Ricomincio da tre (punti): gol e carattere certificano la vittoria del Monza sul Verona (0-3)
I biancorossi espugnano il Bentegodi e tornano alla vittoria con una prestazione maiuscola e arcigna. Turati blinda la porta, Mota e Bianco cancellano il Verona. L'analisi del match.
“La prima qualità che deve avere un allenatore è il saper gestire mille cose. […] devi essere attento a mille sfaccettature. Dipende poi da ogni situazione, perché se sei in una grande squadra devi trovare il giocatore giusto, se sei in una piccola società, dove devi fare bene, allora devi andare alla ricerca di quel giocatore che abbia lo spirito giusto”.
Le parole di Claudio Ranieri riepilogano perfettamente la portata, il volume e il valore della vittoria del Monza al Bentegodi contro l'Hellas Verona, la prima stagionale dopo un digiuno lungo 16 gare.
Tre gol che valgono tre punti e il primissimo successo in panchina in Serie A per Alessandro Nesta, guida-timoniere della formazione brianzola che, con perseveranza e stato mite, sta lasciando la sua impronta nel gruppo, consolidando le idee e alimentando le consapevolezze di ogni individuo, non solo nell'indicare cosa si deve fare ma, soprattutto, incentivando la possibilità di poter fare determinate cose. Un lavoro misurato sulla pazienza, quella che Giacomo Leopardi nello Zibaldone definiva una dote. Perché “La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza eroica”. E nell'era contemporanea, dove l'immediatezza ha soppiantato la durata, l'algoritmo digitale - e quindi frenetico - il calcolo l'analogico e le scelte compulsive il ragionamento, la pazienza diventa l'unico rimedio, un vero e proprio atto di coraggio come sottolinea Lamberto Maffei nel suo “Elogio alla lentezza” (Il Mulino, 2024).
Lentezza collegata al raziocinio e all'oculatezza nel prendere decisioni, esattamente come intende il saggio Adriano Galliani che, in barba alle tendenze ricorrenti di esonerare allenatori, ha confermato Alessandro Nesta senza mai metterlo in discussione, consapevole del fatto che - Leonardo Da Vinci docet - “la pazienza è l'arma che ci dà la forza di affrontare qualsiasi situazione”.
Durante la sosta di campionato, Nesta e il Monza non si sono scomposti, operando con dedizione e concentrazione, stabilizzando i principi di gioco e aumentando le convinzioni dei singoli.
La prestazione contro gli scaligeri non è soltanto figlia della pazienza, e quindi dell'abnegazione unita alla costanza, ma dello spirito dei calciatori - in sintonia con il pensiero di Ranieri - che definisce l'anima del collettivo, al grido di Dumas di “tutti per uno, uno per tutti”.
Il Monza firma il suo personale “Ricomincio da tre” (film di e con Massimo Troisi del 1981), con tre punti che valgono 7 e lo sgancio dalla zona rossa della classifica. Un balzo in avanti che certifica la crescita del gruppo, ristabilizza gli umori e rende ancor più preziosi i pareggi ottenuti contro Fiorentina, Inter e Roma.
Approccio centrato, atteggiamento vincente
Il Kamata Hristo Stoičkov diceva che nel calcio “devi avere la giusta mentalità, combattere in ogni partita, in ogni allenamento e su ogni palla”. E aveva ragione. Questione di atteggiamento, questione di indirizzo che un allenatore dà alla propria squadra, toccando le corde giuste nei suoi giocatori.
Reduce dal successo nel derby col Venezia, Zanetti convalida l'1-4-2-3-1, Ghilardi in difesa accanto a Magnani, Belahyane e Duda nel mezzo, Suslov, Tengstedt e Lazovic a supportare Mosquera.
Nesta opta per il consueto 1-3-4-2-1, con Bondo e Pessina a duettare in mediana e l'inserimento sulla trequarti di Caprari, ex di turno, al posto di Daniel Maldini infortunato (contusione alla spalla).
