Reggina - Monza, Angelo Galimberti: 'La mia trasferta al Granillo, dal viaggio in treno a quella richiesta allo stadio'
Dopo 20 anni, si torna ad una trasferta in serie B e proprio quella più lontana, Reggio Calabria dove ci vado per la terza volta. Andata in treno da Milano e arrivando a mattina presto vedo il centro e poi il lungomare e cerco di riposare che il viaggio è stato lungo.

Arrivati nel settore ospiti, aspettiamo l'inizio della partita (siamo una decina) con i tifosi della Reggina che cantano abbastanza, ma dopo una decina di minuti, lo steward ci dice di mettere la mascherina e di stare seduti e dopo le nostre proteste perché qualunque assurdità dovrebbe essere uguale per tutti, lo speaker manda quel messaggio ai loro tifosi che infatti canteranno molto meno (e qui bisogni che tutti i questori abbiano il buon senso di lasciar perdere queste decisioni di non usare bandiere ecc. che chissà chi è il genio che le ha prese). La partita va avanti ed è un po' bruttina anche per il campo, ma quando uno è in trasferta, spera comunque di portare via punti, altrimenti il ritorno è più triste. Poi torno a casa e da Lamezia Terme per conto mio e combinazioni casuali mi fanno tornare prima di mezzogiorno a casa, anche se con qualche euro in più.

Si spera che presto come a Frosinone, a Milano e in tanti altri stadi chiudano un occhio, altrimenti le società devono intervenire come avevano fatto per non avere il metro di distanza e mi chiedo sempre a cosa serve il vaccino e il green pass, se poi solo allo stadio ci sono queste regole assurde ed essendo l'unico paese in Europa...
Angelo Galimberti - tifoso AC Monza