Monza, il pranzo è servito: 3-0 sulla Salernitana e una prova di maturità che fa alzare l’asticella
I biancorossi onorano il “pranzo della domenica” con una vittoria pirotecnica e da grande squadra. Palladino supera Sousa e porta il Monza al 7^ posto in classifica. L’analisi tattica del match.
“Bisogna sempre saper leggere bene la partita, anche perché gli errori dell‘avversario sono spesso il risultato indiretto di scelte tattiche e tecniche invisibili all'occhio del profano o del tifoso, che si lascia ammaliare dal dribbling o dal gesto spettacolare del giocatore ma poi ignora completamente il movimento senza palla di chi copre benissimo gli spazi, impedendo agli avversari di giocare”.
Attorno all'appello di Arrigo Sacchi, riposto nero su bianco tra le pagine del libro “Calcio totale – La mia vita raccontata a Guido Conti” (2015, Mondadori), ruota tutto il senso del calcio.
Dettagli. Impercettibili variazioni di corpi nello spazio, spostamenti che possono cambiare la dimensione del gioco e delle giocate. È la sintesi perfetta di Monza-Salernitana, una partita in cui a fare la differenza sono stati, appunto, i dettagli.
Tattica e tecnica di squadra
Louis de Broglie, premio Nobel per la fisica nel 1929, diceva giustamente, che “non vi è gioco, per quanto spontaneo, che non possieda una sua tattica e una sua strategia”.
Non solo: il mondo del pallone non può fare a meno della creatività, la stessa che Bob Marley invocava per dare libero corso alla propria ispirazione.
Tattica, creatività ma anche tecnica, perché senza di essa, sottolineava Gianfranco Zola, “non vai da nessuna parte”.
E a fissare i paletti di questa narrazione tornano i comandamenti di colui che, in un certo senso, resta immortale: Johan Cruijff.
A tal proposito, il profeta olandese sosteneva quanto la matrice del football fosse programmata secondo i codici della tecnica, che “non vuol dire essere capaci di palleggiare 1000 volte”, ma “passare la palla con un tocco, con la giusta velocità, sul piede giusto del tuo compagno”.
Un mix di ingredienti che il Monza ha miscelato alla perfezione nei 45' iniziali con la Salernitana, dove controlli orientati, rapidità d’esecuzione e tocchi precisi di prima hanno rievocato quel Totaalvoetbal che tanto ha fatto scuola.
Forma e sostanza, estetica e contenuto: l’interpretazione dei biancorossi è stata encomiabile dal punto di vista tecnico, tattico e dell’atteggiamento. La formazione granata ha dovuto inchinarsi ai padroni di casa, atleticamente straripanti e con uno mood incendiario difficile da spegnere.
La mossa a sorpresa di Palladino - mai convenzionale e sempre attento a dare un'opportunità a chi merita - è stata Samuele Vignato, schierato da titolare per dare imprevedibilità nel terzetto offensivo. Scelta ampiamente ripagata dal talento nativo di Negrar, che ha mandato in corto circuito il centrocampo della Salernitana stazionando costantemente sulle zolle di Bohinen.
Il capolavoro di Colpani
Al minuto 8 il Monza apre le danze: Vignato porta via la marcatura del numero 8 granata e spalanca una voragine centrale per Pessina, libero di ricevere indisturbato da Colombo e allungare la manovra. La verticalizzazione del capitano biancorosso per Colpani risulta efficace, con il Flaco che punta frontalmente Pirola e si cimenta in un sinistro-destro d'essai, dribbling a rientrare e tiro a incrociare sul secondo palo. Una conclusione tagliata che brucia sul tempo Ochoa e si insacca in rete.
80 voglia di gol: il primo centro di Vignato
Passano meno di 600 secondi e i biancorossi trovano il 2-0. La Salernitana guida il possesso nella sua metà campo, con Cabral che scende a ricevere la sfera per dirottare in avanti il gioco.