Il Monza parte col piede giusto, approccio centrato e piglio ispirato, impostando la propria organizzazione sulle imbucate tra le linee e la ricerca della massima ampiezza, con uno o due elementi sempre larghi sulle corsie (uno dei dogmi del calcio di Pep Guardiola) in un sistema fluido che si adatta alle circostanze del gioco, plasmato in una specie di 1-4-2-4 per favorire una corretta occupazione degli spazi.
I due quinti, Kyriakopoulos e Pereira, lavorano in simultanea, con uno bloccato a aiutare la difesa e l'altro alto sulla fascia a supporto del reparto offensivo.
Aprire la manovra, stringere il gioco da una parte del campo per poi liberare il lato debole attraverso il giro palla o passaggi filtranti a rompere le linee di pressione: al 9' i biancorossi passano in vantaggio con un'azione totale, articolata a fisarmonica, in up and down, da sopra a sotto, con triangolazioni rapide e una tranquillità mentale da divenire il mezzo per manipolare tempo e assetto gialloblù. Dallo sviluppo alla costruzione da dietro, fino ad arrivare al gol, l'ennesimo da cineteca di Dany Mota Carvalho, il motador della Brianza, l'uomo delle marcature pesanti schierato a destra da Nesta per esaltarne ancor di più le qualità. Un'intuizione del tecnico biancorosso che si rivela vincente.
Nello scacchiere brianzolo è cruciale il movimento a elastico di Caprari, che ha meno conduzione di Maldini ma più visione nelle aperture e nei suggerimenti immediati per i compagni; quel tanto che basta per farsi trovare nell'half spaces fra centrale e terzino destro, ricevere il lungolinea di A. Carboni e disegnare una parabola col contagiri per il portoghese.
Una giocata da numero 10 che Mota finalizza a regola d'arte, concentrando pensiero, coordinazione e impatto in un unico gesto, tiro leggermente strozzato a viaggiare sotto le gambe di Bradaric e a insaccarsi nell'angolino opposto. La traiettoria ad incrociare trafigge Montipò e si trasforma in una perla magnifica, seconda soltanto alla rovesciata inarrivabile, da figurine Panini, in Genoa-Monza 2-3.
20 minuti impeccabili e 25 di sofferenza, con la reazione del Verona che produce occasioni pericolose, prima con Ghilardi e poi con Tengstedt. In entrambe le circostanze Turati si fa trovare pronto e sventa le minacce. I brianzoli non perdono l'equilibrio, si applicano con altruismo, battagliano, vincono i duelli e tengono botta, preservando il parziale con coraggio.
Verona sbilanciato, Monza compatto e spietato
Nella ripresa il Verona abbozza una reazione e sfiora il pareggio con Lazovic, ma Turati è attento e smanaccia la conclusione.
La squadra di Nesta non si scompone e con ordine prova a scardinare i reparti gialloblù a caccia del raddoppio. Al 53' Montipò neutralizza il colpo di testa di Djuric da corner, poi Kyriakopoulos al 61' fa esplodere il mancino ma il suo tiro si stampa sulla traversa.
Il Monza avverte il momento favorevole e trascina l'inerzia del match dalla sua parte, schermando gli assalti dei Mastini e pungendo nuovamente. Il 2-0 è l'espressione perfetta del calcio secondo Silvio Berlusconi, del “bel giuoco e dei gol”: il suggerimento in profondità a innescare il dialogo tra prima e seconda punta, fra il centravanti che diventa il pianeta e il rifinitore il suo satellite, e viceversa, in un rapporto complementare di reciprocità. Turati rinvia dal fondo, Djuric prolunga il pallone con una spizzata dolcissima e Mota brucia difesa e portiere avversari con un tocco di punta da calcetto. Un'azione che, riavvolgendo il nastro a Salernitana-Monza dello scorso 24 febbraio, rievoca lo 0-2 di Pessina, una sorta di remake serigrafato per dinamica ed esecuzione, con il rilancio del portiere a sollecitare il gioco aereo del riferimento avanzato. Una soluzione che diventa un'arma da intervallare alla costruzione palla a terra, sempre più ricorrente nelle proposte di molte squadre (Milan, Inter, Juventus).
