Monza in Bianco, Torino al pepe: errori e disattenzioni costano un altro ko ai brianzoli (0-2)
All'U-Power Stadium i biancorossi incassano la 17esima sconfitta stagionale contro un Toro solido e ordinato. Positivi Izzo e Keita Baldé. L'analisi del match.

"Le sconfitte ti segnano. Rimuginarci per un po' e poi andare avanti come prima non è mai stata un'opzione, per me. Il mio primo pensiero è sempre stato pensare rapidamente a cosa poter fare. La mia mente passa direttamente al processo di miglioramento e di recupero: è stata una grande risorsa, per me, saper ragionare lucidamente quando sarebbe stato più semplice abbandonarsi allo sconforto. Se ti limiti a subire le sconfitte, puoi star certo che continueranno ad arrivare".
Le parole di Sir Alex Ferguson aiutano a mappare la sconfitta e la spirale ostile che si innesca dopo una serie di risultati sfavorevoli. Operazione complicata in casa biancorossa, alla luce dei tanti ko inanellati e delle problematiche ricorrenti riguardo agli uomini da schierare.
Come riportato da Cies Football Observatory, nei top 5 campionati europei il Monza ha cambiato l'11 titolare 29 volte su 30, sommando le 27 gare in Serie A più le 3 in Coppa Italia. Numeri che testimoniano gli intoppi frequenti nel puntare su una formazione definita e nel dover, ogni settimana, fare di necessità virtù. Un cortocircuito che, non solo condiziona le scelte, ma obbliga a inventare soluzioni e adattare giocatori in ruoli diversi per aggirare il grattacapo.
Dalla vittoria con la Fiorentina, anziché spingere sull'acceleratore della mentalità, i biancorossi hanno allentato l'approccio subendo gli avversari in termini di gioco, atteggiamento, convinzione.
Non a caso Johan Cruijff sosteneva che “il calcio si gioca con la testa” e se manca la testa le gambe da sole con vanno. Un principio che rispecchia il flusso naturale del corpo umano, con il cervello a fungere da master control delle attività dell'intero organismo.
Carattere, determinazione, spirito attivo, grinta, voglia di combattere senza mai mollare, personalità: tutti elementi che il Monza non ha mostrato con la Roma e che ha ritrovato parzialmente nel match col Torino, disputando quantomeno una prova dignitosa e accettabile nonostante l'ennesimo risultato negativo.
0-2 per il Torino e nono ko interno del campionato: la squadra di Nesta non perde la faccia ma perde in campo, con due defezioni a pesare in modo decisivo sull'economia della gara.
Vlasic propizia, Elmas e Casadei finalizzano, regalando al team di Vanoli il secondo successo consecutivo dopo il 2-1 sul Milan.
Per il Monza, invece, è un breakdown d'agonia che restituisce poche speranze e alimenta la delusione in tutto l'ambiente, interno ed esterno, con la Curva Davide Pieri ad ammainare lo striscione con lo storico motto del Presidente Silvio Berlusconi (“chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince…”) in segno di protesta.

Primo tempo equilibrato, fatali gli errori dei brianzoli
"Il calcio è uno sport di errori. Chiunque faccia meno errori vince".
Veritas vitæ magistra. Nel Nuovo Testamento del pallone firmato Johan Cruijff emerge una sentenza ineluttabile, poiché nel calcio vince chi sbaglia meno, in difesa e in attacco, nella lettura dei momenti e nella gestione delle gare.
All'U-Power Stadium il Monza pecca e perde, il Torino ne approfitta e conquista 3 punti. Sintesi che riflette lo svolgimento di un match a tratti equilibrato ma determinato dagli errori. A farne di più è la squadra brianzola, relegata a piè di classifica per sopraggiunte mancanze qualitative e quantitative. Nessun alibi, ma un puro dato di fatto.
Nesta si affida al consueto l'1-3-4-2-1 ma con una variazione tattica nel modulo, vagliando una formazione simile a quella schierata in casa contro la Juventus: Turati in porta, terzetto difensivo composto da Palacios, Izzo e D'Ambrosio, nel mezzo Zeroli e Bianco, sulle fasce Kyriakopoulos e Pedro Pereira, con Birindelli tra le linee e Keita Baldé a supporto di Ganvoula.
Vanoli risponde con l'1-4-2-3-1, con Milinkovic-Savic tra i pali, linea a quattro formata da Biraghi, Coco, Maripan e Walukiewicz, mediana di talento con Casadei e Ricci, tridente di rifinitura con Elmas, Vlasic e Lazaro alle spalle di Che Adams unica punta.
I granata presidiano da subito la metà campo avversaria, con un assetto compatto e un baricentro alto a schiacciare i biancorossi. Il primo squillo è di Casadei con un tiro da zona defilata che si spegne di poco fuori dalla porta.
Il dominio territoriale del Toro si fa sempre più marcato, con i brianzoli a riprodurre in fase di non possesso un 1-5-3-2 piramidale, con Birindelli a fungere da mezzala “contratta” accanto a Bianco e Zeroli in un'asse intermedio inedito e La chiave tattica dello scacchiere granata è Vlasic, presente e onnipresente nel legare il gioco e a guidare le risalite offensive in transizione.
Il Monza fatica ad allungarsi e non riesce a sfruttare le sponde del suo terminale offensivo, costantemente anticipato dai difensori avversari. Al 18' i padroni di casa escono dal proprio guscio e costruiscono un'ottima occasione, con Keita che sfiora di poco il palo alla destra di Milinkovic-Savic.
Vanoli predica attenzione e concentrazione, sfruttando il palleggio e la fisicità per creare lo spazio e trovare l'imbucata vincente. Pressing alto e riaggressione mettono sotto stress la retroguardia briantea, più focalizzata a proteggere la propria area di rigore che a distendersi nella metà campo avversaria, risolvendo il gioco dalla difesa all'attacco con soluzioni verticali bypassando il centrocampo.
Il Torino confeziona due buone chance con Walukiewicz e poi al 41' sblocca la gara. Recupero palla, transizione rapida di Vlasic a sverniciare Bianco e finalizzazione da terzo a terzo d'attacco, con Lazaro a pennellare un cross a mezza altezza per la conclusione fulminea di Elmas.
Turati battuto e ospiti in vantaggio: una doccia gelata per la squadra di Nesta, che paga a caro prezzo l'errore di Bianco e va sotto dopo un primo tempo di contenimento e applicazione, incassando un duro colpo a livello di morale e fiducia.

