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Fare gol è la cosa più bella del calcio, o almeno lo è secondo me. Mi piacciono gli attaccanti proprio per questo, perché fanno quello che ogni bambino che giochi a pallone desidera: fare i gol. Pochi scherzi.
Mi piacciono gli attaccanti spietati sotto porta, quelli che segnano con ogni parte del corpo, perfino col deretano (Michele Pietranera, chissà chi lo ricorda, ne fece uno proprio così col Monza, l'ineffabile mister Rumignani disse che era uno schema). 
Mi piacciono gli attaccanti eleganti, quelli belli che fanno i gol belli. Mi piacciono i farabutti, quelli scaltri e sfacciati. Mi piacciono i campioni. 
E ci sono poi i giocatori fatti apposta per entrare nella storia. Il più delle volte appartengono alle categorie "di cui sopra". 
A volte, no. Perchè ce ne sono alcuni a cui nessuno darebbe un nichelino, troppo sgraziati, troppo goffi, troppo sfortunati, troppo seri,  poco appariscenti, mai abbastanza figli di... 
Eppure al momento giusto capita che proprio loro facciano la cosa giusta. La cosa più bella e importante. 
C'è n'è uno in particolare che al Monza lo ha fatto per 5 volte portando in serie A una squadra che mai ci aveva messo piede. E lo ha fatto perfino regalandole nel suo momento più difficile la prima vittoria in quel campionato dei sogni. E poi è tornato silenziosamente, ma sempre a testa alta, nelle retrovie. Senza mai alzare la voce ma mettendocela sempre tutta.
E dunque, ora che i contratti sono scaduti, che "le frasi storiche son dette e le mani nobili son strette", addio e grazie. Caro, carissimo Christian Gytkjaer.  Dario Crippa - giornalista Il Giorno