Bologna-Monza e il calcio dei giusti: un pareggio (0-0) che certifica il valore dei biancorossi
Contro i felsinei al Dall'Ara i biancorossi disputano una prova di carattere e guadagnano un punto prezioso. Partita equilibrata, figlia del calcio moderno di Motta e Palladino. L'analisi tattica.
“Il calcio, che è mattissimo sport e rispetta l’agonismo quando così vogliono gli astri ed Eupalla, rispetta la tecnica, ma soprattutto la tattica, senza la quale non è pensabile che si possa giocare un incontro degno”.
È sempre l'ineguagliabile Gianni Brera, letterato e cantore dello sport, a stimolare il ragionamento e accendere l'analisi.
Non c'è calcio senza tecnica, ma soprattutto senza tattica.
Una componente fondamentale che definisce non solo l'approccio al gioco, ma anche le modalità di espressione, lo stile e le sue peculiarità.
Nel suo libro “Il realista visionario” Arrigo Sacchi sposta il dibattito su un altro piano, sottolineando la differenza fra tattica e strategia e prediligendo la seconda alla prima: “il tattico è quello che aspetta l’errore dell’altro per fregarlo, lo stratega è quello che mette in luce le proprie abilità attraverso l'organizzazione”.
Questione di sfumature. Sfumature sottili che, in realtà, riflettono le due facce di una stessa medaglia, come evidenziava Sun Tzu ne L'arte della guerra. Perché “la strategia senza la tattica è la più lenta strada per raggiungere la vittoria; la tattica senza strategia è il rumore che precede la sconfitta”.
In sintesi: tattica e strategia sono entrambe necessarie per raggiungere i propri obiettivi. La tattica serve a disinnescare, la strategia a innescare; la prima sensibilizza la difesa, la seconda l'attacco.
Il coraggio come principio di gioco
Nella logica della strategia, che è ideazione e pianificazione, si innesta un aspetto cruciale nel calcio attuale: il coraggio. A enfatizzarne l'importanza è il tecnico del Brighton Roberto De Zerbi, che non solo annovera l'audacia come attitudine etica ma la eleva a principio di gioco.
Un principio che edifica le proposte di Thiago Motta e Palladino, due dei migliori allenatori in Italia che abbracciano il calcio con rinnovamento, studiandone nuovi metodi e prospettive. Il match del Dall'Ara rispecchia questo trend, con Bologna e Monza che si affrontano a viso aperto, assemblano una prova giusta e, al 90', si dividono la posta in palio.
I felsinei prendono in mano il gioco, occupano il campo con ampiezza, aumentano il ritmo e costruiscono diverse occasioni, ma Di Gregorio è una saracinesca e neutralizza gli assalti. I brianzoli accettano il possesso palla degli avversari e si compattano, razionalizzano le energie e si applicano scupolosamente nelle due fasi, lavorando sulla riconquista e le ripartenze rapide.
62% di possesso palla, 7 tiri in porta e 10 corner: le statistiche dicono che il Bologna poteva vincerla, ma persino perderla, con Colpani impreciso a pochi passi da Skorupski.
Sull'adagio di Brera (la partita perfetta è quella che termina 0-0), il match finisce reti bianche e consegna 1 punto a testa alle due formazioni.
Possesso Bologna, ripartenze Monza
Il Bologna si schiera con il 4-1-4-1, il Monza risponde con il 4-2-3-1. Di fatto, i due team si sfidano a specchio, impostando il match sulle marcature a uomo.
Nei primi 10 minuti la squadra di Motta si avventura in un possesso prolungato muovendo palla da una parta all'altra del campo per trovare l'imbucata. I brianzoli non si scompongono e non concedono varchi, serrando i reparti e addensando la linea intermedia.
Il copione del match è ben delineato: il Bologna vuole sbloccare rapidamente il risultato modificando l'inerzia e le dinamiche e obbligando gli avversari ad alzare il baricentro per pareggiare; il Monza è concentrato a non subire gol e a svolgere puntualmente fasi e transizioni, difensive e offensive, switchando rapidamente ai cambi di possesso. Palladino riesce a incartare tatticamente Motta, coi biancorossi che sporcando le trame di gioco con minuzia e aggressività e vanno in verticale con pochi tocchi.
Tra il 20' e il 24' Orsolini costruisce due palle gol, la prima su calcio piazzato e la seconda su iniziativa personale, saltando lateralmente Andrea Carboni e scaricando il mancino all'interno dell'area. In entrambi i casi Di Gregorio si oppone, inventandosi una parata superlativa sul tiro a giro sul secondo palo del 7 rossoblù.
