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Foto Caprotti: Ciceri tra Jimmy Fontana e Claudio Sala.
Foto Caprotti: Ciceri tra Jimmy Fontana e Claudio Sala.

Amarcord Biancorossi: Santino Ciceri, un super portiere, un grande personaggio

Che anni quegli anni … Che portieri quei portieri … Profonda riconoscenza alle infinite vie del web per la possibilità di romantiche incursioni in un calcio che non c’è più eppure resterà sempre. Perenne gratitudine ad archivi in cui mi immergo e mi perdo con la meraviglia e lo stupore di un bambino in un parco giochi per (ri)proporre miti biancorossi senza tempo. Senza età. Soprattutto senza fine. L’arrivo del Verona è assist delizioso per celebrare un portiere che è stato protagonista assoluto, per (almeno) provare a tratteggiare un numero uno che ha scritto capitoli indelebili nella storia del Monza. Di lui mi ha raccontato parecchio papà, di lui mi hanno entusiasmato le storie infarcite di dialetto di quella inesauribile fonte biancorossa che rispondeva al nome di Angelo Scotti.    Santino Ciceri nasce nel 1935 a Milano e si forma nel settore giovanile del Milan. Il ragazzo è sveglio, debutta in Serie A ed addirittura in Coppa dei Campioni ad appena 20 anni. 

UNA FOTO CHE RAFFIGURA SANTINO CICERI E GIGI RADICE

Foto ‘Il Nobile Calcio’. Torneo di Viareggio 1956. Finale Spartak Praga-Milan 2-1 Santino Ciceri con Gigi Radice. Che sarà suo allenatore nel Monza
Foto ‘Il Nobile Calcio’. Torneo di Viareggio 1956. Finale Spartak Praga-Milan 2-1 Santino Ciceri con Gigi Radice. Che sarà suo allenatore nel Monza 

La porta del Milan ha in Lorenzo Buffon un totem inamovibile e Santino va a farsi le ossa sui polverosi campi della Serie C (Reggina, Pistoiese, Pisa). Nel 1959 il Verona – da poco diventato anche Hellas ed intenzionato a tentare il ritorno nella massima serie – decide di puntare sul portiere milanese. Ciceri diventa fondamentale pilastro gialloblù per cinque intense stagioni tra i cadetti. Notevoli doti tecniche, sicuro nelle uscite, forte tra i pali, carismatico e leader di difesa e spogliatoio: questo il biglietto da visita del numero uno scaligero. Il tutto mixato da quel ‘quanto basta’ di sana follia, minimo comun denominatore dei portieri di ogni epoca. Manca, vero, la ciliegina della agognata promozione eppure il 3 aprile 1963 Santino firma il capolavoro della sua carriera nel quarto di finale ad eliminazione diretta in Coppa Italia a Torino: le sue strepitose parate fermano la Juventus e mandano letteralmente in bestia un certo Omar Sivori. Al 90’ un micidiale contropiede regala la clamorosa qualificazione al Verona. Ci fossero già le pagelle il voto del portiere gialloblù sarebbe altissimo con tanto di premio al ‘man of the match’. 

Quello che arriva a Monza – estate 1964 – è un estremo difensore nel pieno della sua maturità umana e tecnica. Giovanni Fossati lo presenta così su Il Cittadino: “Ciceri sarà sicuramente in lizza per la palma di miglior portiere tra i cadetti”. Ed il debutto è già da circoletto rosso. Coppa Italia, primo turno ad eliminazione diretta, Monza-Milan al ‘Città di Monza’ (sarà Sada solo dalla stagione seguente). Santino – forse un po’ sorpreso dal tiro di David che porta in vantaggio i rossoneri nel primo tempo – diventa assoluto protagonista nella ripresa con tre autentici miracoli ed una serie di uscite in presa alta perentorie e sicure. Capitan Melonari pareggia e poi firma il sorpasso dal dischetto nei tempi supplementari. Nel breve volgere di 75’ Monza si è subito innamorata del nuovo numero uno. Che sarà biancorosso per quattro campionati. Pieni di grandi parate, tanta sicurezza e mille aneddoti. Quando, dopo la vittoria casalinga 1-0 sul Como nell’anno dello spareggio vincente di Bergamo con gli stessi cuginastri, un giornalista lariano scrive testualmente: “gli azzurri fermati solo da un extraterrestre tra i pali del Monza’. Quando, a Livorno, para un rigore e sbeffeggia un provocante fotografo che lo colpisce costringendolo ad abbandonare il campo e a mandare tra i pali il povero Giovannini (allora i cambi non erano consentiti). Quando, sempre a Livorno nella famosa partita dell’invasione e dell’assedio fino a tarda sera, rientra negli spogliatoi attraversando tutto il terreno di gioco facendosi largo – spalleggiato dal vice Castellini arrivato a dargli man forte – tra decine di curvaioli incazzati a suon di cazzotti con i guantoni da portiere trasformati in quelli da pugile. Probabilmente sperando di trovare il fotografo di qualche anno prima … Quando va a segno dal dischetto nel 4-0 casalingo al Piacenza in Serie C. Ce ne sarebbero molti altri. Già questi sono tanta roba per inquadrare il personaggio. Il grande personaggio. Ed il grandissimo portiere. Una autentica leggenda biancorossa. Che abbiamo appena tratteggiato con orgoglio per consegnarlo all’archivio riconoscente della memoria. E – soprattutto – a quello incancellabile del cuore.

Fiorenzo Dosso