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La prima tribuna stampa non si scorda mai.

Fine settembre 1987. La naja terminata ad agosto, la voglia di proseguire l’università sempre più bassa, quella di lavorare e – soprattutto – di scrivere di calcio inversamente proporzionale. Da qualche settimana per un free press dell’epoca – Il Settimanale Nuovo – seguo la Fiamma Monza, Serie A femminile e sono contento. Come di consueto il lunedì pomeriggio vado in redazione a consegnare il mio pezzo. Sto uscendo quando la voce del caporedattore mi richiama “Fiorenzo, hai cinque minuti ?” Andiamo nel suo ufficio e boom: “Dobbiamo coprire il Monza perché chi lo ha fatto fino ad oggi è diventato capo ufficio stampa di una importante associazione di categoria e non ha più tempo. I tuoi pezzi sul calcio femminile trasmettono tanta passione e sono sempre freschi e gradevoli oltre che ben scritti. Mi sono confrontato con l’editore e ti chiedo se te la senti di seguire anche il Monza. Pensaci e fammi sapere … “
Pensarci ? un paio di secondi di riflessione sono tempo più che sufficiente. Tre sarebbero stati troppi. Certo che si. Assolutamente si. Fantasticamente si. Il tempo di lasciare i miei dati alla segreteria di redazione per la richiesta di accredito al Calcio Monza e di corsa a casa a dividere una gioia immensa soprattutto con la mamma che negli ultimi tempi era un po’ preoccupata perché aveva capito che la voglia di studiare mi era passata: la mia Università erano stati i 5 anni durissimi al Liceo Zucchi. Che, in pratica, mi avevano negato l’adolescenza.


Domenica 4 Ottobre 1987. Sono agitatissimo. Dal giornale mi avevano detto di recarmi allo Sportello Accrediti una mezzoretta prima della partita. Per non correre rischi mi presento in abbondante anticipo ed è ancora chiuso. Quando apre faccio passare un giornalista di Reggio Emilia che era inc….to nero perché aveva impiegato un’ora per trovare un parcheggio e si era imbattuto in un vigile al quale aveva riservato una serie di fantastici epiteti in dialetto emiliano. Poi la mitica Marinella Farina – segretaria del Monza – mi consegna la mia prima tessera di tribuna stampa. Mentre passo davanti al busto di Sada mi pervade una sensazione bellissima. Il mio sogno da bambino è ad un passo: sto andando a fare la cronaca di una partita del Monza !! Chiedetemi cos’è la felicità …

La terza di campionato è già delicata per Frosio ed i suoi ragazzi: il Monza ha esordito in casa facendosi bloccare sullo 0-0 dalla matricola Vis Pesaro e poi è stato sconfitto (2-1) al Menti di Vicenza. Vero che nei piani della società c’è soprattutto una stagione di ricostruzione dopo le macerie lasciate da Pasinato, ma la partenza molto anonima ha portato in dote i primi malumori. L’ospite di turno è la Reggiana di Nello Santin nelle cui fila sta spendendo gli ultimi spiccioli di carriera l’indimenticabile ex Walter De Vecchi. Mister Frosio lancia sin dal 1’ il diciannovenne Giovannino Stroppa, talentuoso capitano della Primavera del Milan che i rossoneri hanno mandato in Brianza per i primi cimenti nel professionismo. Dopo appena una decina di minuti il giovanissimo numero 10 biancorosso si presenta con un capolavoro tecnico e balistico che decide il match: preparazione da manuale del calcio, esecuzione al fulmicotone, palla all’incrocio dei pali e inizio di quella che sarà l’esaltante cavalcata con apoteosi finale in quel di Tortona a sigillare il ritorno in Serie B.

FIGURINA PANINI GIOVANNI STROPPA, 1987/88


Per me le emozioni proseguono nel dopopartita, in quella sala stampa a cielo aperto che era il cortile degli spogliatoi del Sada. Frosio – attorniato da una decina di colleghi – prima analizza con lucidità la partita poi spende parole bellissime sul ragazzo di Mulazzano (“E’ il giocatore ideale da allenare: bravissimo tecnicamente, serio, grande lavoratore e tanta umiltà. Se mantiene queste caratteristiche è destinato ad una luminosa carriera”), infine saluta e se ne va. Lo affianco e: “Mister, scusi … Il mio giornale mi chiede una intervista con Lei partendo dalla sua carriera di calciatore. Per me sarebbe la prima … Per piacere, mi dice quando posso disturbarla ?” … Piero mi mette una mano sulla spalla e: “Allora … se vuoi l’esclusiva non darmi del Lei. Vieni giovedì mattina verso le 11 in sede (che allora era in Via Manzoni, ndr) e dì a Marinella che hai un appuntamento con me.” Altro calcio, altri uomini, altre storie. Che ho avuto la fortuna di vivere e che mi emoziono a raccontare.

Fiorenzo Dosso