Monza, piccolo intervento per Machín: tutti i dettagli
Il centrocampista ha approfittato della sosta delle Nazionali
Nella giornata odierna il centrocampista equato-guineano del Monza José Machín ha pubblicato una storia su Instagram in cui si nota la sua mano rivolta alla propria compagna, su un letto d'ospedale.
Il giocatore biancorosso avrebbe effettuato, secondo quanto riportato da TuttoMonza, una piccola pulizia al ginocchio che è perfettamente riuscita. L'ex intermedio di Parma e Pescara ha approfittato della sosta per le nazionali per effettuare il piccolo intervento.
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“Scopigno era intelligentissimo, ci faceva ragionare oltre il calcio e ci trattava da uomini. [...] ci dava fiducia ma non dovevamo deluderlo."
Calcio e uomini, in un mondo fatto di calcio e di uomini. Le parole del compianto Gigi Riva, prima Re di Brenno e poi Rombo di Tuono per Gianni Brera, rendono al meglio il concetto di reciprocità nello sport, comunione trasversale fra allenatore e giocatori dove rispetto e fiducia giocano ruoli fondamentali. Manlio Scopigno, filosofo in panchina con fiuto tattico, sapeva toccare le corde giuste nei suoi atleti, personaggio da bastone e carota, a volte caustico nel linguaggio ma gentile di cuore. Fu lui a guidare il Cagliari al primo scudetto nel 1970, con Riva e compagni a incendiare l'Amsicora. Il rapporto fra Scopigno e la sua squadra era autentico, trascendeva il pallone e sconfinava nel sentimento, testa e umanità a rendere tutto ancor più esclusivo. Esattamente come Ranieri e Palladino, volti nobili del calcio. Sir Claudio a Cagliari, Professor Raffaele a Monza (ne parla Paolo Corbetta nel suo editoriale): due storie destinate a rimanere impresse nella memoria.
Nel match dell'U-Power Stadium a trionfare è il mister di Mugnano di Napoli, coi brianzoli a celebrare la prodezza di Daniel Maldini esattamente una settimana dopo la rovesciata capolavoro di Dany Mota. Perle confezionante dalla premiata ditta Mo-Ma (un ringraziamento a Roberto Gomarasca), degne del famoso “Canto d'amore” di De Chirico conservato al MoMa di New York.
Monza e Cagliari si cimentano in una partita tutt'altro che brillante, ma equilibrata sul piano fisico e tattico.
Ranieri incarta il match, Palladino lo scarta. I brianzoli concedono pochi spazi agli avversari, controllano il flusso del gioco e si applicano scupolosamente nelle due fasi; i rossoblù restano spesso sotto palla, non scovano le giuste vie di passaggio e faticano ad incidere.
Riconoscere il gioco e liberare lo spazio
Reduce dall'impresa in trasferta a Marassi, il Monza vuole dare continuità ai risultati e fare bottino pieno in casa davanti al suo pubblico. Palladino si affida al 4-2-3-1, con gli stessi interpreti di Genova, ad esclusione di Akpa Akpro che si accomoda in panchina per lasciare una maglia da titolare, la prima, a Daniel Maldini. In assenza di Gaetano, giocatore più in forma del Casteddu, Ranieri risponde con un classico 4-4-2, più riparato e cautelativo.
Dopo 80 secondi arriva il primo squillo dei brianzoli, con Maldini che apre troppo il piattone e spedisce sul fondo. Nel calcio fluido di Palladino, dove i principi prevalgono sui moduli e le funzioni definiscono le posizioni, è cruciale l'occupazione degli spazi, con la ricerca del terzo uomo mobile fra le linee. Un calcio organizzato, di movimenti e rotazioni, che soppianta l'integralismo imperante col talento e la fantasia. Un calcio geografico e verticale, libero nel tempo e nello spazio, sensibile alle qualità dei singoli e orientato sul riconoscimento del gioco. Non esiste una fissità di sistema ma un'interpretazione istantanea e fattuale, coi giocatori ad avvicendarsi nei ruoli per garantire un presidio mirato del campo. Ad esempio, se un difensore esce in aggressione un centrocampista scala in copertura, se un laterale avanza un trequartista rientra, se una pedina rompe la posizione c'è sempre qualcuno pronto a ripiegare.
È l'idea attualizzata del calcio totale di Johan Cruijff, un calcio virtuoso e telepatico in cui “è importante dare libertà ai giocatori, anche se all'interno di uno schema. […] La libertà è ammissibile se si produce il massimo rendimento dei giocatori di talento. Quello che conviene insegnare (ai ragazzi) è il divertimento, il tocco di palla, la creatività, l'invenzione.”