Il match sembra destinato a non avere più storia, ma è ancora il Monza a puntellare la narrazione con la terza rete che, di fatto, anticipa i titoli di coda. Stesso copione del bis di Mota (prima doppietta in A per il portoghese), con Bianco a beneficiare dell'errore di Faraoni, su suggerimento di Djuric, e a bucare Montipò.
Al triplice fischio Hellas Verona-Monza termina 0-3.
Spirito di squadra e sacrificio: una vittoria fondamentale
“La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre”.
Dal meraviglioso adagio di Oriana Fallaci emerge tutta l'essenza biancorossa dell'impresa al Bentegodi che vale il primo “+3” della stagione. Monza autorevole e shakesperiano nella terra di Romeo e Giulietta, con la squadra a fare Montecchi e i tifosi, in balconata sugli spalti, a interpretare Capuleti: un fotogramma romantico che racconta la passione oltre i colori, il sentimento alla base di ogni cosa, la sinergia tra giocatori e ambiente a sposare in pieno la psicologia della Gestalt dove “il tutto è più dalla somma delle sue parti".
A Verona i brianzoli mettono a referto una prestazione granitica, di giudizio e personalità, con l’ethos e il pathos a definire l'identità, la trance agonistica e il carattere a dettare il ritmo, la coesione e l'audacia a dare un timbro alla gara.
Il Monza c'è e lo dimostra, lotta senza mai mollare e combatte su ogni pallone, resta concentrato ed elimina i cali di tensione, con la ferma volontà di conseguire il pieno risultato a distanza di sette mesi dall'ultima volta.
Calcio cartesiano e di sostanza, tarato sull'efficacia e il pragmatismo, la capacità di riconoscere le situazioni e alternare la manovra, fraseggio basso per attirare la pressione avversaria e attacco diretto alla porta in verticale di berlusconiana memoria (da non confondere - e banalizzare - col preistorico “kick & run” inglese basato sull'1-1-8 e l'assenza di marcature o il “palla lunga e pedalare” di Nereo Rocco unito al catenaccio), gioco posizionale e insieme relazionale, di connessioni e combinazioni a sfruttare le caratteristiche dei giocatori, il “fattore” Djuric e le spizzate filtranti a prolungare i rinvii del portiere.
La formazione di Nesta centra l’approccio e tiene alta l’intensità, atteggiamento proattivo e applicazione massima nelle due fasi, sacrificio e aggressività costanti, ordine e qualità nelle ripartenze, cinismo sotto rete e solidità difensiva. Un super Turati blinda la porta, il trio difensivo (Izzo, Marì, A. Carboni) forma un muro invalicabile, Pessina e Bondo (autore di una prova encomiabile) fungono da cervello e motore, Pereira e Kyriakopoulos sono vigili e si avvicendano in copertura e aggressione, Caprari pennella un assist illuminante per Dany Mota, che sigla l’ennesimo gol da cineteca e fa doppietta. Poi ci pensa Bianco a cancellare gli scaligeri nel finale, regalando a Nesta il primo trionfo in Serie A: il Monza cala il tris al Bentegodi e sale al 16° posto in graduatoria.
Quella di Verona non è solo una vittoria che accarezza il morale e l’autostima, conquistata con merito e determinazione, piena di valore e consapevolezze, ma una risposta convincente che può far decollare il campionato del Monza e dare una scossa positiva in vista dei prossimi impegni, a partire dalla sfida dell'U-Power Stadium col Venezia di Eusebio Di Francesco. Altro scontro diretto da affrontare con lucidità e intelligenza per dare continuità allo 0-3 rifilato ai Mastini e proseguire il cammino verso l'obiettivo salvezza.
Con testa, calma e sangue freddo. Perché, come sosteneva l'araldo britannico Bill Shankly, “nel calcio, molto del successo è nella mente”.
A cura di Andrea Rurali