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Fiorentina-Monza 1-1: inferno, andata e ritorno.

Sono rientrato solo ieri (venerdì, ndr) da Firenze dove mi son fermato dopo la gara per ammirare le bellezze di una città come poche al mondo.
Certo, poi parliamo anche di calcio, ma permettetemi una piccola digressione, come si fa a dire di aver vissuto senza aver visitato almeno una volta gli Uffizi?
Davvero, io rimango sempre estasiato quando mi trovo di fronte all'algido "Bacco" di Caravaggio, all'effervescente "Medusa" del Caravaggio, al prorompente angelo che blocca Abramo nel "Sacrificio di Isacco" o al "Tondo Doni", entrambi del Buonarroti.
Quest'ultimo mi riporta ad una mia professoressa di arte del liceo che arringava i suoi alunni: "Non interessatevi di cosa rappresenta il quadro, delle allegorie, degli oggetti o di cosa i critici scrivono rispetto al probabile pensiero dell'autore, guardate e leggete con i vostri occhi!"
Le interpretai il Tondo Doni come una gita in piscina. Immaginavo Giuseppe che dopo un po' si rompe le balle di tenere il figliolo capriccioso in braccio e dice: "Maria, prenditi tuo figlio che mi son rotto le scatole e vado a farmi un bagno" "Sì ma fai piano! Mi sta tirando i capelli 'sto marmocchio!".
Beh, dopo la risata generale della classe me ne andai al posto con un sette. Forse l'unico in storia dell'arte della mia carriera scolastica. E del manierismo non so, a tutt'oggi, praticamente nulla.
Avete ragione, chi se ne frega degli Uffizi, qui si parla del Monza ed io dovrei parlare della trasferta fiorentina.
So che già qualcuno dei più giovani, probabilmente anche i miei figli, stanno già dicendo "Che palle!" ma permettetemi un'ultima digressione. Prometto (tanto non si vedono le dita incrociate).
In questi giorni ho letto qualche articolo tra una gita e l'altra ma non sono riuscito a leggere tutto e tutti quindi quanto sto per scrivere potrebbe non essere completamente vero, ma tant'è.
Mi sono sorpreso che nessuno abbia fatto un parallelo della partita del Monza con l'opera dantesca più famosa.
Ma sì, probabilmente è la mia cultura basica, terra-terra, che mi ha portato ad immaginare questo paragone e probabilmente è talmente stupido e scontato che nessun altro ha osato farlo.
Risulterò stupido e scontato (e vabbè, c'è di peggio...) quindi azzardo.
In tutta onestà, non ho davvero fatto fatica a vedere il nostro Monza come Dante che si ritrova nel "mezzo del cammin" di sua vita (più o meno metà campionato, licenza poetica) che si ritrova nella solita e inflazionata selva oscura.
L'insidia della partita a Firenze era nota ed il Monza, novello Divin Poeta, si affida al suo Virgilio "Palladino".
Si affida a lui ed inizia ad esplorare completamente le profondità dell'inferno. Già, l'inferno.
Perchè è da lì che nasce il viaggio di Dante ma anche del Monza. Un primo tempo infernale dove si fatica non solo ad uscire dalla propria metacampo ma, soprattutto, dove non si trova mai un equilibrio in campo.
Certo le assenze non hanno aiutato nelle scelte ma alcune cose potevano essere impostate meglio. L'errore primogenio non ho dubbi su quale sia stato e cioè la scelta di Mota come prima punta.
Meglio, l'applicazione di questo ruolo al portoghese senza un atteggiamento di squadra che lo supportasse. Già lui fatica a rendere in questo ruolo, se poi la squadra non riparte in velocità dopo aver preso possesso o non gioca negli spazi, allora è come castrarlo.