La suola come trigger tattico
Nel gioco è fondamentale individuare il momento giusto per “scaricare” il pallone e generare un contesto favorevole per la squadra. L'utilizzo della suola, come sottolineato da Roberto De Zerbi, può rappresentare un buon innesco per stuzzicare il pressing avversario, un’arma utile soprattutto per le squadre che costruiscono dal basso per attraversare le linee di pressione.
Al 10’ Colpani ricorre alla suola per confezionare una giocata e un potenziale attacco. Chiuso in marcatura da due uomini, il Flaco non cerca il dribbling o l’imbucata interna ma attende volutamente la sovrapposizione di Birindelli. Colpo d'occhio e magia suola-tacco: il 28 biancorosso elude così l'intervento degli avversari e spalanca alle sue spalle un'autostrada per il compagno. Una combinazione studiata in allenamento e sperimentata più volte nelle ultime partite. L'occasione sfuma (con il cross di Birindelli spazzato dalla difesa rossoblù), ma l'intuizione di Colpani è perfetta per tempistiche ed esecuzione.
Parità nelle palle inattive
Nell'economia delle partite ci sono dettagli impercettibili che, se analizzati attentamente, si rivelano importantissimi. Non solo nel gioco attivo, ma anche su situazioni di palle inattive, corner o punizioni che possono originare potenziali occasioni.
Al 30' Izzo ferma irregolarmente Shomurodov e concede un piazzato al Cagliari. Tutti e 10 gli effettivi del Monza si allineano in area, con Di Gregorio a chiamare una barriera a 4 ma senza il machiavello del coccodrillo. Una scelta che consente ai biancorossi di pareggiare le marcature a uomo, con un 6 contro 6 che lascia di fatto l'unica soluzione del tiro diretto togliendo eventuali alternative ai rossoblù. Il caso opposto di quanto accaduto in Juventus-Atalanta, con Koopmeiners libero di ricevere il passaggio e battere a rete per lo 0-1 provvisorio della Dea, proprio perché l'uomo preposto in marcatura era…il coccodrillo.
Lapadula è però scaltro e opta per un rasoterra che passa sotto la barriera terminando di poco a lato, con tanto di preghiera apotropaica del 16 biancorosso. Situazione di pericolo scampata per il Monza.
La diagonale di Birindelli e il non possesso controllato
Il Monza ricorre al gioco in ampiezza e allo sviluppo in profondità, con l'appoggio costante sulle catene laterali.
Con Lapadula e Shomurodov ancorati su Izzo e Marì, Deiola e Makoumbou a specchio su Pessina e Bondo, e i due centrali difensivi rossoblù in affanno nel ritracciare varchi, il trequartista centrale diventa l'elemento chiave in fase di possesso per mettere in difficoltà il Cagliari. A ottenere l'incarico è Daniel Maldini che, però, si decentra troppo e finisce per calpestare i piedi a Dany Mota, sconfinando nella catena sinistra già ispessita da Andrea Carboni (alla 100^ presenza fra i professionisti).
La fase di non possesso, al contrario, appare più incisiva, con letture puntuali e decisive. Al 32' Birindelli segue l'azione e si immola in una diagonale difensiva eccellente (in direzione dell'ombra sul campo), sbarrando la strada a Lapadula che, servito di testa da Shomurodov, si avvantaggia su Pablo Marì.
Gioiello di Maldini, vantaggio biancorosso
Al 41' il Monza sblocca il match con una punizione magistrale di Daniel Maldini. A una distanza di circa 20 metri dalla porta, il 27 biancorosso mira l'incrocio e mette il pallone esattamente dove Scuffet non può arrivare. Un gioiello di tecnica e precisione, tiro a giro e traiettoria imprendibile per il portiere, un gol quasi anacronistico nel panorama attuale dove le trasformazioni su calcio piazzato sono ridotte al minimo.
Terzo centro in biancorosso nelle ultime 4 gare per il giovane di proprietà del Milan, che esibisce tutto il suo talento e rispedisce ai mittenti le critiche (gratuite) ricevute al suo approdo in Brianza nel mercato di gennaio.
Ranieri cambia, Palladino gestisce
Nella ripresa Ranieri inserisce Prati e Oristanio per Makoumbou e Jankto, ridisegnando il modulo in un 4-3-3, con Nandez e Deiola interni di centrocampo, il 16 rossoblù in cabina di regia e il classe 2002 di proprietà dell'Inter a destra nel tridente.
