Monza sterile, attacco debole: il ko con la Lazio (0-1) amplifica i problemi e rende amara la sosta
I biancorossi sprecano diverse occasioni e cadono in casa contro i biancocelesti. Decisivo il gol di Zaccagni al 36’. L’analisi tattica del match.
“Chi vince festeggia, chi perde spiega”.
La sintesi del maestro Julio Velasco è tanto lapalissiana quanto lapidaria, una frase che toglie la parola ai vincitori per lasciarla ai vinti, imponendo analisi e riflessioni nello spogliatoio degli sconfitti.
È il caso del Monza di Alessandro Nesta, caduto in casa per la seconda volta consecutiva con lo stesso, identico risultato e fermo all'ultimo posto in classifica insieme al Venezia.
0-1 contro il Milan, 0-1 contro la Lazio. Due KO di misura, con lo stesso passivo, ma diversi per tenore, prestazione, atteggiamento e avversario. Se coi rossoneri - al netto del gol regolare non convalidato a Mota da Feliciani - i brianzoli avevano disputato una gara d'impatto e coraggio, costruendo tante occasioni con un palleggio efficace; nella sfida coi biancocelesti la squadra di Nesta si esprime solo a metà, faticando a contenere la formazione di Baroni e manifestando i (soliti) problemi offensivi negli ultimi 16 metri.
Questione di spazi e di tempi, due principi fondamentali nel calcio, centri di gravità permanente che prescindono ogni ragionamento tattico, ogni mossa o strategia. Spazi e tempi riguardano le specifiche attitudini dei singoli di riconoscere il gioco, sapendo cosa fare e quando farlo, nella zona giusta e nell'attimo corretto. Più Lazio e meno Monza, un segno differente che va a posizionarsi davanti alle due squadre determinandone la cifra e la prevalenza in campo, con i biancocelesti a interpretare la gara con lucidità e sacrificio rispettando i dettami del proprio allenatore. I brianzoli sprecano le proprie chances e subiscono gli eventi, con timidezza e passività, commettendo l'errore di concedere agli avversari terreno, libertà, pensiero ed esecuzione.
All'U-Power Stadium, citando un film del 2000 con George Clooney e il soprannome di Nesta da giocatore, si verifica la “Tempesta perfetta” e a provocarla è la Lazio di Baroni, con autorevolezza e qualità.
Brianzoli a intermittenza, biancocelesti aggressivi
"Il calcio è uno sport di errori". Rischiare e accettare l’errore per continuare a costruire calcio è una prerogativa per migliorarsi. Nella filosofia di Johan Cruijff non c'è una via di mezzo: per vincere bisogna limitare gli sbagli, riconoscere il gioco, indovinare le scelte ed essere pronto. Quando? Nell'istante esatto. Perché, sempre secondo il Profeta del gol, “c'è solo un momento in cui puoi arrivare in tempo. Se non sei lì, sei in anticipo o sei in ritardo”.
Tempo e spazio: due principi fondamentali del calcio, interconnessi e dipendenti, oggetti e soggetti al pari di palla e giocatori.
“Non credo nello star fermo nello spazio. Se stai fermo nello spazio, ormai ci sono squadre che escono a uomo. Per me lo spazio che vuoi creare è quello che vai ad occupare. Così riesci ad essere efficace, altrimenti ti leggono e sei prevedibile. Il tempo è fondamentale, bisogna attaccare lo spazio quando è pronta la palla. O chiudi il pallone e lo spazio non c’è più, oppure devi stare attento a non lasciare i buchi e traiettorie di passaggio”.
Nell'idea di Alessandro Nesta è importante come generare lo spazio e come toglierlo agli avversari. Un piano che il Monza cerca di seguire in ogni gara, riuscendo a sfruttarlo a volte bene e altre volte meno bene.