La pressione del Monza è impetuosa e coordinata: dalla retroguardia brianzola si stacca D'Ambrosio, che si lancia nell'aggressione immediata sul portatore di palla avversario e chiama il raddoppio di Gagliardini, abile a sottrarre la sfera e a condurre il break con una percussione in diagonale dentro il campo.
La combo a tenaglia dei due ex nerazzurri spezza la manovra della Salernitana e switcha la transizione da negativa a positiva, mandando i tre difensori granata a chiudere l'azione senza curarsi alle loro spalle dell'attacco alla porta di Vignato.
Il numero 80 biancorosso scaraventa il pallone sotto le gambe di Ochoa con un rasoterra chirurgico di sinistro: è il suo primo gol con la maglia del Monza e la prima rete assoluta di un classe 2004 in Serie A.
Un colpo in canna
La squadra di Palladino è in trance agonistica e tenta in ogni modo si sferrare il colpo del KO, cavalcando la voragine centrale con cambi di ritmo micidiali e triangolazioni di prima in velocità.
Il Monza articola una fitta trama di passaggi uscendo dal basso con una pulizia sopraffina nel fraseggio e una lettura corretta delle rotazioni. Pablo Marì si allarga a sinistra e disegna un corridoio parallelo alla riga laterale per l'avanzata di Caldirola, Colpani, che materializza un tre contro tre a uomo a centrocampo. I movimenti dei biancorossi sono talmente in sincronia da non squilibrare la difesa: ogni sgancio dei braccetti in fase di possesso mantiene inalterata la costruzione a tre con Pessina o Gagliardini a rimorchio della retroguardia, mentre in situazione di non possesso il settore si rimodula a 4, con i due quinti a supporto dei due difensori rimasti.
Dallo sviluppo successivo il pallone transita sui piedi di Colpani che, davanti a sé, ha la disponibilità dei due compagni d'attacco e una doppia opzione di gioco. Il suggerimento è in asse per Colombo, che dosa l'appoggio corto e chiude l'isoscele per la corsa a campo aperto di Vignato. È il meccanismo del terzo uomo che si concretizza e riassume uno dei principi fondamentali del calcio di Palladino, con un perno di riferimento tra le linee a bucare i vuoti lasciati dagli avversari. Pochi istanti dopo il tiro di Vignato viene neutralizzato dall'estremo difensore messicano, vigile nella respinta.
Duelli vincenti e triangoli a salire
Un'analoga situazione si compone al 29', quando il Monza recupera palla ed esce dalla sezione di pressing della Salernitana con una sequenza di triangoli a salire, che parte da Gagliardini e si completa con l'apertura di Colpani per Colombo.
Grazie ai duelli vinti dai centrocampisti, il 9 biancorosso è completamente svincolato dalla marcatura e pronto a involarsi verso la porta della Salernitana, ma a una manciata di metri da Ochoa scarica un sinistro che finisce alto sopra la traversa.
Nel momento di forcing estremo, tra duelli vinti e presidio sulle seconde palle, i biancorossi non riescono a pungere per la terza volta e il primo atto di gara volge al termine sul 2-0.
Dai miracoli di Di Gregorio al rigore di Pessina
Nella ripresa Paulo Sousa ricalibra l'assetto con un triplo cambio a centrocampo: fuori Łęgowski, Bohinen e Mazzocchi, dentro Martegani, Maggiore e Bradaric.
Il Monza procede in gestione ma nella parte centrale del secondo tempo è costretta a subire l'iniziativa degli ospiti, alla disperata ricerca di un episodio per riaccendere la gara. Il solito, monumentale Di Gregorio blinda la porta brianzola con parate prodigiose che sbriciolano tutte le chance dei campani.
