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"Nel calcio conta molto la testa, sia quando si gioca che quando si allena: dire "un giocatore è bravo, ma non ha testa" secondo me non ha senso, l'aspetto mentale è fondamentale. E tutto va vissuto con leggerezza: anche le batoste, gli esoneri, aiutano a crescere e sono una parte del percorso; per il resto bisogna farsi trovare al posto giusto al momento giusto".

Questione di testa e tempismo. Le parole di Massimiliano Allegri ruotano attorno a un concetto fondamentale nel calcio: la mentalità e il livello di tenuta/resistenza. Perché, sempre secondo l'ex tecnico della Juventus, “l'aspetto psicologico è l'ottanta per cento della prestazione dei giocatori”.

Rovesciando la frase di Allegri, in questa stagione il Monza si è fatto trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. In ogni ambito, dal vuoto societario all'assenza di pianificazione, dalle scelte tecniche al mercato azzerato, dalla mancanza di una visione e dall'idea, forse troppo ottimistica, di campare col vitalizio degli ultimi due anni di Serie A. In pochi mesi il club biancorosso ha rimesso a posti i conti ma ha sbriciolato un progetto ambizioso nato dall'agire concreto del Presidente Silvio Berlusconi. E alla fine ha dovuto fare i conti con la nuda realtà: ultimo posto in classifica e Serie B ad un passo. 
Una retrocessione che non è figlia della sfortuna, ma degli errori trasversali, in campo e fuori, e da una presa di coscienza disconnessa con i fatti.

Dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, il Monza riparte dal risultato più ricorrente del suo campionato: la sconfitta.

Ricomincio da tre (1981, regia di Massimo Troisi), come i gol incassati all’Unipol Domus, tutti impacchettati sottovuoto nel secondo tempo da un Cagliari cinico e più determinato a imporre i propri argomenti offensivi. E in campo, la squadra di Nicola rispetta correttamente la grammatica, inserisce i soggetti, accorda i verbi e aggiunge i complementi, evidenziando a matita rossa gli errori del Monza, i "soliti noti" di un'annata disgraziata e, ormai, senza più storia, motivazioni, energie; mentalmente appiattita da una situazione (già) compromessa e aggrappata soltanto al classico rituale del “finché la matematica non ci condanna”, pronunciato da Alessandro Nesta alla vigilia del match.

Nonostante un buon primo tempo, superiore sul piano tattico e fisico rispetto agli avversari, con tanto possesso palla ma poca verticalità, senza concretezza e con rare conclusioni, i biancorossi si sciolgono come neve al sole e ricevono una pettinata ruvida, al sangue, Viola porpora, col 10 dei sardi ad aprire le danze e Gaetano a gonfiare la rete prima del colpo del ko di Luvumbo.

Ennesima debacle di concetto e piazzamento, con una ripresa senza spirito, cattiveria, atteggiamento: altro gol di testa, su posa statuaria dei difensori brianzoli; barriera scriteriata di Turati e punizione letale, col portiere biancorosso sorpreso e a suo modo colpevole; tris calato a mo’ di ippica con Luvumbo lanciato in contropiede e chirurgico di sinistro nell’indirizzare il pallone all’angolino opposto.

cagliari monza 3-0
Il tecnico del Monza Alessandro Nesta

Biancorossi attivi, rossoblù in controllo

“La palla è rotonda, la partita dura 90 minuti e tutto il resto è solo teoria”.

Lo diceva Sepp Herberger, protagonista del “Miracolo di Berna” e allenatore della Germania Ovest che vinse il Mondiale in Svizzera nel 1954 battendo l'Ungheria di Sebes e Puskas.

Dalla teoria alla pratica c'è un abisso, così come dalle parole ai fatti. Perché tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e nel mare i biancorossi non hanno mai navigato, galleggiando a stenti e affondando progressivamente gara dopo gara.

A Cagliari Nesta opta per l'1-3-5-2, modulo più equilibrato con un uomo in più a centrocampo e maggior densità nel mezzo: Turati tra i pali, Pedro Pereira, Izzo e D'Ambrosio nel terzetto arretrato, Akpa-Akpro in mediana con Castrovilli alla sua destra e Bianco a sinistra, Birindelli e Kyriakopoulos esterni, Mota e Keita in avanti. 

Nicola si affida all'1-3-4-2-1, con un sistema ad incastrarsi quasi a specchio con la disposizione degli avversari: Caprile in porta, Palomino, Mina e Luperto in difesa, Adopo e Prati coppia intermedia al centro, Zortea e Augello sulle corsie laterali, Viola e Felici sotto punte alle spalle di Piccoli.

I biancorossi indovinano subito l'approccio e prendono gradualmente il controllo del gioco, con un palleggio efficace e una certa inclinazione a portare tanti effettivi nella metà campo dei rossoblù. La catena di sinistra è la più attiva, con D'Ambrosio a sganciarsi dalle retrovie e a chiudere le combinazioni negli half-spaces con Kyriakopoulos e Keita. La titolarità ritrovata di Akpa-Akpro, di rientro dall'infortunio, restituisce intensità e aggressività, con uno spartito di gioco diverso rispetto alle ultime uscite. 

