Amarcord Biancorossi, quando la Reggiana fece retrocedere il Monza… sul cavalcavia
Prima le miracolose parate di Lamberto Boranga, poi il clamoroso crollo nella ripresa: illuso dal primo tempo, seppi il risultato sul cavalcavia della stazione e piansi amaramente
La prima retrocessione dalla B alla C non si scorda mai. Soprattutto se le modalità furono particolarissime. Per il Monza e per il bimbo di 9 anni che ero. Stagione di pochissima grazia 1972-73: i biancorossi di Viviani ruminano calcio lento, noioso, prevedibile e segnano con il contagocce. Uno straordinario inizio di aprile (tre vittore consecutive di cui due nelle dure trasferte di Taranto e Reggio Calabria) sembra mettere le cose apposto in ottica salvezza. Illusione dolce chimera sei tu. Tornato dal colpaccio sullo stretto con il morale alto e la classifica sorridente, il Monza dovrebbe avere la spinta e la tranquillità giuste per mettersi presto al sicuro ma i limiti strutturali sono pesante fardello che presenta conto salato. Nelle successive sette gare Trebbi & co. raccolgono la miseria di 4 punti frutto di altrettanti pareggi al Sada: tre soporiferi 0-0 (con il derelitto Lecco, con il quadrato Catanzaro e con il Cesena lanciato verso la A) e 1-1 con la capolista Genoa. Disastrose le trasferte di Ascoli (4-1), Novara (5-3) e Brindisi (1-0) dove vacillano le certezze difensive, sin lì unica nota lieta della grigissima stagione. Un infortunio, poi, mette fuori causa Gigino Sanseverino, ovvero l’unica punta dotata di freschezza e di verve. La concorrenza – per fortuna – è altrettanto modesta ed i bagaj hanno comunque il destino nelle proprie mani a 180’ dal termine. Inoltre il calendario è decisamente benevolo perché propone ai biancorossi due compagini – Reggiana e Bari – senza più né stimoli né paure. In vista della decisiva sfida con i granata emiliani alle 17 di domenica 10 giugno 1973 la società decide di attuare prezzi super popolari (900 lire per la gradinata centrale ed ingresso gratuito per i ragazzi inferiori ai 14 anni) e papà cede parzialmente al mio accorato pressing: vedremo solo il primo tempo perché poi dobbiamo recarci al vecchio San Gerardo a prendere i nonni in visita ad un parente ricoverato. Nella mia candida ingenuità ritengo che 45’ possano essere più che sufficienti per mettere il timbro sulla pratica salvezza. La Reggiana – secondo copione – interpreta la partita come un (blando) allenamento ed il Monza attacca non proprio a spron battuto (anche per il gran caldo) ma senza soluzione di continuità. A 50 anni di distanza ricordo bene un colpo di testa di Pepe fuori di un niente e – soprattutto – una sequenza contemporaneamente allucinate e fantastica. Allucinante se vista con gli occhi del tifoso, fantastica per gli straordinari riflessi di quel fenomenale numero uno che è ancor oggi (chi non ci crede si documenti su You Tube) a quasi 81 anni il dottor Lamberto Boranga.
Già superlativo nel togliere dal ‘sette’ una punizione pennellata da Fara, il portiere ospite è splendido protagonista della doppia parata più incredibile che la mia memoria conserverà per sempre: si oppone in tuffo con coraggio e tempismo ad una conclusione ravvicinata di Bertogna e direttamente da terra con la sola forza di due cosce esplosive inventa un balzo felino per respingere il tap-in a botta sicura dello stesso Bertogna. A completare l’opera ci si mette Malisan che proprio sulla linea di porta strozza l’urlo liberatorio di Bercellino. E del piccolo Fiorenzo. Il tutto nel breve volgere di un paio di secondi. Pum Pum Pum. Manco fossi Boniperti mi tocca uscire alla fine del primo tempo. Papà mi rassicura “vedrai che un golletto lo riusciamo a fare nel secondo tempo, loro hanno la testa già alle vacanze” io però non mi sento per niente tranquillo e maledico il fatto di non aver portato la fedele radiolina. Poco dopo le 18.30 i nonni escono dall’Ospedale e torniamo verso casa utilizzando la viabilità dell’epoca: Via Cavallotti, via Manzoni, attraversamento di Largo Mazzini. Sul cavalcavia si va a passo d’uomo per il tradizionale deflusso post partita dal Sada. La gente sul marciapiede non mi sembra particolarmente contenta. Vedo un ragazzo con una bandiera arrotolata in mano, abbasso il finestrino e chiedo: “scusa, com’è finita la partita?” La risposta mi apre il cuore alla speranza: “3-0” … Siamo fermi e oso: “Chi ha segnato?” le sue parole mi annichiliscono: “non conosco i nomi dei giocatori della Reggiana”. Shock. KO. Pianto amarissimo. L’ufficialità arriverà la settimana dopo in quel di Bari (3-1) ma che il nostro destino fosse ormai irrimediabilmente segnato era palesemente chiaro in quel tardo pomeriggio di una domenica di quasi estate anche ad un ingenuo bimbo di 9 anni. La prima retrocessione non si scorda mai. Soprattutto se ne vieni informato su un cavalcavia dopo aver cullato una dolce illusione per 45 maledetti minuti.
Monza, Stadio Sada. Domenica 10 giugno 1973
MONZA-REGGIANA 0-3 (0-0)
MARCATORI: Spagnolo (R) al 17’ st – Donina (R) al 37’ st – Borzoni (R) al 41’ st
MONZA: Cazzaniga, Lievore, Colletta, Reali, Trebbi, Pepe (8’ st Antonelli), Bertogna, Tomeazzi, Bercellino, Fara, Quintavalle. A disp.: Ferioli. All.: Viviani
REGGIANA: Boranga, Marini, Malisan, Fabbian, Benincasa, Stefanello, Spagnolo (38’ st Borzoni), Donina, Zandoli, Zanon, Passalaqua. A disp.: Bertolini. All.: E. Galbiati
ARBITRO: Menegali di Roma
Fiorenzo Dosso