Nella sfida al suo passato (da ex capitano biancoceleste), il tecnico biancorosso conferma l'1-3-4-2-1 con gli stessi effettivi schierati col Milan. Al contrario Baroni (altro ex di turno), consapevole delle inside che si nascondono nella gara successiva agli impegni europei, opta per una disposizione protetta e aperta, con un 1-4-3-3 simmetrico e verticale. La strategia è chiara e mirata: prevalere sul Monza a centrocampo aggiungendo un +1 alla coppia con Rovella-Guendouzi.
La chiave tattica è Matias Vecino, abile a muoversi tra le linee e fare l'elastico fra i reparti, terzo centrocampista a schermare, quarto attaccante a buttarsi in area con i suoi inserimenti.
La Lazio dà un impronta precisa al match, con un ottimo presidio territoriale nella metà campo avversaria e una buona propensione ad arginare i tentativi dei brianzoli di finalizzare il gioco.
Il Monza ci prova e sfrutta l'estensione sulle fasce per mettere la classica “palla dietro” per mandare al tiro in porta un trequartista. Al 9' è Daniel Maldini a sciupare una grossa occasione, quasi fotocopia di quella fallita col Milan, con l'assist di Mota gettato alle ortiche.
La partita prende una piega decisa al 18' con l'ammonizione di Pedro Pereira, che colora l'inerzia di biancoceleste. Con il fardello del giallo sul groppone, il portoghese del Monza viene preso di mira dal portoghese della Lazio, Nuno Tavares.
La squadra di Baroni sposta a sinistra il raggio d'attacco e dopo il palo colpito da Zaccagni, al 36' va in vantaggio.
Pressing e riaggressione: un meccanismo che consente ai biancocelesti di agire e reagire velocemente all'atto della perdita/riacquisizione del pallone.
Bianco recupera la sfera al limite della sua area e innesca la transizione offensiva di Maldini che, in piena conduzione e con un lancio telefonato per la corsa in profondità di Mota, si intestardisce e subisce il ritorno di Pedro, lesto a sottrarre la palla al 14 biancorosso e, a sua volta, attivare la ripartenza. Guendouzi serve Zaccagni che, con quel metro in più concessogli da Pedro Pereira, rientra sul piede forte e pennella un destro perfetto. Eurogol del capitano laziale che lascia “immobile” Turati e sblocca il match.
Errore fatale di Maldini, che sbaglia la scelta e scaturisce l'azione dello 0-1.
Il Monza cambia sistema ma il risultato non cambia
Nella ripresa la Lazio cerca subito la via del raddoppio, tenendo alto il baricentro e confezionando un paio di situazioni pericolose (il tiro di Rovella), prontamente neutralizzate da Turati.
Baroni predica attenzione e sacrificio, Nesta inserisce Pessina e ridisegna la squadra optando per l'1-4-2-3-1, una mossa funzionale che dona ordine, palleggio svelto e sbocchi ulteriori al gioco.
La squadra di Baroni cala ma non disarma, accetta il forcing del Monza e si difende con metodo e abnegazione, razionalizzando le energie e rafforzando il muro arretrato. Al 70', da corner, Izzo colpisce di testa ma Provedel è attento a catturare la sfera.
In meno di 60 secondi i brianzoli sprecando un'altra opportunità clamorosa. La Lazio accompagna le risalite offensive con meno uomini e va in copertura preventiva, il Monza non molla e produce gioco, costruendo dal basso con Bianco a diventare il terzo uomo nella creazione della superiorità. È l'ex Fiorentina, alzato da Nesta come ala sinistra e il migliore dei brianzoli insieme a Turati, a liberare Bondo e a far scattare l'attacco, col francese a sventagliare dall'altro lato premiando la corsa nello spazio di Pereira. Il portoghese raggiunge il fondo e disegna un cutback per Maldini che, come nel primo tempo, spara altissimo con il corpo all'indietro e spreca il pallone del pareggio. Serata no per il classe 2001, sempre in ritardo nelle scelte e impreciso sotto porta.
