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Monza. Abbiamo incontrato il tifoso biancorosso Andrea Longoni, che è salito agli onori della cronaca per essere andato davanti a San Siro, nonostante Milan-Monza fosse a porte chiuse ed ha assistito lì nel deserto collegandosi al tablet all'incontro.

Andrea, partiamo dagli inizi: quando è nata la sua passione per il Calcio Monza?

“Ho sempre e solo giocato a calcio fin da piccolo, per cui ho una forte passione per questo sport. Ho iniziato ad interessarmi al Calcio Monza all’età di dodici anni, quando i miei genitori mi iscrissero ad un Summer Camp del Monza in Val di Fiemme. Ho dei bei ricordi di quella settimana, in particolare il clima di sana rivalità sportiva e simpatici sfottò nel torneo finale con i pari età del Como e della Pro Sesto. Dopo qualche mese ho assistito alla mia prima partita al Brianteo, settore Distinti, all’epoca ancora aperti, contro la Sampdoria nell’ultimo anno in Serie B. Nonostante la netta sconfitta, vedere lo stadio strabordante di tifosi ha acceso in me un senso di appartenenza incredibile.”

Perché nonostante San Siro fosse chiuso al pubblico è andato comunque?

“Tutto è nato perché, parlando con degli amici, davamo quasi per scontato che ci fossero altri tifosi a salutare e sostenere i Bagai, visto che quella contro il Milan era la prima partita giocata dopo il lockdown e la sospensione del campionato. Probabilmente la diretta televisiva non ha aiutato, però noi ci siamo attrezzati con un tablet e, comunque, vedere San Siro illuminato la sera e sentire le urla provenienti dall’interno, anche se in un piazzale deserto (a parte le forze dell’ordine e gli operatori della Croce Rossa), è stata un’esperienza.”

Come è cambiato in lei dal vecchio Monza sempre a rischio di non iscrizione al campionato a questo pieno di speranze e grandi investimenti? Quando ha saputo che Galliani e Berlusconi erano interessati e poi lo hanno veramente preso cosa ha pensato?

“Per me che ho sempre visto il Monza galleggiare prima tra la Serie C, poi Prima e Seconda Divisione di Lega Pro, con le delusioni ancora brucianti delle finali playoff perse contro Genoa e Pisa, il tutto inframezzato da due fallimenti societari e la ripartenza nei Dilettanti, tifare la squadra non può essere solo un atto di fede, ma quasi uno stato dell’anima per dirla alla Platone. Quando ormai due anni fa, il Monza è passato alla famiglia Berlusconi e a Galliani ho pensato che finalmente la ruota abbia iniziato a girare nel verso giusto anche per noi. All’inizio sembrava quasi un sogno impossibile, avevo paura di risvegliarmi di colpo. Oggi, invece, siamo diventati una squadra ambita dai giocatori stessi e con una società che ha rimesso Monza sulla cartina calcistica italiana. Avere, anche se da semplici osservatori, l’opportunità di vedere come operano una proprietà e una dirigenza con alle spalle trent’anni di successi non è banale e fa capire come nel calcio moderno, oltre sicuramente alla disponibilità economica, servano persone preparate e competenti con una chiara progettualità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di comunicazione e di infrastrutture con ingenti investimenti al centro sportivo e allo stadio. Un mio personale ringraziamento e pensiero va però anche all’ex Presidente Nicola Colombo perché senza di lui e la sua passione, ora ,forse, non staremmo qui a parlare e scrivere di questi traguardi.”

Da qualche anno è uno degli allenatori dell’Arcobaleno Onlus di Monza che è stata “adottata” dal Calcio Monza e partecipa al campionato FIGC di Quarta Categoria. Che emozioni e gratificazioni ha nel dare la possibilità a questi ragazzi di praticare questo bellissimo sport?

“L’Arcobaleno Onlus è un’associazione sportiva che opera sul territorio di Monza dal 1995, dando la possibilità a ragazzi affetti da disabilità cognitivo-relazionale di giocare a calcio. Appena mi è stato proposto di dare una mano ad allenare non ho avuto esitazioni e ho accettato di buon grado, anche se in realtà non sapevo a cosa andavo incontro, non avendo esperienze in questi contesti. Devo dire che, paradossalmente, quello che ne esce più arricchito sono io perché i ragazzi riescono a farti sentire subito in famiglia e a darti soddisfazioni uniche, che sia un semplice gol o uno sguardo di intesa. Certo, non è sempre facile e bisogna essere bravi a capire quanto spingersi con le richieste, in base alla capacità atletiche del singolo. Da circa tre anni, siamo entrati a far parte della famiglia biancorossa del Monza, disputando il campionato a 7 di Quarta Categoria sotto l’egida della Divisione Calcio Paralimpico Sperimentale della FIGC. A questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare Vincenzo Iacopino, nostro referente del Monza, che fa l’impossibile per darci una mano e soddisfare le nostre esigenze, facendoci anche delle sorprese, come passare agli allenamenti con dei giocatori della Prima Squadra, invitarci a Monzello e, non ultimo, far scendere in campo la squadra al Brianteo e far battere dei rigori sotto la Curva Davide Pieri.”

Cosa vuol dire alle nuove generazioni e ai tifosi che stanno riscoprendo il Monza perché lo seguano con passione conoscendo la storia della società e rispettando quei tifosi storici che non lo hanno mai abbandonato?

“Non mi sento di dare dei consigli particolari, anche se fa piacere che il Monza, un po’ per curiosità verso la nuova proprietà, un po’ per la promozione appena ottenuta, inizi ad essere seguito anche dai giovanissimi. La sfida più affascinante per me, infatti, resta la capacità da parte della società di riallacciare il legame con il territorio della Brianza facendo del Calcio Monza una sorta di Atalanta per Bergamo e provincia. Sicuramente la vicinanza con Milano non aiuta, ma con Berlusconi e Galliani tutto è possibile.”

Si aspetta un riconoscimento per questo atto di fede?

“Non mi aspetto niente, la fede del Monza è una sorta di amore incondizionato, ho seguito i Bagai anche nei periodi più bui. Se poi vogliono invitarmi a vedere la prima partita del campionato a porte chiuse, eviterò di portarmi a dietro il tablet “

Gabriele Passoni

foto: Andrea Longoni profilo Facebook