Monza positivo, passivo severo: focus sul KO subito dalla Roma (1-4)
I brianzoli giocano una buona partita ma cadono in casa per mano dei giallorossi. Poker della squadra di De Rossi, gol della bandiera di A. Carboni. L'analisi tattica del match.
“Devi accettare le sconfitte, imparare da esse e trarne più vantaggi possibile.”
Assorbire il ko prelevandone la lezione per poi rialzarsi.
Parole di Tim Story, regista losangelino noto per aver diretto nel 2005 e 2007 due film (non indimenticabili) de I Fantastici 4.
4 come i gol rifilati dalla Lupa ai biancorossi nel match dell'U-Power Stadium.
È vero: nel calcio conta il risultato ma non sempre il punteggio rispecchia le reali dinamiche o l’andamento del match. L’1-4 a favore dei giallorossi non è figlio di una prestazione incolore dei brianzoli. Tutt’altro. Il Monza disputa una buona gara, centrata sul piano dell'atteggiamento, orientata alla produzione offensiva, ma non impeccabile nella lettura delle situazioni e nella finalizzazione. Merito della Roma che frena il gioco dei padroni di casa, frammentandone la circolazione e il possesso palla, li governa con lucidità e, infine, li punisce con cinismo grazie alle invenzioni dei suoi campioni. La sfida tanghera dei 21 la vince Paulo Dybala, ago tattico del match e mancino risolutivo con la sua classe e i tocchi leggiadri.
Per i brianzoli si tratta di passivo fin troppo severo che, citando un film con Jim Carrey, diventa “Bugiardo Bugiardo” per gli sforzi profusi nell'arco dei 90'.
Dinamismo e intensità
I brianzoli approcciano la partita con coraggio e intensità, consolidando quel 4-2-3-1 che nelle ultime due uscite ha fruttato punti e vittorie. Palladino sceglie di affidarsi a Warren Bondo per restituire alla mediana fisicità e dinamismo, con Pessina avanzato centralmente sulla trequarti.
Nei primi 20 minuti succede di tutto, con occasioni da una parte e dall'altra: prima Di Gregorio respinge una conclusione insidiosa di Pellegrini, poi Djuric stampa di testa il pallone sul palo (terzo legno consecutivo per il bosniaco). Al 17' Lukaku sfiora il vantaggio e due minuti più tardi il Var annulla la rete di Cristiante per fuorigioco di rientro di Dybala.
L’infortunio di Gagliardini al 22’ non giova ai biancorossi e costringe Palladino a interpretare il match in modo diverso, riportando il capitano biancorosso a centrocampo e inserendo Valentin Carboni in zona rifinitura. Una mossa forzata che favorisce il gioco della Roma, flessibile nell’assetto e animato dalle qualità dei suoi elementi.
Daniele De Rossi opta per il 4-3-3 impostando la gara sulla tattica posizionale con funzionalità specifiche attribuite ai propri calciatori. Testa, solidità e pragmatismo sono i requisiti per mettere in difficoltà il Monza, con rotazioni e movimenti a garantire un’occupazione ottimale del campo, equilibrio in fase di non possesso, marcature preventive, dialoghi nello stretto e fantasia dei singoli negli ultimi 16 metri.
Lanci lunghi e ricerca della profondità
Al 34' il Monza produce un’azione d’imprinting berlusconiano: profondità e attacco alla porta.
L’abbassamento dei mediani consente ai due centrali difensivi di allargarsi spingendo i terzini all'avanzata.
Caldirola alza il pallone con un lancio lungo sull’asse di destra per la corsa di Birindelli, scavalcando i reparti giallorossi e colpendo alle spalle la retroguardia ospite.
Perfetto il controllo a seguire del fluidificante ex Pisa che punta dritto verso Svilar e, dal limite dell’area, conclude di poco fuori con un diagonale affilato. Una scelta poco azzeccata da parte del 19 biancorosso che non vede Dany Mota, svincolato dalla marcatura di Celik e libero di poter battere a rete a pochi passi dalla porta.
“Magica” triangolazione, vantaggio romanista
Al 38' il match si sblocca. La Roma rompe il muro del Monza e passa avanti. La manovra giallorossa diventa avvolgente, con tante pedine nella metà campo avversaria e i difensori ad accompagnare le sortite offensive. La chiave tattica è la riaggressione feroce del pallone in fase di non possesso e la verticalità immediata durante la costruzione. "Magica" è la triangolazione romanista: filtrante di Cristante, sponda di Lukaku e prodezza di Pellegrini, che aggira Birindelli e, con un numero da illusionista in un fazzoletto di terra, piazza il pallone là dove Di Gregorio non può arrivare. Una situazione che evidenzia la superiorità di uomini del Monza (7 vs 6) e, al contempo, la capacità dei giallorossi di smarcarsi e inserirsi.
Perché, come diceva Boskov: “Un grande giocatore vede un’autostrada dove gli altri solo sentieri”.
Seconde palle attive e mobilità giallorossa
Duelli e seconde palle, secondo il tecnico campione del mondo nel 2006, rappresentano nella grammatica calcistica attuale un complemento importante. Un fattore che, se attirato in positivo, diventa fondamentale per regolare gioco e giocate, come nel caso della seconda rete dei capitolini.
