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Una delle cose che mi piaceva di più da ragazzino era il tragitto domenicale da casa al Sada. Papà ed io ci incamminavamo da Via Buonarroti e ci si imbatteva subito in altri tifosi che facevano il nostro stesso percorso. Saluti di rito e via a parlare della partita in programma, del momento dei biancorossi, delle prospettive di classifica … Mi perdevo nelle disquisizioni tecniche e tattiche degli adulti, le interiorizzavo, a pensarci bene erano molto meglio dei social di oggi. Ci sono frasi sentite allora che mi sono rimaste impresse per anni.

Ad esempio, nella stagione di molta grazia e dei tanti record 1975-76 uno dei leit-motiv era questo: “Il lusso del Monza è quello di avere due liberi molto forti. Fontana e Fasoli sarebbero titolari in tutte le altre squadre del girone ed anche in molte di B mentre da noi uno gioca e l’altro va in panca.” Abbiamo già celebrato il buon Jimmy, ora è il momento di parlare del pari ruolo, del gemello diverso, dell’alter ego.


Franco Fasoli cresce nel settore giovanile del Milan e viene mandato a farsi le ossa in Serie C al Clodiasottomarina. Cappelletti e Vitali lo vestono in biancorosso nell’estate del 1975, Magni – allenatore preparato, scrupoloso e pragmatico – capisce di avere in rosa un giovane sveglio, tecnicamente dotatissimo e tatticamente utile in determinati frangenti. Avere vent’anni in quel super Monza è fortuna che un ragazzo intelligente come Franco non si lascia certo sfuggire: dal suo omonimo Fontana – che ha appena varcato la soglia dei trenta – carpisce i segreti dell’esperienza mentre di suo garantisce quella freschezza che sarà utilissima nel corso del campionato. Le 38 partite faranno registrare 21 presenze per Fasoli e 17 per Fontana ma il numero che vale in assoluto è il 20 alla voce ‘reti subite’ (in realtà sarebbero 17 perché le 3 dell’Udinese nel recupero a stagione finita contano meno di niente): il Monza è per distacco la miglior difesa d’Italia nei campionati professionistici di quella stagione. Termine di paragone: il Toro di Gigi Radice – fresco di scudetto – ha incassato 22 gol in 30 gare …

Fasoli , terzo in piedi da sinistra a fianco del portiere Terraneo


La Serie B riconquistata alla grande sarà duro banco di prova ma la riconferma in blocco della splendida squadra assicura automatismi già perfettamente rodati. In particolare il pacchetto arretrato è ancora garanzia di solida tenuta difensiva: solo l’Atalanta subirà 1 gol in meno dei biancorossi. I due ‘Franchi’ continuano ad alternarsi anche se nelle ipotetiche gerarchie di Magni è il giovane Fasoli ad essere un passo avanti rispetto al più anziano compagno (26 presenze contro 12). Pulizia tecnica, tempismo e gusto per l’impostazione sono le caratteristiche peculiari del numero 6 biancorosso. Che – agli occhi del ragazzino che ero – ne ha poi una ‘curiosa’: la fisiognomica del volto sembra assicurargli un sorriso perenne. Anche nelle situazioni più complicate.
La scadenza del prestito biennale dal Milan segna per Franco l’inizio del periodo pugliese equamente diviso: due anni – in Serie B – a Bari, due anni – il primo con promozione dalla C alla B – a Foggia. Nel frattempo i biancorossi hanno terminato il ciclo dei sogni e sono ripiombati nell’inferno della Serie C. Giambelli, combattuto tra i sensi di colpa per la retrocessione e la volontà di garantire stabilità economica alla società, si lascia ben consigliare da un giovane appassionato dirigente di nome Adriano Galliani e sceglie di ripartire da gente che il Monza lo ha nel cuore investendo Ariedo Braida nel ruolo di Direttore Sportivo ed insediando in panca Franco Fontana.

Fasoli con la fascia da capitano nella stagione 1981-82


I tre si mettono con entusiasmo al lavoro: Galliani ottiene dal Milan il prestito di Bolis e Galluzzo, Braida dall’Udinese quello di Pradella. Da parte sua Jimmy decide di puntare ad occhi chiusi sul suo ex pari ruolo per affidargli sia la direzione della difesa che la fascia di capitano. Fasoli è ancora giovane (26 anni) ma quattro stagioni di battaglie infuocate al Sud lo hanno temprato sul piano del carattere e della personalità. Franco ripagherà alla grande la fiducia del suo mister/compagno/amico in quella trionfale annata 1981-82: sempre presente (come Saini e Castioni), punto di riferimento imprescindibile, garanzia assoluta di rendimento e di sicurezza. Qualità che lo contraddistingueranno pure nella stagione seguente, quella del doloroso esonero di Fontana e della esaltante rimonta dall’ultimo al settimo posto griffata Sor Guido (Mazzetti). Anche in quell’indimenticabile campionato cadetto il contributo di Franco sarà fondamentale: chiusure, raddoppi, coperture, anticipi, protezioni, rinvii, contrasti. Ed anche nei tackles più tosti e duri il suo marchio di fabbrica era quell’inconfondibile sorriso perennemente stampato sul volto.

Fiorenzo Dosso