Al 26' il Monza si rende pericoloso con un'azione orchestrata tutta da prima, in uscita dal basso sulla pressione furiosa del Bologna. Dall'out di destra e in un fazzoletto di campo escono in aggressione 3 uomini rossoblù su Birindelli e Akpa Akpro: Freuler si alza sul 19 biancorosso, con Urbanski e Ferguson in zona palla e Aebischer francobollato su Bondo. All'esterno del fitto rettangolo felsineo si forma un rombo del Monza, con Pessina vertice alto e svincolato dalla marcatura. L'ivoriano è bravo a disegnare una diagonale di passaggio precisa per il capitano del Monza che, di prima e con Beukema in arrivo, chiede il triangolo a Colpani e lo chiude aprendo a sinistra per Zerbin. Svuotare il centro per colpire il lato debole: il 20 biancorosso cavalca verso la porta felsinea e premia la sovrapposizione alle sue spalle di Andrea Carboni, che infila Posch e mette al centro. Il Monza manda 5 uomini in area contro 5 del Bologna (6 se consideriamo il ripiego di Aebischer): Lucumi interviene in anticipo su Djuric ma indirizza la sfera verso Skorupski, pronto a respingere favorendo la spazzata di Urbanski.
Gioco di transizioni e attacchi
La gara ruota attorno al controllo del pallone, con le due squadre che diventano aggressive quando perdono palla e prudenti quando la recuperano, a seconda della zona di campo in cui avviene l'intercetto, alternando il fraseggio comodo (Guardiola teorizzava la regola dei 15 passaggi) a contrattacchi ficcanti.
Il Bologna costruisce 3+1, con Freuler a fare l'elastico e a ruotare nella ricezione con Ferguson o Aebischer, generando una densa rete relazionale fra giocatori che, simultaneamente, invertono posizioni e marcature preservando l'occupazione del campo.
Un calcio estremamente fluido, aposizionale e interconnesso (tra i più brillanti in Serie A), di pressing e gegenpressing, basato sulle capacità tattiche dei giocatori di non dare riferimenti e volgere improvvisamente una costruzione in un’occasione pericolosa.
Il Monza adotta un'impostazione analoga, un 3+2 con Di Gregorio vertice basso (l'uomo in più in costruzione), Izzo e Marì aperti ai suoi fianchi e frontalmente una o due pedine fra Akpa Akpro, Bondo e Pessina. I due esterni vengono sbloccati, con uno fra Birindelli e A. Carboni ad entrare nel campo e l'altro ad alzarsi accanto all'ala di riferimento (Colpani o Zerbin), mandando fuori posto i rispettivi marcatori (Urbanski e Orsolini). Al 28' i biancorossi provano ad attirare gli avversari sul cerchio di centrocampo allentando il ritmo per poi pungere in verticale. Una circolazione sostenuta che spedisce Pessina in appoggio sulla destra, Izzo centrale e Marì a sinistra. La palla transita di nuovo da Di Gregorio e si conclude con un lancio profondo del portiere. Sul rinvio Lucumi vince il duello aereo con Djuric e lavora la seconda palla per il compagno di reparto. Il Bologna ritrova il possesso e ricompone la manovra.
L'occasione di Colpani, l'offensiva del Bologna
Nella ripresa la sceneggiatura del match rimane inalterata.
Al 49' il Monza sciupa una clamorosa occasione per andare in vantaggio. Partendo da dietro nella propria metà campo, con A. Carboni coinvolto come appoggio a sinistra nella costruzione a 3 e Birindelli “libero” sul lato opposto, i brianzoli provano a dare continuità al palleggio. A bucare il centrocampo rossoblù è Akpa Akpro con una bellissima giocata a tagliare fuori due uomini e creare superiorità. L'8 biancorosso strappa palla al piede e scarica per Pessina, il quale serve a sinistra Zerbin. L'ex Napoli controlla in area, rientra sul destro e crossa sul secondo palo per Andrea Colpani che, tutto solo, si avvita in una mezza rovesciata volante e spara alto sopra la traversa.
Il Bologna non demorde e continua a spingere. Al 54' Orsolini traccia un filtrante geniale nello spazio per Ferguson, ma Di Gregorio è attento e devia in corner. Al 68' Andrea Carboni rimedia un problema alla gamba destra e al suo posto entra Pedro Pereira. È la prima sostituzione di Palladino, un cambio forzato che indirizza Birindelli a sinistra e il portoghese a destra.
Qualche frangente prima dell'inversione dei due esterni, Orsolini mette a terra il lancio di Posch, supera Pereira e conclude. Di Gregorio, di nuovo, dice no e smanaccia in angolo.