Aggiungiamo che l'atteggiamento adottato e la disposizione hanno castrato altri due dei nostri giocatori che rendono decisamente meglio nella fase propositiva. Quante sgroppate avete visto fare a Ciurria (diligentemente arretrato da Colpani) o Carlos (spesso sulla linea difensiva) nel primo tempo? Io nessuna.
Mettendo così sotto pressione la nostra difesa abbiamo evidenziato tutti i nostri punti deboli. Siamo una squadra che deve proporre gioco perchè se pensa solo a chiudersi e a non prendere reti, poi le subisce.
Senza togliere meriti ad una Fiorentina ben messa in campo, ma Italiano ormai lo si conosce, e persino con il coraggio di tenere alcuni dei cosiddetti titolari in panchina. Ohhh, gente che i mondiali li ha fatti e da protagonista!
Però quando vedi giocatori giovanissimi come Bianco o giovani come Cabral che fanno prestazioni del genere, beh, 'sticazzi se se ne stanno in panchina quelli che hanno giocato gli inutili mondiali.
Purtroppo i nostri "Bianco" sono in infermeria, con Ranocchia e Pessina cerchiamo di tamponare ma la palla gira lenta. Troppo lenta. Si verticalizza male e Mota non è uno che fa a sportellate per far salire la squadra.
Non c'è dubbio, Virgilio ha voluto far esplorare per intero l'inferno fino ad arrivare alla Giudecca, al cospetto dei grandi traditori Cassio, Bruto e Giuda oltre che di Lucifero stesso.
Nell'intervallo, nonostante qualche sporadica e velleitaria occasione comunque avuta, rimaniamo tutti un po' dentro "la ghiaccia" (piccola citazione) pensando a cosa potrà accadere nel secondo tempo.
Non so chi non l'abbia detto, uno dei commenti più diffusi in curva è stato: "Per fortuna siamo solo uno a zero!".
Ma poi... "Uscimmo a riveder le stelle"
E' sempre Virgilio "Palladino" che conduce il Dante "Monza" verso quello che è il purgatorio. Accorgimenti scontati? Forse sì ma nel recente passato ci siamo abituati a vedere pochi cambi, quasi mai nell'intervallo, e per lo più uno-a-uno senza cambiare molto atteggiamento o disposizione.
Ed invece il "maestro" cambia la partita. Eh già, per sua stessa ammissione, ha studiato Italiano per almeno un anno e mezzo e nonostante tutto ha imparato la lezione più grande nel primo tempo e cioè che la teoria è sempre assolutamente diversa dalla pratica.
Quindi, molto praticamente, sposta Mota in fascia dando licenza di offendere anche a Carlos, mette lo spilungone Petagna davanti, inserisce un esterno con Birindelli spostando avanti Ciurria.
Ad inizio secondo tempo tutto cambia. Si crea, si soffre il giusto ma, soprattutto, si raccolgono i frutti e si pareggia. Italiano, come detto, non è un fesso ed anche lui corre ai ripari. Cambia i singoli, non l'assetto mai compiti sì.
Si arriva ad una partita piacevole su entrambi i fronti. Nessuno vuole regalare nulla ma entrambe vogliono vincere. Ci provano i viola utilizzando il fisico, ci proviamo noi in velocità e atleticità.
Entrambi i portieri si esaltano e confermano non essere un caso fortuito se sono lì facendo accomodare in panchina portieri del calibro di Cragno o Gollini.
Petagna, alla fine, sbaglia probabilmente l'occasione più limpida della partita. Possiamo perdonare l'errore? No, assolutamente no, però ha dato tanto alla squadra e questo mitiga certamente la colpa.
Deve però continuare ad essere decisivo tatticamente e a noi servirà che diventi anche incisivo a livello di risultato.
Alla fine, pari e patta. Giusto così. Ora che siamo qui, nel purgatorio, siamo fiduciosi che il nostro moderno Virgilio continuerà a guidarci nel migliore dei modi  verso... Beh, dai, troppo facile "Destinazione Paradiso"!

cioci_99