Gli ospiti prendono le redini del match, i padroni di casa si compattano e provano a ripartire velocemente lanciando gli attaccanti in profondità. 

All'8' arriva il primo squillo dei sardi con Viola di testa, al 10' è Mota a rispondere per i brianzoli con un mancino alto sopra la traversa. La squadra di Nesta cresce col passare dei minuti e diventa padrone del gioco, prendendo le misure agli avversari e costruendo la miglior occasione del primo tempo al 35'.
Attaccare il lato forte per liberare il lato debole: attraverso il giro palla sull'out sinistro il Monza crea lo spazio e manda al tiro Bianco, smarcato dalla pressione e con metri utili per controllare e calciare direttamente in porta. Caprile è attento e neutralizza in due tempi.

Al 42' il Cagliari spreca una clamorosa chance, su gentile regalo di Akpa-Akpro, con Viola che trova al deviazione provvidenziale di Castrovilli in area di rigore.

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Attaccare il lato forte per liberare il lato debole: attraverso il giro palla sull'out sinistro il Monza crea l'occasione più nitida del primo tempo, con il tiro di Bianco neutralizzato da Caprile in due tempi - Foto: DAZN

Copione capovolto: Cagliari determinato, Monza sfiduciato

Nella ripresa il copione del match si ribalta: il Monza frena, il Cagliari pedala e lo fa con convinzione e pericolosità.
Al 49' i sardi passano in vantaggio. Augello pennella un cross in area, con la difesa del Monza schierata e una virtuale superiorità di uomini e controllo dello spazio. D'Ambrosio cura Viola, Bianco tiene Adopo: le due accoppiate si incrociano, quasi a infastidirsi, e ad avere la meglio è il 10 rossoblù che salta in alto e conclude a rete. Ancora una volta i biancorossi prendono un gol di testa e si confermano la squadra ad averne subiti di più, di questo tipo, nel campionato in corso.

Turati battuto, 1-0 per il Cagliari. Una pugnalata per il Monza, che accusa la botta e non riesce a reagire, annientato mentalmente e poco predisposto a rinsavire.

Al 60' Ciurria e Caprari rilevano Castrovilli e Birindelli, Gaetano e Luvumbo subentrano a Viola e Felici. 
La formazione di Nesta comanda il possesso palla e al 66' sfiora il pareggio con il Fante, che aggancia in area ma non trova il tempo per bucare Caprile di prima intenzione.

Il Cagliari, però, vuole blindare il risultato e al 73' raddoppia su punizione, con Turati che si nasconde dietro barriera e si lascia sorprendere sul suo palo dal destro di Gaetano. 
Nesta getta nella mischia anche Ganvoula e Vignato per Keita Baldé e Kyriakopoulos, Nicola richiama in panchina Piccoli e Makoumbou per Pavoletti e Prati. Negli ultimi 10' i brianzoli provano il tutto per tutto, ma le iniziative sono isolate e la manovra troppo orizzontale, con poca verticalità e molta fatica a sfondare per vie interne.

All'88' i sardi sfiorano il tris con Gaetano e Pavoletti, poi sul capovolgimento di fronte è Mina a salvare la porta immolandosi sul tiro di Ganvoula. Ci prova anche Caprari dalla distanza ma è Luvumbo, subito dopo la traversa scheggiata da Pavoletti, a far scorrere i titoli di coda del match con un mancino preciso in diagonale. 

Cagliari-Monza termina 3-0.

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 A difesa schierata e con una virtuale superiorità di uomini e controllo dello spazio, il Monza si lascia sorprendere e incassa l'ennesimo gol di testa della stagione - Foto: DAZN

"Il sipario strappato" e una stagione disastrosa

Citando il Maestro del Brivido Alfred Hitchcock, “Il sipario strappato” del Monza è così da un pezzo e da troppo, tanto tempo, con buchi enormi a rimembrar i granchi, gli sbagli e gli abbagli accumulati nel corso dell’anno.

Dal game over all’hangover il passo è breve: per i brianzoli la Serie A 2024/25 è, a tutti gli effetti, um brutto sogno, l'immagine di un incubo spaventoso in cui all'appello manca solo Freddy Krueger.

Un crollo totale che ha segnato in negativo la stagione, con la fragilità mentale a incidere pesantemente su tutto il resto. Nemmeno la mossa disperata del mental coach ha risollevato le sorti di una squadra trascinata in una relazione complicata con la vittoria. 

Solo due successi in campionato, da sommare a 9 pareggi e 19 sconfitte. Una valanga di difficoltà - tra esoneri e ritorni, cessioni salva bilancio e prestiti a fare numero - in un marasma generale in cui il senso di responsabilità ha trovato casa soltanto in due persone: Alessandro Nesta e Armando Izzo, allenatore e capitano, gli unici a metterci sempre la faccia e a comunicare, nel bene e nel male, soprattutto nei momenti più complicati e nella complessità dell'annata più nera del Monza in Serie A.

Ancora 8 partite per onorare la maglia, i tifosi e la competizione. Niente di più, niente di meno. 
Sabato 5 aprile c'è il derby col Como, il big match della stagione per il Monza in cui, rispolverando la celebre frase di Henry Russell “Red” Sanders, “vincere non è importante, ma è l'unica cosa che conta”.

A cura di Andrea Rurali