Negli ultimi 10' il tecnico del Monza si gioca il tutto per tutto con due slot di cambi che prefigurano una sorta di falso 4-2-4: fuori Zerbin, Akpa Akpro, Bondo e Colpani; dentro Maldini, Gagliardini, Colombo e Valentin Carboni.
I felsinei si affacciano di nuovo dalle parti di Di Gregorio ma senza rendersi insidiosi. Pablo Marì è una diga in difesa, scherma a ripetizione un cliente difficile come Zirkzee, marcandolo a ombra e intervenendo con tempismo e pulizia tecnica.
Al triplice fischio di La Penna Bologna-Monza termina 0-0.
Punto di valore, valori di squadra
Dopo due sconfitte consecutive, il Monza conquista un punto prezioso per il morale e il prosieguo del campionato. Un punto che soddisfa allenatore e squadra (ne parla Paolo Corbetta nel suo editoriale).
Con l'ottavo posto un po' più lontano (ma non così troppo), i biancorossi escono dal Renato Dall'Ara con la consapevolezza di aver costruito, con unità e spirito di condivisione, qualcosa di davvero speciale e lo stimolo di voler migliorare sempre, partita dopo partita, risultato dopo risultato.
Il pareggio contro il Bologna conferma il grande valore della squadra, di un gruppo compatto e audace che tiene alta la contesa e all'occorrenza sa soffrire, evitando di smarrire la bussola o perdere il focus. L’intento è quello di giocarsela fino all'ultimo, onorando le partite e il calcio.
A volte si riesce con più brillantezza, a volte con più pragmatismo, ma è il master plan a dettare la rotta, il pensiero ad animare la stanza, i concetti ad aggregare il gruppo.
La crescita del club brianzolo è direttamente proporzionale all’ascesa del suo allenatore. Professore e insieme psicologo, Palladino ha abbinato idee di gioco e affinità relazionali, calcio e psiche in un intreccio teorico perfetto. Il tecnico di Mugnano di Napoli è ingegnere e insieme architetto, l'uomo che progetta attenzionando la sostanza e la forma, funzionalità ed estetica, come sogna Matt Dillon (seppur per altri scopi) ne “La casa di Jack” di Lars von Trier.
Nella sua gestione Palladino ha edificato una mentalità solida e proattiva, generando un calcio di equilibrio e relazioni, efficiente e connettivo, di azioni e transizioni. Un tipo di calcio plasmato sulla squadra e in cui i giocatori si identificano, sanno esattamente cosa fare e come farlo, riconoscono il gioco e leggono le situazioni, curano le marcature attivamente e preventivamente, interpretano più ruoli con rotazioni mirate a garantire il presidio territoriale, recuperano palla e ripartono con qualità, difendono e attaccano in agilità.
Più tipologie di calcio in un unico calcio, avvicendato e sostenibile, di gamba e di testa, intenso ed efficace, di occupazione degli spazi e organizzazione.
L'allenatore biancorosso ha contribuito non solo alla crescita del collettivo, ma anche e soprattutto dei singoli, risaltandone le caratteristiche e il rendimento. Tra questi Samuele Birindelli, autore di una seconda parte di stagione di ottimo livello, e Warren Bondo, sempre più essenziale e incisivo nel cuore della mediana. A fare la differenza è la destrezza di Palladino di mettersi al servizio dei calciatori, trasmettendo loro i corretti stimoli e trasferendo naturalmente il proprio credo.
Un calcio “giusto” pensato da professionisti “giusti” come Raffaele Palladino e Thiago Motta - entrambi d'imprinting gasperiniano - che con preparazione, competenza e professionalità hanno dato un'impronta chiara alle rispettive squadre, spingendole oltre la soglia delle aspettative. E ancora: scavando in profondità, scegliendo la via del divertimento, del gioco come mezzo per arrivare al risultato, proponendo uno spettacolo sostenibile, al passo coi tempi e rivolto a un ampio pubblico.
Il calcio di oggi non contempla la paura, è coraggio, tecnico e psicologico, è abitudine ad affrontare le partite di petto, con temperamento.
Perché, citando Virgilio: “il destino favorisce chi osa”.
Esattamente come Palladino, Motta, De Rossi, De Zerbi, Dionisi e la new wave di giovani allenatori che sposano questa filosofia, guardando al futuro con ambizione.
43 punti in 32 partite e 6 giornate a disposizione per migliorare il piazzamento della scorsa stagione, monitorando con cautela le zone europee: il Monza c'è e prosegue il suo cammino con fiducia, step by step.
Prossimo avversario: l'Atalanta di Gian Piero Gasperini, ospite all'U-Power Stadium domenica 21 aprile alle 20.45.
A cura di Andrea Rurali