Troppi infortuni, l'allarme di Calcagno: 'Verso il punto di non ritorno, stiamo pensando...'
Il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori parla ai colleghi di GianlucaDiMarzio.com del numero eccessivo di partite
L'allarme di Umberto Calcagno dell'AIC
‘Attenzione, è una situazione critica che intacca l’intero sistema, non solo l’aspetto fisico dell’atleta’. Quella sui calendari sempre più fitti e della loro organizzazione, è una discussione di sistema che tocca e lega tra loro diversi temi.
‘E se la situazione non cambierà, l’ipotesi dello sciopero potrebbe concretizzarsi’, continua il presidente Calcagno.
Parole che confermano le preoccupazioni e le posizioni espresse nelle ultime settimane da Bastoni, Rodri (che ha patito la rottura del crociato), Carvajal e diversi altri calciatori, come Sommer e De Bruyne.
Uno sciopero è davvero possibile?
Sulle possibilità di sciopero, Calcagno ha proseguito: ‘Certo, è una prospettiva concreta. Conseguenze? Il calciatore ha la stessa posizione di un lavoratore subordinato. In caso di sciopero ci sarebbe la trattenuta della giornata lavorativa in busta paga’.
E ha precisato: ‘Dipenderà dai nostri interlocutori, da quanto farà la FIFA. Se continuerà ad avere l’atteggiamento tenuto in questi anni, rifiutando il dialogo, sarà dura trovare un punto d’incontro’.
Calendari affollati: aumenta il rischio infortuni
Calcagno ha anche spiegato: ‘Degli studi fatti con gli altri sindacati europei mostrano un aumento esponenziale degli infortuni nei grandi club, dovuti all’alto numero di partite e a quelle back to back, ovvero giocate a distanza di pochi giorni. Nelle squadre 8 giocatori si trovano a dover disputare il 50% delle partite, sono sottoposti a un grande sforzo. E spesso sono coloro che garantiscono maggior qualità’.
La questione spettacolo
Calcagno ha quindi concluso: ‘Da una parte, trovandosi a dover giocare così tante gare, si abbasserà il livello delle prestazioni dei calciatori. Dall’altra, una sovraesposizione delle competizioni internazionali può creare disinteresse da parte dei tifosi, la cui passione in Europa è radicata nel territorio, e problemi con i diritti televisivi come visto con la Ligue 1 o la nostra Serie B. Sono tutte riflessioni da fare’.
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