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Ci sono storie che sembrano scritte dal destino in modo così lineare, quasi prevedibili, il gioco del calcio nella storia personale di Daniel Maldini entra prepotentemente come un assist perfetto che ti manda in gol. Una vocazione innata a cui non puoi voltare le spalle, ma solo indossare un paio di scarpette e continuare una storia incredibile che ha attraversato tre generazioni. 

Il nonno prima, Cesare Maldini, il padre Paolo dopo, entrambi bandiere e protagonisti assoluti del calcio italiano e del Milan. Daniel Maldini lo sa bene, il suo cognome suona come una sentenza, perché quel nome sulla maglia evoca inevitabilmente paragoni e spesso dicerie. Tutti si aspettano le stesse gesta del padre e del nonno, e non importa se i ruoli siano differenti, non importa se Daniel è un ragazzo di 23 anni che ha trovato la sua strada grazie al suo talento, per molti, sbagliando, sarà sempre e solo il figlio e il nipote di. 

Daniel nasce a Milano e il pallone diventa subito il suo migliore amico, inizia un percorso nelle giovanili del Milan e pian piano dimostra di avere il fuoco acceso della dinastia Maldini, quel talento innato che lo porta inevitabilmente a prendersi la scena. Il suo primo allenatore, Filippo Galli ha subito intuito le potenzialità di quel ragazzino: “Si tratta di un giocatore che vede calcio come pochi, quello che mi colpisce di lui è la capacità di trovare la giocata che ti sorprende”. L’esordio in Serie A è nel 2020, un anno dopo il primo gol tra i professionisti in maglia rossonera. Applausi e ricordi si mischiano nei cori della curva Sud che inneggiano ancora a quel cognome che ha scritto la storia. 

Capitolo Monza, una nuova avventura

I prestiti a Spezia ed Empoli sono le prime parentesi senza quei colori addosso, il suo arrivo a Monza nel mercato invernale della stagione in corso, è voluto fortemente dal direttore Galliani e da mister Palladino, scelta che inizialmente ha innescato commenti ingenerosi frutto di becere illazioni, come se quel nome sulle spalle fosse il passepartouts per aprirgli tutte le porte. Il campo fortunatamente dà sempre le sue risposte, non inganna, non ti protegge per il nome che porti, ma anzi ti offre la possibilità di creare una tua identità, un tuo stile, una tua storia.  

Daniel Maldini e Adriano Galliani

Al 67° minuto di Salernitana-Monza, profetico Palladino che inserisce Maldini, probabilmente però quando il numero 27 è comparso sul tabellino per la sua entrata in campo, qualcuno avrà storto il naso, ma Daniel ha messo a tacere in 10 minuti tutti con un’azione magistrale che ha aperto le marcature, poi chiuse da Capitan Pessina. Un 2 a 0 figlio di un grande lavoro di squadra che sulle ali dell’entusiasmo sta dimostrando il suo valore e perseguendo i suoi obiettivi. 

MALDINI, LE SUE PAROLE A FINE GARA

A fine gara grandi elogi per Maldini che entusiasta ha dichiarato: “Palladino mi parla, mi dà consigli e mi fa sentire importante, spero di aiutare la squadra in altre occasioni”. Il presente si chiama Monza ed è qui che deve continuare a dimostrare il suo valore, aiutare la squadra e provare ad aprire nuovi scenari. 

Un gol che può sancire l’inizio di un nuovo capitolo della storia di Daniel, il suo espresso obiettivo è ritornare tra le fila del Milan, anche perché un Maldini non può prescindere dai quei colori, perché ci sono storie che sembrano non avere mai una fine.