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Vorrei fosse chiaro da subito un concetto. Il mio punto di vista non sarebbe cambiato qualunque fosse stato il risultato della prima storica gara del Monza in serie A. Nonostante i proclami societari, confermo quel che ho già scritto più volte su queste pagine e cioè che metterei la firma già da ora per una salvezza conquistata senza affanni nelle ultime gare di campionato. Pessimista? No, solo coi piedi ben saldi a terra. Il che, a mio giudizio, è sempre una dote necessaria. Il passo falso col Torino ha portato anche Silvio Berlusconi ad avere orizzonti meno ambiziosi. “Era la prima gara del Monza in serie A, dovremo abituarci a questo torneo e speriamo che la squadra possa arrivare a concluderlo sopra la zona retrocessione”.

Credo che un po’ di sano realismo sia quanto mai necessario. Anche per l’ambiente. La sconfitta di ieri ha fatto venire subito a galla quelle critiche che, in caso di successo sui granata, si sarebbero trasformate in un eccesso di entusiasmo. Est modus in rebus, dicevano saggiamente i latini. Ma dalle nostre parti, quando si commentano le vicende dell’AC Monza, il monito che “esista una misura nelle cose” non sembra aver attecchito. E via con i commenti più strampalati e con le considerazioni da tifoso deluso e arrabbiato.

“La serie A è un altro sport”. Non è solo il pensiero di Giovanni Stroppa, ma anche quello di un dirigente navigato come Adriano Galliani. La partita col Torino lo ha confermato. Si è vista in campo una qualità essenziale che ha fatto la differenza. La squadra di Juric, con poche variazioni in organico rispetto alla scorsa stagione, si è mostrata ben collaudata e coesa; al contrario di un Monza che, con sei elementi nuovi nell’undici iniziale, ha mostrato di essere un cantiere ancora in evoluzione, che necessita di molto più tempo per una fine lavori rispetto ad un U Power Stadium tirato a lucido per questo appuntamento con la storia. Nella squadra biancorossa manca ancora qualche tassello importante per fare il salto di qualità. E mancano la qualità e l’esperienza che devono dare giocatori come Sensi e Pessina, bloccati a lungo per infortunio.  C’è molto da lavorare, ma guardiamo avanti con speranza e fiducia. E, soprattutto, coi piedi ben saldi a terra.  Paolo Corbetta