo a respingere gli assalti con parate eccellenti, prima su Pellegrini, poi su Konè

L'unica occasione del Monza si registra al 17', subito dopo il palo di Konè e il gol annullato per fuorigioco a Dovbyk, con il solito Daniel Maldini a testare i riflessi di Svilar con un sinistro di potenza dopo un'ottima combinazione in area con Pessina.

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Il portiere del Monza Semuel Pizzignacco

Roma all'attacco, Monza combattivo

Nella ripresa il Monza entra in campo con un altro piglio, consapevole che dell'importanza del match e della volontà di raccogliere un risultato positivo.
Nesta mantiene lo stesso assetto, ma negli spogliatoi tocca le corde giuste nei suoi giocatori: squadra compatta, atteggiamento proattivo e un indirizzo tattico mirato, con l'avanzamento del baricentro e una gestione più lucida del pallone, grinta e spirito combattivo a sostenere le qualità dei singoli e del collettivo.

Perché, come sottolineava l'ex Tulipano Nero Ruud Gullit: “nel calcio il carattere e il talento contano entrambi allo stesso modo. Devono compensarsi a vicenda”. 
Una relazione imprescindibile che collega due colonne attitudinali del football e abbraccia un elemento fondamentale, quello che Gianluca Vialli indicava come main core di ogni squadra: il coraggio.

Il Monza aumenta la pressione individuale e il pressing di reparto, togliendo metri e pensiero ai giallorossi: Bondo è il faro in mediana, tuttocampista di rottura e fisico pronto a sporcare le trame di gioco e ostacolare Konè, Pessina e Maldini lavorano tra le linee e cercano il dialogo nello stretto per far ripartire le azioni.

Al 61' il match si stappa con una delle giocate-tipo del manuale calcistico: pallone in verticale per l'attaccante, uno contro uno a campo aperto, bucando le linee avversarie. Con tutto il Monza sotto palla, Cristante alza la testa e legge il gioco con intelligenza, allacciando il pensiero all'azione. L'esecuzione è precisa, il tracciante del numero 4 giallorosso raggiunge Dovbyk che, francobollato da Izzo, si sbarazza della marcatura e corre dritto verso la porta. L'ex Girona mette il pratica il pezzo forte del suo repertorio, punta i difensori brianzoli, li mette a sedere e col mancino a incrociare trafigge Pizzignacco.

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Pensiero verticale, azione verticale: il tracciante di Cristante a tagliare due linee del Monza e a mandare in porta Dovbyk - Foto: DAZN

Reazione immediata, Motador e pugno al cielo

Al vantaggio della Roma, Nesta replica con l'inserimento di Dany Mota al posto di Bianco, con il conseguente arretramento di Pessina in mediana accanto a Bondo. Una mossa che si rivela azzeccata e dopo 9 minuti produce i suoi frutti, con un'azione concettualmente simile a quella dello 0-1 di Dovbyk. Kyriakopoulos, defilato a sinistra, conquista una punizione a 10 metri dalla riga di centrocampo, con Carboni che si sovrappone in avanti e Maldini più basso a legare la manovra e più coinvolto nella prima costruzione. Il 14 biancorosso trasmette la sfera a Pablo Marì, aprendo di fatto una triangolazione, che si completa perfettamente con il passaggio del difensore spagnolo per il compagno. Un dialogo a media distanza che si diventa un'imbucata a tagliare il centrocampo giallorosso e a lasciare Maldini nelle condizioni ideali di condurre palla, puntare l'uomo e coniugare sviluppo e rifinitura. Mancini non affonda l'uscita e così il classe 2001 ha il tempo di visualizzare i piazzamenti in area e apre a sinistra per Carboni, che mette un tiro cross di prima intenzione al centro dell'area. L'intervento di Svilar non è impeccabile e sulla respinta si fionda come un falco Dany Mota, che deposita in rete e sigla l'1-1. Secondo gol stagionale per il portoghese, specialista delle grandi occasioni e killer delle big: il Monza resta aggrappato al match grazie al suo Motador, che srotola la lingua e stampa il pugno al cielo come Tomas Milian in "Vamos a Matar Companeros". Un gesto che profuma di film western e suona la carica ai compagni, rimarcando con vigore la verve del Monza.

