La rinascita dell'Autodromo di Monza nel dopoguerra: ecco la vera storia
Dal degrado bellico alla gloria delle competizioni in soli due mesi
All'inizio del 1948, sotto la guida di Luigi Bertett, nuovo responsabile dell'ACI Milano, venne avviato un ambizioso progetto di ricostruzione. In soli due mesi, l'impianto venne completamente restaurato, incorporando anche le modifiche già pianificate nel 1938 ma mai realizzate. Questa rapida rinascita si inseriva in un contesto di generale ripresa dello sport automobilistico italiano, che vedeva già competizioni al Circuito del Valentino di Torino e gare motociclistiche a Faenza.
Il grande ritorno
Il 17 ottobre 1948 segnò il momento storico della riapertura: l'Autodromo ospitò il Gran Premio che vide trionfare il pilota francese Jean Pierre Wimille su Alfa Romeo 158, la leggendaria monoposto voluta da Enzo Ferrari. La vettura stessa incarnava lo spirito di rinascita, essendo stata preservata durante la guerra e poi riportata in pista dalla fabbrica del Portello.
Un circuito più veloce
Il nuovo tracciato si rivelò subito più performante rispetto alla configurazione precedente. Nonostante le modifiche alle formule costruttive - con monoposto da gran premio dotate di motori sovralimentati da 1.500 cc o atmosferici da 4.500 cc - le prestazioni furono impressionanti. Sanesi su Alfa Romeo registrò una velocità di 188 km/h nel giro più veloce del Gran Premio automobilistico, mentre nel settore motociclistico si raggiunsero medie record in tutte le categorie.
Gli anni del consolidamento
Dal 1949 al 1954, l'Autodromo continuò a evolversi con il perfezionamento delle strutture esistenti e l'aggiunta di nuove tribune in ferro coperte e palchi per il pubblico sui box di rifornimento. Il "Tempio della Velocità" si affermò definitivamente come simbolo della rinascita post-bellica e come terreno di prova ideale per le vetture italiane della nascente Formula Uno.