Bergamo (troppo) alta per il Monza: genesi della sconfitta contro l'Atalanta
I brianzoli perdono 3-0 contro gli orobici (gol di Ederson, doppietta di Scamacca) e incassano la seconda sconfitta stagionale. L'analisi tattica del match del Gewiss Stadium
Alla terza giornata di campionato il Monza perde quota e cade al Gewiss Stadium per mano dell’Atalanta. La Dea doma la Regina Teodolinda in una Bergamo troppo alta per i brianzoli, che devono arrendersi alla supremazia dei nerazzurri in una notte di luci e ombre.
Il “maestro” Gasperini batte il suo amico e “allievo” Palladino in una partita a scacchi improntata sul tempo e lo spazio. E se il Monza si presenta in punta di fioretto, l'Atalanta sfodera la sciabola.
Ma procediamo con ordine. In avvio i biancorossi prendono subito l’iniziativa, armano il pressing e dialogano con frequenza nello stretto, formulando triangolazioni serrate che sembrano impensierire gli avversari. Nei primi 20 minuti è il Monza a fare la gara, con un possesso articolato, fraseggio fluido e movimenti scientifici ad aprire il campo. Caldirola è la pedina preposta a liberare le zone, sganciandosi costantemente dalla difesa per portare fuori la marcatura di De Ketelaere. Una soluzione che spinge l’esterno sinistro e il mediano di rimorchio ad abbassarsi, con Ciurria largo sulla fascia e Pessina pronto a raccogliere la sfera da Di Gregorio per guidare la costruzione.
Nel segno di Gasperini
L’Atalanta osserva vigile e studia una contromossa per colpire il Monza.
Gasperini entra in mediogioco e comanda ai suoi di avanzare il baricentro, intensificando il tallonaggio a uomo degli avversari. Una pressione ossessiva che toglie fiato e ragionamento agli effettivi biancorossi, costretti a riprogrammare la strategia per non scivolare nella trappola nerazzurra. È con questo accorgimento che l’allenatore di Grugliasco dà scacco matto a Palladino: gli orobici aumentano il ritmo e vanno in vantaggio su calcio d’angolo, con Ederson che sfrutta la deviazione (sfortunata) di Colpani e deposita in rete.
Il Monza prova subito a reagire e ricorre all’impostazione dal basso per creare un potenziale attacco. Di Gregorio è il primo play ad orientare la manovra attraendo al suo cospetto Scamacca. Il centravanti classe '99 svincola Pablo Marì che, a sua volta, riceve la sfera dal portiere e conduce l’azione. È il 37’ e da quello sviluppo arriva l’opportunità più pericolosa dei brianzoli, con la conclusione di Colpani che costringe Musso a un intervento non semplice.
L'incornata vincente di Scamacca
Dopo una manciata di minuti, sul ribaltamento di fronte, l’Atalanta si porta sul 2-0. Scalvini verticalizza su Scamacca, che scende a legare il gioco chiamando verso di sé il raddoppio di Gagliardini e, di conseguenza, liberando Ederson dalla marcatura.
Il 13 dell’Atalanta è indisturbato nella gestione del pallone, che transita da Koopmeiners a Ruggeri prima di finire in rete grazie alla frustata di testa di Scamacca. Un gol che mette in ginocchio i biancorossi al termine del primo tempo, con un parziale forse troppo severo per quanto visto in campo.
Il colpo del KO
Nella ripresa il Monza cerca di rimettersi in careggiata e confeziona un’occasione per riaprire la gara, sciupata da Mota che si lascia anticipare in area al momento del tiro.
È il preludio di una serata deficitaria per gli attaccanti brianzoli, schermati ottimamente dalla retroguardia orobica e poco incisivi negli ultimi 16 metri.
Il terzo gol dell’Atalanta si materializza al 61’, in una copia quasi conforme dell’azione del 2-0. In questa circostanza è De Ketelaere a coinvolgere Scamacca, che si cimenta in un uno-due orizzontale con Kompmeiners e calcia di sinistro piegando le mani a Di Gregorio. La fase di non possesso dei biancorossi diventa sintetica e inefficace, con Pablo Marì che prima esce su Scamacca e poi rientra in area per coprire il taglio di De Ketelaere (su cui c’era Caldirola), offrendo così al centravanti orobico i metri necessari per mirare l’angolino basso della porta.
Arrigo Sacchi e l'armonia tra i reparti
Nell’ultimo terzo di gara il Monza staziona sul rettangolo verde, ma è sospeso, deframmentato e mentalmente appiattito. A risultato ormai compromesso, Palladino concede minutaggio ai giovani in panchina - su tutti Bondo, Vignato e A. Carboni - mantenendo inalterata l’ossatura della squadra e limitando il passivo.
Al fischio finale è apoteosi Atalanta: tre gol, tante occasioni e una gara in ghiaccio dopo soli 60 minuti. La sensazione è che i padroni di casa abbiano dato l’illusione alla compagine rivale di poter governare la gara, salvo poi salire in cattedra con un gioco voluminoso e autorevole, di equilibrio e attenzione, dimostrando una netta superiorità sul piano fisico, tecnico e psicologico.
Qualità e quantità per la squadra di Gasperini, e una “armonia tra i reparti” che cercava anche Arrigo Sacchi assecondando una metrica calcistica ben precisa, “un collegamento continuo tra i calciatori, in modo che ognuno avesse il suo ruolo in un gioco dove tutti fossero protagonisti dell‘azione con e senza pallone.
Dominio nei duelli, contrasti vinti, aggressione sul portatore di palla, linee compatte, capacità di determinare: tutti presenti e sul pezzo, tutti uniti in una proposta solida e tridimensionale che stressa gli avversari limitandone le idee, l’organizzazione, la lucidità.
Le lezioni di Bolivar e Antetokounmpo
Non a caso il crollo del Monza è figlio dell’ascesa furente dell’Atalanta, quadrata nell’assetto, asfissiante sul profilo atletico e difficile da contenere. Ederson e De Roon hanno gradualmente logorato la matrice di gioco dei biancorossi, con Pessina e Gagliardini in mediana spesso ingabbiati nella morsa nerazzurra. Anche il segmento difensivo dei brianzoli è andato più volte in affanno alternando errori di valutazione nel posizionamento e letture imprecise in fase di non possesso.
Al pari della debacle di San Siro, la battuta d’arresto di Bergamo servirà al Monza per maturare e consolidare le (tante) certezze acquisite negli ultimi 12 mesi con Palladino.
Perché, come sottolineava il “Libertador” Simon Bolivar: “l’arte di vincere la si impara nella sconfitta”.
Uno spunto interessante che presuppone senso (auto)critico e consapevolezza nei propri mezzi. Accettare gli sbagli per rinsaldare il carattere: è questo il cammino da perseguire, “superando gli ostacoli” (dal motto del Presidente Silvio Berlusconi) con convinzione e identità. E qui ritorna la frase pronunciata dal cestista Giannis Antetokounmpo dopo l’eliminazione dei suoi Milwaukee Bucks negli ultimi play-off NBA contro i Miami Heat, una vera e propria lezione morale sulla sconfitta: “nello sport non si può sempre vincere: perdere è il passaggio necessario per arrivare al successo”.
Palladino e il Monza sono focalizzati sull'obiettivo: la sosta per le qualificazioni ad Euro 2024 delle Nazionali servirà a ricaricare le energie in vista della prossima gara, ovvero l'attesissimo scontro diretto all’U-Power Stadium col Lecce di D’Aversa.
Di Andrea Rurali