Negli ultimi 20 minuti la Roma prova ripetutamente a riportarsi in vantaggio, ma la difesa biancorossa regge l'urto e rimane in piedi. 

Al triplice fischio Monza-Roma termina 1-1.

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Triangolazioni fra le linee: il passaggio di Marì per Maldini nell'azione del pareggio di Mota - Foto: DAZN

Pareggio positivo, punto guadagnato

Se non puoi vincere, assicurati di non perdere". Dalla massima sempre attuale di Johan Cruijff emerge il senso più profondo della competizione: lottare e resistere, fino alla fine, per evitare la sconfitta. Un concetto che anima il gruppo-squadra biancorosso, la forza di risollevarsi nelle difficoltà e dare battaglia, con fuoco e sostanza.

Dopo l'Inter il Monza ferma un'altra big all'U-Power Stadium. Pareggio di reazione contro la Roma, un punto di platino che, per come si era incuneato il match, acquisisce maggior valore alimentando il morale e muovendo la classifica. La rete dell'1-1 di Mota è il manifesto della negazione alla resa, gettare il cuore oltre l'ostacolo non solo con le energie nervose ma anche con la lucidità di saper trovare la giocata giusta nel momento giusto.

4 punti in 7 partite, un tabellino di marcia identico a quello del primo anno in Serie A. Contesti diversi, squadre diverse, allenatori diversi. Al debutto assoluto nel massimo campionato dopo 110 di storia, i biancorossi incassarono 5 sconfitte in 5 gare contro Torino, Napoli, Roma, Udinese e Atalanta, per poi conquistare il primo punto a Lecce nell'ultima danza di Stroppa in panchina. Con Palladino, subentrato in corsa al tecnico di Mulazzano, il Monza trovò la prima vittoria in A contro la Juventus grazie al gol di Gytkjaer e riuscì a salire a 4 punti in graduatoria. 
A distanza di due stagioni, seppur con risultati e percezioni totalmente differenti, Nesta vive la stessa classifica, a fronte di pareggi prestigiosi con Fiorentina, Inter e Roma, lo 0-0 di Empoli e due sconfitte amare in casa contro Genoa e Bologna. 

Al netto del ko incassato dal Napoli, nelle altre sfide i brianzoli hanno sempre tenuto il campo, giocandosela con tutti gli avversari, senza però agguantare quella vittoria che, ormai, manca da ben 16 incontri (quasi un girone intero).

La sosta per gli impegni delle Nazionali, con un Maldini alla prima chiamata in azzurro ("è il giocatore che ci mancava", ha dichiarato Spalletti), darà a Nesta la possibilità di recuperare alcuni infortunati e avere più soluzioni a disposizione, sfruttando le caratteristiche dei giocatori a seconda delle situazioni, delle gare e degli avversari. Il solco è tracciato: fare di necessità virtù e lavorare con tranquillità, amalgamando il sale della pressione con il pepe agonistico e incrementare le consapevolezze del gruppo. L'obiettivo è quello di migliorare il gioco, la solidità e la tenuta mentale per affrontare al massimo le prossime due sfide, un crocevia per il prosieguo della stagione biancorossa. Verona in trasferta e Venezia in casa: due scontri diretti per la salvezza e insieme due partite da non sbagliare con rivali alla portata.

Tutto fa parte del percorso, l'importante è affrontarlo con rigore. Perché, come insegna una leggenda olimpica del calibro di Michael Phelps: “ci saranno ostacoli, dubbi ed errori. Ma con il duro lavoro, non ci sono limiti”.

A cura di Andrea Rurali