20 anni senza "Il Pirata" Marco Pantani, tra i più grandi di sempre
Il 14 febbraio 2004 ci lasciava il ciclista romagnolo, tra i più grandi di tutti i tempi.
20 anni. 20 lunghissimi anni.
Eppure, al solo pensiero lo rivediamo lì, sull’asfalto rovente in sella alla sua bicicletta, in piedi sui pedali a spingere come se non ci fosse un domani, oltre la frequenza cardiaca massima, oltre le leggi della fisica, oltre la soglia della resistenza umana. Col cuore e la grinta di chi non conosce il significato di resa, di chi lotta e combatte senza mai mollare.
Il principe della scalata
Il Pantadattilo, soprannome attribuitogli da Gianni Mura, non era come gli altri. E non lo sarà mai.
Perché il Pirata era straordinario, un atleta unico, il principe dell’ascesa, l’ultimo trascinatore di follie, dal Giro d’Italia al Tour de France.
“Una salita è una salita, se hai le gambe attacchi”, diceva. E i suoi attacchi formidabili, patrimonio indiscusso dello sport, resteranno impressi per sempre nella memoria.
L'uomo con la bandana
Era l’uomo con la bandana, corridore e artista delle due ruote, il romagnolo che ha riacceso la passione degli italiani per il ciclismo dopo l’era di Coppi e Bartali.
La curva del Cesena durante la partita con l'Arezzo (vinta 1-0 dai bianconeri) lo ha omaggiato con una bellissima coreografia, accompagnata da una frase: "Corri ancora adesso, il vento non ti prenderà".
Marco Pantani era speciale, il più grande scalatore di tutti i tempi (Cesena, 13 gennaio 1970 – Rimini, 14 febbraio 2004).
A cura di Andrea Rurali