Il Cittadella e quel sogno Serie A: 'Noi lavoriamo con budget inferiori alle altre, ecco come scegliamo i giocatori. Se ci facciamo guidare dal dio denaro...'
Stefano Marchetti, direttore generale del Cittadella, ha parlato a gianlucadimarzio.com: "Ho sempre scelto giocatori e collaboratori analizzando prima l’aspetto umano. Se riesci a creare un gruppo dove ci si sente una famiglia, con quel gruppo allora ti butteresti nel fuoco. Il segreto è che non ci sono segreti. Se continuiamo a farci guidare dal dio denaro, ci saranno ancora tante partite su modello Svezia e Macedonia. Dobbiamo aggregare a quei tre o quattro concetti basilari nel mondo del calcio pensieri più approfonditi. Noi al Citta ci facciamo guidare dalle idee. Il mercato? Noi a Cittadella lavoriamo con budget inferiori ad altre squadre, dunque è scontato che non ci possiamo permettere di acquistare il capocannoniere del campionato dell’anno prima, o confermare giocatori che al nostro servizio hanno fatto bene. Per una questione economica non possiamo offrire ingaggi elevati. Peschiamo ogni anno dalle categorie inferiori, circa due terzi della nostra rosa viene dalla Serie C, siamo la catena di un percorso che i giovani debbono fare per crescere e ne siamo orgogliosi. Un esempio su tutti è quello di Iori. Un anno a gennaio lo volevano dalla A. Allora ci siamo seduti a tavolino io, lui e il presidente e la chiacchierata è finita con una stretta di mano. Lui avrebbe terminato con noi la stagione e io a fine anno lo avrei venduto. Alla fine è rimasto e di chiacchierate del genere ne abbiamo fatte molte altre. Una volta gli dissi: io non ti dirò mai quando smettere, dovrai essere tu a deciderlo da solo e a comunicarmelo. Così fu. Adesso allena la Primavera proprio per portare avanti l’idea che abbiamo. Qui trattiamo i giocatori da uomini. Lealtà, fiducia e capacità. Il resto viene tutto dopo. Gli allenatori? In vent’anni qui ho avuto quattro allenatori: Maran, Foscarini, Venturato e Gorini. Non ne ho mai esonerato uno. Se scelgo un tecnico è perché credo in lui, mi fido di lui. Allora perché esonerarlo al primo errore? Se un amico commette un errore non lo cestino subito. Nelle difficoltà - ha concluso - si trovano le opportunità.”