Gioco altalenante, occasioni sprecate: in rimonta il Monza conquista un punto col Torino (1-1)
I biancorossi sciupano tre occasioni in avvio, vengono puniti dai granata nella ripresa e poi pareggiano. Gioco intermittente e un pizzico di rammarico. L'analisi del match.
“Il 99% della battaglia consiste nel mettersi nel giusto stato d’animo. Se molli una volta, diventa un’abitudine”.
Il pensiero del compianto Gianluca Vialli sottolinea quanto nel calcio l'atteggiamento abbia un ruolo fondamentale. Il coraggio di osare, l'atteggiamento, la capacità di non abbattersi e restare sempre in piedi sono l'ABC dello sport, elementi necessari a forgiare il carattere e definire la mentalità. Nel bene e nel male, sempre ancorati all'idea di non mollare. Perché, come diceva Pelè, "se commetti un errore, non disarmare.”
Questione di testa e di animo, di lucidità ma anche di sana follia, quella che è mancata al Monza nella trasferta di Torino. Razionalità, tanta, intraprendenza, poca. La squadra di Nesta non affonda il colpo e affronta la sfida coi granata subendo in negativo i propri errori e peccando nelle scelte.
Nel capoluogo piemontese prevale la paura di perdere e le due compagini non vanno oltre il pareggio, un risultato che accontenta ma non soddisfa pienamente, moltiplicando i rimpianti per non averci creduto fino in fondo.
Una partita felliniana, che suggerisce associazioni e calembour, con il laconico "Giulietta degli spiriti" ad aleggiare sul rettangolo verde. La presenza non è più quella di Giulietta Masina, ma del suo omonimo granata, Adam, che porta in vantaggio il Torino prima dell'1-1, di reazione e spirito biancorosso, di Milan Djuric. Angolature diverse, angoli risolutivi: Torino e Monza marcano il tabellino con due reti da corner, in mischia e di testa, a battere i rispettivi portieri.
Un match spigoloso e scevro di emozioni, calibrato sul bilanciamento tattico e la poca intraprendenza, con un gioco spezzettato, duelli fisici e ricorrenti flessioni nel ritmo.
Nel primo tempo il Monza pecca di leziosità e spreca, il Toro attende e poi capitalizza nel secondo tempo, prendendo in mano l'iniziativa e mettendo sotto stress Turati dopo aver incassato il pareggio. Allo Stadio Olimpico Grande Torino a risentirne è lo spettacolo, inchiodato su basse frequenze e con pochissimi picchi.
Sprint Monza, Torino confuso
“Alla gente piace avere un giocoliere cui battere le mani se fa un colpo di tacco, ma per me anche l’essenzialità è un grosso spettacolo”.
Le parole del Sergente di Ferro Gigi Radice, ex di Monza e Torino, sembrano calzanti per descrivere l'attuale momento di Daniel Maldini, l'uomo di maggiore talento in casa biancorossa, il “Sinner” del calcio italiano (come dichiarato, con un po' di azzardo, dal CT Spalletti) con qualità fuori dal comune, colui che fa e inventa ma fatica ad esprimersi con continuità, prediligendo l'estetica del gesto alla giocata semplice, lo spunto individuale al suggerimento per i compagni.
Dalla sua testa e dai suoi piedi transita l'occasione più grande della partita.
Dopo 50 secondi Pablo Marì sventaglia in avanti, Djuric risolve la doppia marcatura di Coco e Walukiewicz e spizza il pallone per il 14 biancorosso. Azione-tipo della formazione di Nesta, con attacco diretto della profondità, ricerca del terminale alto e inserimento del trequartista: il Monza crea spazio e superiorità numerica, con Maldini proiettato verso la porta avversaria. Il classe 2001, però, opta per la soluzione più complicata e si complica la vita, mettendosi in proprio anziché servire Mota, completamente libero alla sua destra e solo davanti alla porta: uno contro uno con Masina, dribbling secco e palla sporcata dal difensore, controllo defilato e conclusione in bocca al portiere, con Milinkovic Savic che respinge il pericolo.
Un'enorme chance fallita dai biancorossi, a cui si aggiunge quella di Pedro Pereira che, messo in moto da un lancio di Izzo alle spalle della difesa, si avventura in un lob impossibile e consegna la palla al portiere. Scelte sbagliate, occasioni sciupate. E così il Monza manda in frantumi la partenza sprint e grazia i granata che, dopo il black out in avvio, riordinano le idee e si organizzano
Vanoli registra il suo 11, schierato con l'1-3-5-2 in opposizione al modulo simile dei brianzoli, l'1-3-4-2-1, con Maldini che, di fatto, diventa l'elemento di raccordo fra il centrocampo e l'attacco. Alla mezz'ora è ancora l'ex Milan a fiondarsi su una seconda palla, a puntare l'uomo e a calciare in porta, con Milinkovic-Savic pronto ad opporsi di nuovo.
Tante imprecisioni, gioco frammentato, possesso breve e interrotto da ambo le parti: il primo tempo non offre altri sussulti e si chiude a reti inviolate.
Ripresa granata, replica improvvisa dei brianzoli
Nella ripresa il canovaccio del match si ribalta.
Il Torino parte con più decisione, aumenta l'intensità del pressing collettivo e della pressione individuale, sviluppa il gioco sulle corsie esterne e cerca le imbucate interne con gli inserimenti dei centrocampisti.
Al 58' è Adam Masina, di testa su calcio d'angolo, a sbloccare la gara, sfruttando l'intervento a vuoto di Carboni e la disattenzione in marcatura di Pedro Pereira. Ma il vantaggio granata resiste soltanto 4 minuti, con Djuric, sempre di testa su corner, a rimettere tutto in parità.