Negli ultimi 10 minuti la Lazio si divora due volte in contropiede lo 0-2, con Castellanos che prima calcia sopra la traversa e poi, da distanza ravvicinata, si fa ipnotizzare da Turati, autore di una parata sensazionale.
Al triplice fischio il risultato resta invariato: Monza-Lazio termina 0-1.
Cambiare rotta e invertire il trend
Nel calcio, come diceva Vujadin Boškov, “chi non tira in porta non segna” e l'importante è “prendere un gol meno dell'avversario”. Verità inconfutabili che racchiudono il momento negativo dei biancorossi in fase realizzativa.
0 alla voce “gol fatti”, 4 alla voce “gol subiti”" nelle ultime tre partite: numeri che, al netto della portata delle tre big affrontate, testimoniano la difficoltà del Monza di incidere nella metà campo avversaria, restituendo al possesso palla (che deve essere il mezzo per raggiungere il fine) un puro valore statistico.
Nella conferenza stampa post-partita Marco Baroni ha elogiato il suo gruppo, “di uomini-giocatori” sottolineando quanto la sconfitta contro la Juventus abbia migliorato le consapevolezze del collettivo: “Se non vinco imparo, le sconfitte insegnano molto”.
Un messaggio trasversale che entra in contatto con il pensiero di uno dei più grandi registi italiani (e non solo), Sergio Leone, il quale sosteneva che per fare un buon film bisogna contenere al minimo gli errori. Errori che, anche nel calcio, determinano episodi e risultati, alterando umori, percezioni e giudizi.
I biancorossi ricevono complimenti dagli avversari, ma non vincono e le non vittorie, in termini di classifica, non cubano punti.
I correttivi apportati da Nesta nel secondo tempo, con il passaggio alla difesa a 4 e lo switch all'1-4-2-3-1, hanno restituito maggiori garanzie ai brianzoli, più attivi sul piano del gioco e del ritmo, ma poco scaltri a trovare l'imbucata per pungere la difesa laziale. Un modulo che ha fornito risposte migliori rispetto al consueto asset con la difesa 3+2 (5), favorendo uno sfruttamento più adeguato del “capitale” tecnico a disposizione e mettendo in sicurezza la difesa, con l'uomo in più in mediana ad aumentare la densità e a fungere da filtro/scudo sulla seconda linea.
Non solo: il cambio di sistema ha offerto diverse soluzioni nelle due fasi, in possesso e non possesso, intensificando il pressing collettivo e ottimizzando le uscite in pressione e l'attacco dello spazio sulle catene laterali.
Una modifica che, nella scorsa stagione, sotto la gestione di Raffaele Palladino ha sortito effetti positivi diventando lo scacchiere di default con cui il Monza ha costruito il suo percorso, mantenendo con tranquillità la categoria e arrivando persino a giocarsi un piazzamento in Europa.
C'è inoltre un dato, non particolarmente felice, che pesa sulle dinamiche dei risultati: nelle ultime 21 partite a cavallo fra due campionati - un girone intero e una manciata di gare - il Monza ha ottenuto una sola vittoria. Un trend che va assolutamente invertito, vagliando alternative e lavorando sugli automatismi, il coraggio e lo spirito combattivo: tutti fattori da riversare in campo, trasformando la delusione in grinta e in cattiveria agonistica.
Senza dimenticare il cuore, quello di chi battaglia fino alla fine, come Armando Izzo, sempre più leader del Monza.
“Ci prendiamo le nostre responsabilità! Niente scuse, nessuno merita tutto questo. Dopo la sosta inizia il nostro campionato”, ha scritto sui social il 4 biancorosso, suonando la carica a tutto l'ambiente. Con la speranza di convertire rapidamente le parole in punti, già a partire dalla trasferta di domenica 23 novembre contro il Torino.
A cura di Andrea Rurali