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Giovanni Mantegazza, presidente di Apa Confartigianato Milano Monza e Brianza, non ha nascosto la sua preoccupazione per i dazi imposti dagli Stati Uniti, che colpiscono un’area come la Lombardia, prima regione italiana per vendite nel mercato americano, con un export cresciuto di quasi il 9% nell’ultimo decennio. 

La città metropolitana di Milano guida la classifica con oltre 4 miliardi di euro di export verso gli Usa, seguita da Bergamo con più di 1,3 miliardi e Brescia con 1,15 miliardi. 

Monza e Brianza si attestano a circa 800 milioni, mentre altre province come Varese registrano 650 milioni, Cremona, Lecco e Como superano i 300 milioni, Mantova arriva a 250 milioni, Pavia a 100 milioni, Lodi a 58 milioni e Sondrio a 46 milioni. 

Secondo le stime di Coldiretti interprovinciale, basate su dati Istat, il dazio del 20% sui prodotti agroalimentari italiani costerà ai consumatori americani un rincaro di oltre 91 milioni di euro solo per cibi e bevande provenienti da Milano, Lodi e Monza e Brianza, una cifra che sale a più di 230 milioni considerando l’intero export lombardo di prodotti alimentari verso gli Stati Uniti.

La resilienza delle imprese brianzole

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Nonostante le difficoltà, Mantegazza ha voluto trasmettere un messaggio di ottimismo, ricordando la capacità degli artigiani brianzoli di reagire alle crisi. Ha citato l’esempio della guerra tra Russia e Ucraina, che aveva chiuso il mercato russo a molti artigiani, spingendoli a guardare alla Polonia come nuova opportunità di export. 

I dazi rappresentano un ostacolo significativo, soprattutto perché le relazioni commerciali con gli Stati Uniti stavano crescendo, ma il presidente di Apa Confartigianato ha sottolineato che nelle difficoltà le imprese locali sanno tirare fuori il meglio, mantenendo vivo l’artigianato e cercando soluzioni alternative per continuare a crescere.

Le critiche di Assolombarda e Confimi

Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, ha definito l’introduzione dei dazi un grave errore, con conseguenze pesanti per l’economia lombarda, che con 163 miliardi di euro rappresenta il 26% dell’export italiano e considera gli Stati Uniti il primo partner commerciale extra Ue. 

Ha evidenziato come i dazi segnino un nuovo ordine commerciale, diverso da quello instaurato con la fondazione del Wto a Marrakech nel 1994, ma ha anche sottolineato che il mondo resta globale nelle reti commerciali, e i dazi danneggiano anche l’America, profondamente interconnessa lungo le catene del valore. 

Spada ha proposto di negoziare a livello europeo con gli Usa, sfruttando settori come i servizi tech, dove l’Europa è in disavanzo, e ha chiesto di eliminare le barriere interne all’Ue, che equivalgono a un dazio del 45% per le imprese. Franco Goretti, presidente di Confimi Monza e Brianza, ha aggiunto che l’obiettivo di Trump è rendere meno vantaggiose le importazioni, ma i dazi indiscriminati sui prodotti europei potrebbero aumentare l’inflazione americana, con effetti recessivi. 

In Italia e in Europa, ha avvertito, i dazi avranno un impatto sulle economie nazionali, spingendo a cercare mercati alternativi, ma ha auspicato un dialogo politico ed economico per tutelare il mercato italiano, evitando contromisure che potrebbero alimentare una guerra commerciale dannosa.