Gli inserimenti dalla panchina di Palladino deframmentano parzialmente il centrocampo ma negli ultimi 20 minuti l'assetto torna alla regolare normalità, con Bondo e Papu Gomez particolarmente attivi negli assalti. Al 78' è il fuoriclasse argentino a uscire fortissimo su Gyömbér, con Colombo a ripiegare su Maggiore fino al limite della propria area, aggiungendosi come +1 ai 4 effettivi il linea davanti al “libero” Pablo Marì. Dall'immediata transizione di Gomez si arriva nell'area di rigore opposta dove Pirola stoppa con le braccia in scivolata il tiro di Bondo. Calcio di rigore per il Monza ed esecuzione glaciale di Pessina, che firma il 3-0 e fa calare il sipario. Un gol che sigilla il match e regala ai brianzoli la prima differenza reti positiva in Serie A dopo 46 partite.
A proposito di numeri: è la terza vittoria della stagione, la seconda in casa, e il quinto risultato utile consecutivo. 3 punti importanti che danno continuità al successo contro il Sassuolo, ricamano il terzo clean sheets di fila e avvalorano la mentalità sempre più granitica della squadra di Palladino.
Il pranzo della domenica
Il trionfo del Monza contro la Salernitana è racchiuso tutto in un’immagine, emozionante, a fine gara: l'esultanza dei biancorossi sotto la Curva Davide Pieri.
Il Monza onora “Il pranzo della domenica” di vanziniana memoria e lo serve come il game show di Corrado e Stefano Jurgens. All’U-Power Stadium i tifosi offrono l’antipasto sugli spalti, poi i brianzoli apparecchiano la tavola in campo e calano le portate.
Primo piatto di Colpani, dal sapore insuperabile come il risotto alla monzese, secondo di Vignato con contorno di Gagliardini e, infine, dolce di Capitan Pessina a chiudere il rituale.
E ancora, nel finale, un Bàrbisòn brianzolo ad ammorbidire il palato, con Galliani e la squadra a prendere gli applausi del popolo biancorosso, poco prima del secondo giro concesso a Mister Palladino.
Forza, talento e lavoro
Al triplice fischio l’entusiasmo è incontenibile, scorre potente nelle vene dei bagaj come la forza negli Jedi.
Il Monza annichilisce la Salernitana di Paulo Sousa mostrando solidità e carattere da vera squadra, una prova di maturità che certifica lo spessore del gruppo e la sua fame di successo.
Palladino è il deus ex machina, Di Gregorio l’eroe di cui tutti avrebbero bisogno (l'uomo Digre), Pessina un leader autorevole, Gagliardini è una diga invalicabile, Colpani un diamante allo stato puro, Vignato un talento da coccolare.
La classifica attuale sembra quasi un miraggio, ma a guardarla bene non lo è: i brianzoli salgono al settimo posto in graduatoria, appena dietro le grandi della Serie A, e hanno tutta l'intenzione di confermarsi. Uniti verso la meta, che solo il tempo (oltre ai risultati) saprà definire.
Una cosa è certa: il Monza è una macchina di calcio totale, fiammante e prestazionale, con tanti cavalli nel motore; una concessionaria di talenti, nati, cresciuti, esplosi, scoperti e ritrovati sotto l’ala di Raffaele Palladino.
Le virtù dei singoli si sposano con quelle del collettivo, un gruppo collaudato e in sinergia, permeabile al lavoro e impermeabile allo scetticismo di qualche esponente dell’ultima ora.
Perché, come ricordato da Pep Guardiola all’evento Dialoghi sul talento tenutosi a Cuneo: “il talento si sviluppa continuando a lavorare. A volte pensiamo che quello che dicono fuori è quello che è, ma non è così. Lottare contro le critiche è la cosa più grande, i giovani devono guardarsi dentro e capire che la propria opinione è quella che conta davvero, perché solo loro sanno quello che hanno fatto. Vi piace giocare a calcio? Fatelo in continuazione e fatelo tanto".
La strada è ancora lunga, ma la via del talento è quella da seguire. E di questo passo, e con questo ritmo, per il Monza è davvero un bel viaggiare.
Di Andrea Rurali