Approccio attendista, gioco di reazione: il pareggio col Venezia rallenta il cammino del Monza (2-2)
I biancorossi recuperano due volte lo svantaggio e pareggiano i conti contro i lagunari degli ex Antonelli e Gytkjaer. Espulso Bondo all'80 minuto. L'analisi del match
“Il calcio non è chimica, non ha regole universali”.
La massima di Sir Claudio Ranieri, talvolta rispolverata dagli allenatori durante le analisi post-partita, è la sintesi più mirata e razionale per decifrare la complessità dello sport.
Una frase che fa il paio con “il calcio non è una scienza esatta”, citata spesso da Adriano Galliani, condannando quella mania ossessiva per il controllo che, col passaggio dall'era analogica a quella digitale, ha progressivamente consumato il pensiero comune.
Il calcio non è il semplice risultato di un esercizio o un'equazione, ma è pura sovversione del codice, una corrente ingovernabile con imprevisti lungo il percorso. Come i dadi o la casella del Monopoli, il futbol è ineluttabile e vive d'imprevedibilità, è il passo verso qualcosa che non si può calcolare e tantomeno padroneggiare, croce e delizia di uno sport che, per tali motivi, è diventato un fenomeno globale capace di abbattere status e classi sociali.
Non a caso, Eduardo Galeano nel suo libro Splendori e miserie del gioco del calcio (1997) scriveva: “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l'arte dell'imprevisto. Dove meno te l’aspetti salta fuori l’impossibile…”
Esattamente come accaduto al Monza, che ha conquistato 8 punti in 9 partite ribaltando ogni pronostico iniziale. Lo testimoniano i pareggi con Fiorentina, Inter e Roma, gare da bollino rosso contro squadre nettamente favorite; le sconfitte rimediate da Genoa e Bologna, che sulla carta potevano cubare una X; e la vittoria esterna contro il Verona, su un campo difficile e difficilmente vaticinabile. Ultimo, ma non per importanza, il 2-2 col Venezia in uno scontro diretto per la salvezza che, alla vigilia, riscontrava previsioni diverse.
Previsioni disattese per i brianzoli, che non superano l'esame di maturità contro i lagunari degli ex Antonelli e Gytkjaer (omaggiato nel pre-partita con una targa celebrativa e accolto con grande affetto dai tifosi biancorossi) e rallentano la marcia.
Vincere aiuta a vincere, ma quando le vittorie arrivano dopo lunghe astinenze è complicato ritrovare l'abitudine nel metabolizzarle e gestirle con risolutezza: il Monza non concede il bis ma pareggia, faticando a macinare gioco e commettendo disattenzioni ed errori che gli arancioneroverdi capitalizzano al massimo.
Nella domenica da leoni (quelli del ponte di Monza e di Piazza San Marco a Venezia) non prevale nessuno e la gara scorre sui binari dell'equilibrio, con la squadra di Di Francesco più attiva nel primo tempo e il team di Nesta in risalita nel secondo. Un match poco limpido ma denso di contese e duelli fisici, con la tattica a limitare l'espressione del gioco, la pulizia nella costruzione e le occasioni.
Iniziativa Venezia, replica Monza
Franco Scoglio diceva che nel calcio, in particolare nel suo: "la palla, e cioè il modo con cui viaggia, ha la precedenza sullo spazio e, infine, sull' uomo”.
Palla, spazio, uomo: tre elementi fondamentali per il Professore, messi in fila per importanza e con una precisa relazione di prossimità. Una sequenza che il Venezia rispolvera con efficacia nel corso del primo tempo, creando diverse situazioni pericolose.
Chiamato a dare uno scossa alla squadra e ai risultati, Di Francesco opta per l'1-3-5-2 che, a conti fatti, si rivela un 1-3-4-2-1 speculare a quello avversario, con Busio e Oristanio a sostegno di Pohjanpalo.
Nesta conferma la formazione anti Hellas Verona schierata al Bentegodi: 1-3-4-2-1, con Turati tra i pali e il duo formato da Mota e Caprari alle spalle di Djuric.
Il primo tempo è di matrice arancioneroverde: modulo fluido e squadra compatta, padronanza nella manovra e intensità, tanto movimento senza palla, pressing di reparto e transizioni pungenti. Il Venezia azzecca l'approccio e mette in difficoltà il Monza, imponendo marcature asfissianti su Pessina e Bondo per togliere ragionamento e palleggio ai padroni di casa.
A stappare il punteggio è Ellertson al minuto 14': tutto nasce dalla discesa sulla fascia destra di Pohjanpalo, che si trascina fuori linea Pablo Mari e innesca Oristanio, spalancando una voragine sul lato debole avversario. L'11 del Venezia salta secco A. Carboni e taglia dritto in area di rigore, servendo il compagno liberissimo a sinistra. Izzo e Pedro scalano al centro per coprire il buco lasciato dal compagno spagnolo, svuotando completamente la corsia opposta.
Per l'esterno islandese è "Una pura formalità” (Giuseppe Tornatore, 1994) stoppare la sfera, mirare lo specchio della porta e far brillare il suo mancino. Turati battuto, 0-1 per il Venezia.
