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Piffer, pur dichiarando di non essere stato un elettore di Berlusconi, riconosce apertamente il ruolo cruciale dell'imprenditore nella scalata dell'AC Monza. Questa posizione equilibrata dimostra come il riconoscimento sportivo possa trascendere le tradizionali barriere ideologiche, ponendo al centro della discussione il merito sportivo e l'impegno per la città.

Il referendum: voce diretta dei cittadini

paolo piffer
Paolo Piffer

La proposta più interessante avanzata dal consigliere è l'utilizzo del referendum, uno strumento democratico previsto dallo Statuto comunale. L'idea è semplice ma rivoluzionaria: lasciare che siano i monzesi a decidere, attraverso un confronto diretto e trasparente, se lo stadio meriti di portare il nome di Berlusconi.

Un percorso di partecipazione democratica

Il referendum rappresenterebbe più di una semplice votazione. Sarebbe un momento di riflessione collettiva, un'occasione per la città di confrontarsi sulla propria storia sportiva, sulle figure che hanno contribuito al suo sviluppo e sul significato di riconoscenza istituzionale.

Le ragioni del dibattito

L'intitolazione dello stadio non è solo una questione nominale. Significa riconoscere il ruolo di Berlusconi nella trasformazione dell'AC Monza da realtà locale a squadra ambiziosa, capace di competere nei campionati professionistici. È un omaggio che prescinde dalle simpatie politiche, concentrandosi sul contributo sportivo.

Le possibili prospettive

I monzesi si troverebbero di fronte a una scelta importante: celebrare una figura controversa ma indiscutibilmente legata alla storia calcistica cittadina, oppure mantenere l'attuale denominazione. Il referendum garantirebbe la massima trasparenza e rappresentatività.

Una sfida democratica

L'iniziativa di Piffer rappresenta un esperimento di democrazia diretta. Utilizzare lo strumento referendario significherebbe dare voce ai cittadini, coinvolgerli in una decisione che va oltre la normale dialettica politica.