Monza: lo psicologo Palladino, il futuro societario e la gran delusione che è Luciano Spalletti
Il punto di Paolo Corbetta dopo la vittoria sul Cagliari
Sir Ranieri e professor Palladino…Così gli allenatori di Cagliari e Monza venivano definiti ieri su queste stesse pagine in una delle sempre attente analisi di Andrea Rurali. Ranieri, romano doc cresciuto nel quartiere del Testaccio, era “sor” Claudio fino alla stagione 2015/2016, quando vinse la Premier League inglese con il Leicester City neopromosso. Da allora, Claudio Ranieri è diventato per tutti “sir”. Potrei sbagliarmi, ma credo di essere stato tra i primi ad attribuire il titolo di professore a Raffaele Palladino. Accadde dopo la gara di Salerno, quando mi era sembrato giusto esaltarne la capacità di lettura nel corso della gara e l’abilità nell’apportare le conseguenti variazioni tattiche vincenti.
Anche nella partita di ieri con i sardi il mister biancorosso ha saputo confermare le sue eccellenti doti di interpretare i momenti della gara. Ma se il titolo di professore attribuitogli tre settimane fa era riferito alla capacità di lettura tattica, il “professore” che mi sento di concedergli oggi riguarda la sua abilità nell’essere buon psicologo. “Più che guardare la classifica in vista di una qualificazione ad una coppa europea – questo il Palladino pensiero – guardiamo il calendario e ci focalizziamo sull’impegno successivo”. Come dire: se arriviamo in Europa bene, ma quello non è il nostro obiettivo imprescindibile. Il che significa concedere alla squadra leggerezza e spensieratezza, situazioni mentali con cui anche le cose più difficili possono diventare facili.
Concordo pienamente con questo approccio, che consente una libertà di espressione più naturale ad una squadra che ha nel proprio DNA la capacità di giocare a calcio. Il Monza che ha superato il Cagliari non è stato brillante come in circostanze recenti, ma ha giocato un match accorto, mantenendo il consueto elevato possesso palla e concedendo poco o nulla ad un avversario determinato e tutt’altro che scarso. Avanti così, dunque, guardiamo alla gara di Torino senza pensare ad un’eventuale tappa con l’obiettivo di una qualificazione europea. Guardiamo al Torino come ad uno dei pochi avversari che il Monza non ha ancora battuto in serie A.
Un paio di considerazioni finali. Riguardo alle possibili evoluzioni sul futuro societario ho sensazioni ed idee ben precise, che mi propongo di esporre nell’intervento che farò lunedì sera a “Monza città da serie A”. Riguardo all’assurdità della totale assenza di biancorossi nelle convocazioni di Spalletti e delle contestuali chiamate di qualche calciatore un po’ bolso, credo che l’allenatore azzurro sia un amante de Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, in cui il principio dominante dell’opera è “che tutto cambia perché nulla cambi”.
Paolo Corbetta
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