Il Cagliari cerca di agguantare il pareggio ma il Monza non si scompone e blocca le sortite avversarie, mantenendo un buon bilanciamento e assecondando i momenti della partita. Nell'intervallo Palladino lima le posizioni di Mota e Maldini, ordinando una corretta alternanza nell'occupazione del perimetro sinistro e centrale: i due operano in mobilità dividendosi posti e compiti, con il 27 biancorosso più aperto sull'esterno e il portoghese a stazionare internamente sulla trequarti.
Al 49' i brianzoli sfiorano il raddoppio con un'azione orchestrata con lucidità dal basso. Con Shomurodov a invadere il raggio d'azione di Pessina e Oristanio più allargato sul lato opposto, il Monza trova la superiorità in fase di costruzione con uno dei due centrali difensivi, svincolati dalla pressione e attivi nell'impostazione. Izzo apre il gioco con un lancio sulla destra per Birindelli, il quale decide di accentrarsi per liberare lo spazio a Colpani. Dal conseguente sviluppo, il Flaco ha una tripla soluzione a disposizione: appoggio orizzontale per Birindelli alla sua sinistra, filtrante a destra per Maldini o cross nel mezzo da terzo a terzo. Il 28 biancorosso sceglie l'ultima opzione e pennella uno spiovente a rientrare nel mezzo, con Djuric e Mota a pareggiare la contesa numerica in area (2 contro 2). Il portoghese sfrutta il velo del bosniaco ma a pochi metri da Scuffet non inquadra la porta e spedisce a lato la sfera.
Gli ingressi di Zerbin, Gagliardini, Valentin Carboni e Caldirola spingono Palladino a virare sul 3-4-2-1, con Pessina a fungere da collante fra i reparti e ad addensare la mediana in fase di non possesso. Le mosse di Palladino risultano efficaci e il Monza entra in modalità gestione, costringendo il Cagliari a tessere trame orizzontali e spesso distanti dai pali di Di Gregorio.
La squadra di Ranieri non incide e, sfruttando le imprecisioni del Monza nel fraseggio offensivo, resta in partita fino all'ultimo senza rendersi particolarmente pericoloso.
Due occasioni per parte - lato Cagliari un gol annullato a Lapadula per fuorigioco e chiusura provvidenziale di A. Carboni; sponda Monza la doppia chance sui piedi di Colombo - tanti duelli e palle contese: al triplice fischio il risultato resta invariato. Monza-Cagliari termina 1-0.
Un finale da “mine vaganti”
Il Monza vince in casa e vola a quota 42 punti in classifica, 6 in più della scorsa stagione nella medesima giornata di campionato (29^) e una differenza reti praticamente identica (-4). Nella gara dell'U-Power Stadium i brianzoli incamerano l'11° clean sheet stagionale e il 50° personale di Michele Di Gregorio in maglia biancorossa. 11 come il numero di Rombo di Tuono, presente sugli spalti e al centro di una bandiera commemorativa. Perché Gigi Riva vive, sempre.
L'1-0 sul Cagliari fornisce importanti conferme in casa biancorossa, dalla prova dominante di Bondo, fosforo e carburante della mediana a rievocare il primo Edgar Davids; all'inesauribile vivacità di Birindelli, fluidificante in ascesa e garanzia sulla corsia destra.
4 successi nelle ultime 5 partite sono frutto del lavoro mercuriale di Palladino e del suo staff sulla squadra, rinvigorita sul piano atletico, temprata nello spirito e nella mentalità. Con la salvezza ormai archiviata, l'obiettivo è migliorare il piazzamento dello scorso anno e tentare di raggiungere quel traguardo che, soltanto 19 mesi fa, sembrava utopia. Le prospettive sono mutate, gli stimoli moltiplicati, le energie rinnovate. Allenatore e giocatori hanno totale consapevolezza dei propri mezzi, dei valori e le qualità acquisite, del capitale umano e collettivo, della maturità conseguita in campo a suon di prestazioni e risultati esaltanti.
Navigare spediti nel mare magno del campionato ragionando partita dopo partita, con la convinzione di non porsi limiti e regalarsi un finale di stagione da “mine vaganti”, citando il titolo di un noto film di Ferzan Özpetek.
Grazie alla società e alla supervisione di Galliani, il Monza e Palladino sono diventati grandi, consolidando un legame speciale con ambiente e tifosi. Una connessione magnifica che trasuda passione e romanticismo, con l'entusiasmo ad animare quel bellissimo viaggio chiamato Serie A. Un viaggio che, dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, farà tappa a Torino, sponda granata, sabato 30 marzo alle 15. Palladino ritroverà l'amico Juric in un match che si preannuncia avvincente per la corsa all'Europa.
A cura di Andrea Rurali
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