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Nel Paese in cui ci sono sessanta milioni di commissari tecnici, non mi sorprende che ci sia chi voglia cercare sempre il pelo nell’uovo quando si parla di calcio. “Tu che scrivi spesso che ci vuole la garra – mi ha detto un tifoso dopo la partita col Cosenza – hai notato che nel secondo tempo la determinazione e la grinta iniziali erano quasi scomparse?”. No, caro amico. Così non va. Non puoi criticare a prescindere, occorre contestualizzare la situazione. Se vinci con tre gol di scarto a metà gara, se stai disputando un turno infrasettimanale con gli uomini contati da diverse giornate perché hai l’infermeria piena, se pochi giorni dopo devi andare a giocare un match impegnativo come sarà quello di Brescia, allora fare qualche conto e abbassare il ritmo non è solo lecito, ma è anche assolutamente opportuno e doveroso.

Come risulta evidente da diverse settimane, il Monza, in serie positiva da otto giornate, è in continua crescita. Il miglioramento si è accentuato dopo la sosta di metà novembre: nelle ultime tre gare il Monza ha conquistato sette punti, realizzando otto reti. Un numero importante quest’ultimo, che inquadra al meglio la condizione psico-fisica della formazione biancorossa, se è vero che nei precedenti dodici turni i gol all’attivo erano stati solo undici. Cos’è cambiato in queste ultime settimane? A parte un Dany Mota in gran spolvero e spietato realizzatore, il gruppo sta beneficiando del lavoro meticoloso di mister Stroppa, che di volta in volta è riuscito a rimediare alle varie indisponibilità inventandosi soluzioni tattiche alternative e azzeccate. Ed i frutti cominciano ad arrivare. Qualcuno potrebbe obiettare che il Cosenza non è un avversario particolarmente insidioso, ma il Como presentatosi nel derby due turni prima era reduce da tre vittorie consecutive e la caratura dell’Ascoli incontrato sabato scorso si è confermata con il successo in casa della Reggina.  

La legge del Brianteo/U Power Stadium non ha concesso deroghe per l’ex Zaffaroni. Sul terreno di casa il Monza è spietato contro ogni avversario. Come tutti sappiamo, in trasferta le cose vanno diversamente. A Brescia può essere prezioso uscire anche con un pareggio, ma mai porsi limiti a priori. Sono certo che Adriano Galliani, che ha una memoria di ferro ed è sensibile ai richiami del passato (al punto che vuole creare un museo del AC Monza, che ne riepiloghi la storia e per il quale sono disponibile a dare il mio contributo di ricordi), non abbia dimenticato quel refrain pubblicitario degli anni Settanta che usciva dalla bocca del grande Nino Manfredi e che diceva “Fusse che fusse la vorta bbona”. Non sarebbe male accadesse al Rigamonti.

Paolo Corbetta

foto Studio Buzzi