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Game over. Non c’è nulla da tradurre o da spiegare. Il significato è chiaro a tutti, giovani e meno giovani; gli amanti dei videogiochi oggi e dei flipper da bar in tempi più lontani sanno benissimo che queste due parole stabiliscono la fine del gioco. Parole che, da ieri pomeriggio, compaiono metaforicamente sul campionato dell’AC Monza 2024/2025. Certe affermazioni del tipo “finché l’aritmetica non ci condanna…” sono frasi di circostanza che, inconsapevolmente per chi le pronuncia, sanciscono che le cose siano ormai decisamente compromesse.

Game over: la serie B e il buio dietro l’angolo per il Monza 

Personalmente, ritengo che neppure un successo sul Parma avrebbe riaperto i giochi per i biancorossi. Ma Alessandro Nesta aveva dichiarato alla vigilia che la partita contro gli emiliani sarebbe stata l’ultima occasione da sfruttare. Non so se il tecnico romano volesse caricare i suoi o se ci credesse veramente. Poco importa. 

Ieri è calato il sipario e si sono spente le luci sul triennio del Monza in serie A. Non so se si chiude anche un’epoca, quella dei quasi 7 anni di proprietà della famiglia Berlusconi. Un settennio da dividere in due periodi, nettamente distinti tra loro: quello entusiasmante con Silvio Berlusconi ancora in vita e quello successivo, più breve e deprimente e che, essendo il più recente, offuscherà il ricordo del primo e lascerà l’amaro in bocca.

Tornare in serie B, la categoria dove il Monza vanta un numero record di partecipazioni, non è un dramma. Il dramma è non sapere cosa ci aspetta. Retrocedere a marzo dà in condizioni normali grandi vantaggi nel programmare la stagione successiva, con scelte adeguate in funzione degli obiettivi. Individuando un vero direttore sportivo (assente da tempo in società), un allenatore, un gruppo di calciatori adatti al proprio scopo. Nulla di tutto ciò è possibile oggi a Monzello, dietro l’angolo c’è il buio totale.

E con il buio c’è anche il silenzio, assordante, molto assordante. Sono scomparsi tutti, sia i più ciarlieri che i più silenti. La sola voce ed il solo volto che vediamo è quello di Alessandro Nesta, costretto a rintuzzare come può le domande che gli arrivano da più fronti nelle varie conferenze stampa. 

Tra le quali la mia di ieri pomeriggio riguardo l’infortunio di capitan Pessina e la sua guarigione. Che pare sempre prossima, ma non arriva mai. Un po’ come Godot, il personaggio della celebre commedia teatrale di Samuel Beckett, uno dei maestri del teatro dell’assurdo degli anni Cinquanta. Nesta ha risposto alla domanda palesando imbarazzo e dicendo che c’è stata una ricaduta del problema all’origine dell’infortunio muscolare occorso al giocatore a inizio novembre.

Praticamente Nesta non ha detto nulla di concreto e chiaro, ha girato intorno al problema con l’abilità di non dire nulla di comprensibile che mi ha tanto ricordato quella del conte Raffaello Mascetti/Ugo Tognazzi nella scena della “supercazzola” in Amici Miei. Vedremo prossimamente se e quando Matteo Pessina tornerà in campo. L’ennesima stranezza di una stagione assurda.  Paolo Corbetta