Con la sua posizione ibrida, Dybala è determinante nel togliere riferimenti agli avversari e a spezzare la difesa biancorossa, con Andrea Carboni fisso in marcatura sul 21 giallorosso in ogni parte del campo.
Al 42’ la Joya, in costante mobilità sulla trequarti, taglia in diagonale da destra a sinistra e arpiona una respinta di testa di Birindelli, trascinando A. Carboni fuori reparto con un recupero rapido della sfera.
Una situazione che, nonostante la superiorità numerica sotto palla, sfugge dal controllo dei brianzoli, in 4 contro 3 ad arginare i giallorossi, con Mota pronto a scalare in copertura su Celik.
Decisivo è il contro movimento di El Shaarawy tallonato a uomo da Birindelli, in direzione opposta rispetto al 21 argentino. Sfruttando il corridoio a disposizione, Dybala supera Carboni e crossa nel mezzo per Lukaku. Per il centravanti belga è una “pura formalità” (Tornatore docet) depositare il pallone in rete dopo aver preso tempo e posizione a Caldirola, in ritardo nella chiusura in area.
Orgoglio biancorosso, sentenza giallorossa
Nella ripresa Palladino inserisce Kyriakopoulos al posto di Colpani e cambia asset passando al 3-4-2-1. Con un baricentro più alto i biancorossi si rendono pericolosi e confezionano due palle gol, prima con Djuric (che calcia alto sopra la traversa) e successivamente con Andrea Carboni che, di testa, non trova lo specchio della porta.
Nel momento di forcing brianzolo, De Rossi sostituisce Angelino con Smalling e ricalibra tatticamente la gara virando su un 3-4-3 a specchio e più riparato. Al 63' la Roma mette il sigillo al match con una punizione magistrale di Dybala, che calcia la sfera a fil di palo con tanto di rimbalzo a mandare fuori causa Di Gregorio. All'82' il rigore di Paredes, imparabile, sentenziano definitivamente l'incontro.
Spinto dall'orgoglio, il Monza riesce a segnare meritatamente il gol della bandiera. I biancorossi non perdono il fraseggio ma faticano ad imbucare, con la Roma compatta e asserragliata sotto palla. E quando una squadra si schiaccia dietro, limitando le linee di passaggio e chiudendo gli spazi, il tiro dalla distanza può rappresentare una valida soluzione. All'87' Valentin Carboni naviga sulla trequarti e premia la salita dalle retrovie di Andrea Carboni che si coordina e scaraventa un mancino letale all'incrocio in stile Carlos Augusto. È il primo gol in Serie A per il difensore classe 2001, in crescita costante durante la stagione e migliore in campo contro la Roma.
Al triplice fischio Monza-Roma finisce 1-4.
Prova positiva, risultato negativo
Il Monza cade all'U-Power Stadium al termine di una partita movimentata e ricca di azioni. I giallorossi strappano la sesta vittoria in sette gare nella gestione De Rossi, bravo a lavorare sulla testa dei giocatori e trasferire serenità all'intera rosa, massimizzando il potenziale individuale e collettivo. Al netto della condotta arbitrale, discutibile in diverse circostanze (qui il punto di Paolo Corbetta), la Roma conquista un successo meritato, fermo e corale, dove stabilità e bilanciamento camminano sugli stessi binari dell'estetica e del talento.
Al contrario, per il Monza l'amarezza è imputabile soltanto al risultato. Una dura sconfitta che però non ridimensiona la squadra e gli obiettivi, con la salvezza ad un passo e l'ottavo posto a 6 lunghezze. Mentalità e audacia hanno acceso la prestazione, tra le migliori e più positive della stagione, con un Monza vivo e vivace dal primo all'ultimo secondo.
A conti fatti la differenza sta tutta nei dettagli, specie nell‘abilità di sfruttare la tecnica con la giusta precisione. Qualità che, unite a una rigorosa abnegazione, consegnano tre punti preziosi alla Roma in piena corsa per un piazzamento in Champions League.
I biancorossi escono dal rettangolo verde con la consapevolezza di potersela giocare con tutti, grazie alla mentalità e all‘audacia instillate dal proprio allenatore.
Studio, analisi, concetti, applicazione: l'idea di gioco di Raffaele Palladino é diventata in poco tempo una realtà consolidata. La rappresentazione di un calcio che punta al risultato con stile, che si basa sul coraggio e l'equilibrio, che predilige i principi ai moduli lavorando sulla tattica e la sostanza per arrivare alla forma.
Un calcio di alto profilo, ispirato a chi il calcio lo ha reso grande, da Lippi a Guardiola, con uno sguardo fedele a chi il calcio glielo ha trasmesso, il suo "maestro" Gasperini. Un calcio che si é evoluto con intelligenza e che oggi può ambire a diventare una corrente: il "palladinismo".
Non solo: il valore più bello trasmesso dall’ambiente e da Palladino ai giocatori è il concetto di appartenenza, di coesione, unità, coraggio, umiltà. E soprattutto l’idea di famiglia, con il gruppo che si esalta nei momenti più incredibili e si compatta nelle difficoltà.
Soprattutto nelle sconfitte, perché come sosteneva l'autore inglese Austin O'Malley: “Se impari da una sconfitta non hai perso”.
L'occasione del riscatto è già alle porte, con la suggestiva sfida di Marassi in casa del Genoa in programma sabato 9 marzo alle 20.45.
A cura di Andrea Rurali