Replica istantanea del Monza, che resta aggrappato al match con le unghie e con i denti. Un minuto più tardi Mota non riesce a ribadire in porta una palla carambolata sul braccio (attaccato al corpo) di Coco e lentamente cede il fianco al Torino. La squadra di Nesta non ha la forza di completare il sorpasso e si ritrova a difendere il pareggio, col Torino più propositivo e vivace. Al 68' Nesta sostituisce Maldini con Vignato, al 71' Vanoli risponde con la doppia mossa Njie e Vojvoda per Vlasic e Lazaro.
I granata aumentano il forcing e ci provano con convinzione, sviluppando il gioco in ampiezza e sfruttando le incursioni degli interni di centrocampo, con Adams e Sanabria a garantire dinamismo e supporto.
“Quando il calcio è azione, il tanto desiderato equilibrio consiste in una semplice verità lapalissiana: allargare il campo se si attacca e restringerlo se si difende”.
Il principio di Jorge Valdano sintetizza l'ultimo atto di gara, con le due squadre che si compattano e col Torino a prendere in mano l'iniziativa. Al 73' Turati è tempestivo su Gineitis, pescato da Njie con un filtrante tra le linee in area di rigore. Carboni è in ritardo sulla marcatura e svuota la sua zona di competenza agevolando il taglio in diagonale del lituano, che calcia a incrociare di sinistro. L'estremo difensore biancorosso non si lascia sorprendere e allontana di qualche metro la minaccia; sul pallone si fionda Walukiewicz ma il suo tiro a botta sicura viene deviato provvidenzialmente da Marì.
Turati è invalicabile e salva il risultato, prima su Ricci e poi su Njie, con il Monza che si limita a difendere senza impostare le ripartenze.
Al 93' l'arbitro Abisso manda le squadre sotto la doccia: Torino-Monza finisce 1-1.
Punto preso, posizione invariata
3 punti in 7 gare casalinghe, 6 in 6 partite esterne, per un totale di 9 lunghezze. Numeri che confermano la difficoltà di fare risultato tra le mura amiche dell'U-Power Stadium e di raccogliere i frutti in trasferta.
1 vittoria, 6 pareggi e 6 sconfitte valgono il penultimo posto in classifica e un periodo non semplice dal punto di vista morale, con scorie negative che stazionano nella testa del gruppo e diventano croniche.
Dall'avvio del campionato il Monza si trova a rincorrere e soffrire, stazionando in una posizione in graduatoria che nelle due stagioni precedenti ha occupato soltanto per poche giornate all'esordio in Serie A.
La gara dell'Olimpico Grande Torino ha rimarcato non tanto i problemi di forma - con un gioco strutturale modulato sul fraseggio basso e sicuro, l'ampiezza e la lateralità, lo sviluppo tra le linee e la ricerca del riferimento avanzato (Djuric) per innescare gli inserimenti dei trequartisti - ma di sostanza, espressione di una proposta che perde efficacia nell'area di rigore avversaria e rimane incompiuta in fase realizzativa, con quella cattiveria agonistica che, al momento, stenta ad entrare nelle gambe dei giocatori e a incidere. Lo testimoniano le tante occasioni sprecate sotto porta, non solo contro i granata ma dalle partite successive al trionfo di Verona.
Il Monza crea molto ma capitalizza poco, una tendenza rovesciata rispetto all'inizio del torneo quando i biancorossi avevano una delle percentuali più alte nel rapporto tra situazioni generate e gol segnati.
Ma nel calcio, come disse Antonio Conte dopo il 2-2 dell'Inter contro il Parma nella Serie A 2020/21, "ci vuole più cattiveria e determinazione, se non segni non vinci”.
Una sintesi lampante che identifica il presente biancorosso, nuda realtà di una stagione che si sta rivelando la più complessa dell'ultimo triennio, di ricorsa e in affanno, con quel “fuoco” che fatica ad accendersi e una concretezza che fa a pugni con la produttività.
L'1-1 contro i granata è un risultato che, probabilmente, in altre circostanze, di periodi e di classifica, avrebbe assunto un valore superiore a quello attuale, con un Monza che strappa un pareggio in rimonta ma assorbe il rammarico per non aver sfruttato le opportunità nei primi 10 minuti di partita.
Epilogo giusto per un match equilibrato che ha visto prevalere i biancorossi nei 45 minuti iniziali e il Toro nei secondi 45, con Turati a blindare la porta brianzola e lo score.
La vittoria sembra quasi un tabù, da sfatare al più presto per dare un segnale al campionato e alle dirette concorrenti, aumentare la fiducia e l'autostima, il morale del team e di tutto l'ambiente. Sabato 30 novembre al Sinigaglia c'è il derby col Como, il primo in Serie A tra i due club: una partita molto sentita dai tifosi e complicata per entrambe le squadre, separate da un solo punto in classifica (a favore dei lariani).
Maurizio Ganz ("El segna semper lu", ex attaccante del Monza nel campionato 1988/89) diceva che “il calcio non è come il ciclismo: non esiste mai la discesa, c’è solo la salita”. Una salita che i brianzoli dovranno percorrere e affrontare al massimo, per scuotere il proprio cammino e proseguire la scalata verso l'obiettivo finale. In cima alla montagna c'è il traguardo salvezza, da conquistare ad ogni costo, con coraggio, cuore e volontà. Con il mantra di Silvio Berlusconi ([…] chi ci crede supera tutti gli ostacoli…) a indicare, sempre, la via.
A cura di Andrea Rurali