Doppia reazione biancorossa
Dopo una partenza contratta e un piglio incerto, il Monza non si scompone e reagisce, trovando l'1-1 sette minuti più tardi. Classica azione da quinto a quinto, con Pedro Pereira che crossa nel mezzo e pesca sull'altro lato Kyriakopoulos, abile ad aggiustarsi la palla e scoccare un rasoterra incrociato che si insacca nell'angolino.
All'U-Power Stadium è un botta e risposta continuo. Il Venezia firma di nuovo il sorpasso al 38' su calcio piazzato, con l'incornata di Svoboda a bruciare sul tempo Izzo e Turati: è il secondo gol subito dal Monza in stagione su palla inattiva dopo il 2-2 di Gosens a Firenze.
Condotta cauta e dimensione attendista: è un gioco di reazione quello dei brianzoli, troppi timidi nel prendere in mano l'iniziativa e poco convinti nell'imporre il proprio ritmo nella metà campo avversaria. Il Monza riceve l'input dai gol del Venezia per accendersi e ripristinare il punteggio, sfoderando i riflessi, le energie nervose e il giusto cinismo. Ad architettare l'azione del 2-2 è ancora una volta Kyriakopoulos, il migliore dei biancorossi, con un filtrante verticale a bucare centrocampo e difesa degli arancioneroverdi, con 9 giocatori piazzati sotto palla in poco più di 10 metri. Il greco individua il corridoio perfetto e serve Djuric, che approfitta dell'uscita a vuoto di Svoboda, controlla a seguire col destro e trafigge Stankovic di sinistro.
Ripresa ruvida, partita spezzettata
Nella ripresa la partita si sporca, i duelli si moltiplicano, i palloni diventano pesanti, il gioco si spezzetta.
Il Monza alza il baricentro con più convinzione e prova a cambiare registro nella manovra, meno articolata e più diretta, ricorrendo alle torri di Djuric per favorire gli inserimenti dei trequartisti nello spazio, con situazioni di possibile uno contro uno simili a quelle viste a Verona.
Nesta e Di Francesco introducono forze fresche dalla panchina ma il risultato non cambia, i ritmi calano e le emozioni svaniscono, salvo poi riaffiorare all'80' con l'episodio che cambia l'inerzia del match: Bondo rimedia due cartellini gialli in 240 secondi e viene espulso, lasciando i biancorossi in 10 nel finale.
Dal possibile sussulto dei brianzoli, con Daniel Maldini lanciato nella mischia per determinare, all'arrembaggio dei lagunari: gli ultimi 15' non sconvolgono le sorti del match e scorrono lineari fino al triplice fischio di Rapuano.
Monza-Venezia si chiude sul 2-2.
Punto guadagnato e due punti persi
“Il calcio è imprevedibile, è questo che lo rende così eccitante”.
Per Jurgen Klopp la natura imponderabile del gioco è ciò che rende il gioco così bello, bizzarro e insieme sorprendente.
Il Monza non va oltre il 2-2 col Venezia, un risultato che non delude ma nemmeno soddisfa i brianzoli, forse troppo sedotti dalle aspettative di successo e ingolositi dal colpo 3x2 in meno di una settimana. 6 punti in due gare avrebbero certamente dato una scossa alla stagione dei biancorossi, con la possibilità di sfruttare i risultati favorevoli di giornata per balzare a metà classifica.
Ma così non è stato: il bottino contro le due venete genera 4 punti e consente alla squadra di Nesta di aumentare a due lunghezze il vantaggio sul Genoa terzultimo in classifica.
Punto guadagnato o due persi? Entrambe le cose. Valutando l'andamento del match e l'inerzia ribaltata con l'espulsione di Bondo, il pareggio è il risultato più giusto. Un epilogo che, però, lascia al Monza un sapore dolceamaro: da un lato la sensazione positiva di aver evitato una possibile sconfitta, recuperando due volte lo svantaggio; dall'altra il rammarico per aver sprecato una ghiotta chance e non aver dato piena continuità - ma solo parziale - all'impresa del Bentegodi.
Questione di una mentalità che fatica ad abbracciare la costanza, e di una tenuta intermittente a livello di atteggiamento e cattiveria agonistica, come sottolineato da Djuric a fine partita.
Ora l'obiettivo è voltare pagina e guardare avanti. I prossimi tre impegni sembrano alquanto proibitivi, con Atalanta in trasferta e le due sfide in casa contro Milan e Lazio. Un calendario tutt'altro che agevole, ma il campionato dimostra che non esistono gare facili o scontate, ma solo partite da affrontare con testa e lucidità. Il lavoro è la miglior medicina per limare i difetti e migliorare la solidità di singoli e collettivo, aumentando le consapevolezze, il coraggio e la compattezza di squadra.
Senza dimenticare la passione e il cuore, due elementi che secondo Klopp hanno un valore superiore alla tecnica.
Perché, come diceva Napoleone Bonaparte: "Nel mondo ci sono soltanto due forze, la spada e lo spirito. Alla lunga, la spada viene sempre vinta dallo spirito”.
A cura di Andrea Rurali