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Monza-Empoli ha regalato diversi fotogrammi significativi che continuano a riproporsi nella mente di ogni tifoso brianzolo. Potremmo citare il gol di Ciurria, l’importante parata nel secondo tempo di Di Gregorio, il primo gol di testa biancorosso di Izzo e l’abbraccio corale tra staff e giocatori al triplice fischio. 

C’è un momento però, un gesto, che racchiude segnali e parole di gratitudine, ovvero l’abbraccio dopo il gol che ha consegnato la vittoria ai biancorossi tra Raffaele Palladino e Armando Izzo. In quell’abbraccio nasce ogni giorno una storia di amicizia, di rispetto, di stima che convive perfettamente con un altro tipo di storia, più professionale, quella tra un allenatore e un calciatore.  

A fine partita Izzo elogerà il mister e lo stesso farà Palladino con il numero 55, ribadendo a gran voce le grandi qualità del suo difensore e la giusta opportunità che dovrebbe arrivare dal CT della Nazionale in vista delle convocazioni azzurre. Elencare le caratteristiche tecniche di Izzo e il suo incredibile percorso al Monza sembra riduttivo, perché quello oggi, è sotto gli occhi di tutti. 

All’età di 10 anni, dopo la morte improvvisa del padre, lo scugnizzo di Napoli è intenzionato ad abbandonare il calcio perché spesso certe situazioni e un quartiere difficile ti fanno smettere di credere ai sogni. Da capofamiglia la priorità era mantenere i suoi cari ed evitare il contatto con organizzazioni criminali. 

Oggi Armando, contro ogni diffidenza è leader indiscusso dentro e fuori dal campo. Un campo che ha conosciuto fin da piccolo tra i vicoli d Scampia, grazie a papà Vincenzo che quando poteva regalava un pallone ai suoi figli, perché la porta dei sogni doveva restare aperta per chi dimostrava già di avere talento. Per questo motivo quando la vita ha deciso di farlo crescere troppo in fretta Armando non ha mollato, perché come recita Will Smith in un celebre film “Se hai un sogno, tu devi proteggerlo” e così è stato. Nessuna distrazione, nessun cambio di marcia solo la consapevolezza che la vita poteva e doveva cambiare per dimostrare, a se stesso prima e a tutti gli altri dopo, che un quartiere non può decidere il tuo futuro, un’etichetta ricca di pregiudizi e stereotipi non può condannarti, ma anzi può farti lottare per stravolgere completamente quel mondo. 

Armando è padre di due splendide bambine, è un importante calciatore di Serie A e idolo di una tifoseria. Siamo sicuri che papà Vincenzo era in quell’abbraccio finale, era in quelle parole commosse a fine partita che evidenziano la storia di riscatto di un uomo di 31 anni che insieme ai suoi compagni ha collocato un mattoncino in più per arrivare in quella bramata posizione in classifica che si chiama “Salvezza”, la stessa che il pallone gli ha regalato.