Biancorossi generosi ma troppo imprecisi, Granata cinici ed efficaci
Nella ripresa il Monza prova a reagire nel tentativo di ristabilire la parità. La manovra parte dal terzetto difensivo e si sviluppa sulle corsie laterali, con Keita ad abbassare il proprio raggio d'azione per ricevere palla e inventare negli ultimi 20 metri.
La difesa del Torino è robusta e non crolla, complice la predisposizione di mediani e attaccanti a rientrare in copertura.
Tra il 52' e il 56' i biancorossi producono due occasioni, prima con Zeroli, il cui tiro viene schermato da Maripan, e poi con Keita, il cui sinistro è deviato da Coco.
Nesta sostituisce Birindelli e Ganvoula con Urbanski e Mota per dare più velocità e qualità alla manovra.
Nel momento di massimo forcing del Monza, è il Torino a chiudere il match al 66': costruzione in verticale, imbucata centrale di Vlasic e bomba ravvicinata di Casadei a spaccare la porta. L'azione dello 0-2 granata nasce da una pressione solitaria di Bianco, la cui uscita sul portatore avversario finisce per svuotare lo spazio di sua competenza e libera la corsa palla al piede del trequartista croato, con Zeroli in ritardo nel recupero e Palacios tentennante nell'intervento. È proprio l'argentino a sporcare in modo goffo l'assist di Che Adams per l'ex Chelsea, con Turati che, fermo sulla riga di porta, non vede nemmeno la sfera scivolare in rete.
Al 70' entrano Vignato e Ciurria per Zeroli e D'Ambrosio e due minuti più tardi è il Fante a scaldare i guantoni di Milinkovic-Savic con in tiro a giro sul secondo palo.
Efficacia ed efficienza sono le armi utilizzate dal Toro, pratico nel dare sostanza al gioco e abbinare al pensiero una buona velocità d'esecuzione, con predominio nei duelli fisici, sensibilità sulle seconde palle e una supremazia nel confronto muscolare uomo a uomo.
Negli ultimi 10 minuti i ritmi calano, la partita si raffredda e non si registrano occasioni.
Al triplice fischio Monza-Torino termina 0-2.

Skyfall biancorossa
"This is the end" sussurrava Adele all'inizio della sua Skyfall, Bond song omonima del film di 007 diretto da Sam Mendes.
Questa è la fine… di una catastrofe annunciata: è il quadro oggettivo, e tristemente attuale, del Monza 2024/25, un club collassato al suo interno, in pieno riordino societario e travolto da un immobilismo frenetico, proprietario e sportivo, che sembra non lasciare scampo.
Il mercato di gennaio ha asciugato i conti e pareggiato soltanto il numero di giocatori in uscita e in entrata, impoverendo tecnicamente la rosa e sottraendo qualità ed esperienza al nuovo gruppo. Un Monza in transizione e in ricostruzione, senza prospettive a lungo termine e con tante incognite nel breve periodo, considerando la piega di una recessione sempre più concreta e gli interrogativi oltremodo insistenti sulle prospettive future.
Dopo la debacle dell'Olimpico, alla vigilia del match col Torino Alessandro Nesta aveva dichiarato “Si può anche perdere o retrocedere ma non si possono fare brutte figure, scendendo in campo molli. Non lo accetto più”.
Contro i granata, i brianzoli hanno dato segnali di una lieve ripresa, seppur mostrando i soliti limiti e difficoltà evidenti, con una squadra sconnessa e da riannodare e le tantissime assenze (pesanti, su tutte il capitano Matteo Pessina) ad aggravare la situazione.
17esima sconfitta in campionato e sempre più ultimo posto in classifica a -9 dalla quartultima: allo stato delle cose - o ancora meglio a "Il ritmo delle cose” come canta Rkomi - il Monza viaggia ad andamento lento, con un passo fiacco e indolente, faticando a raccogliere punti e a trovare quella scintilla per dare un senso alle ultime 11 gare.
La speranza è svuotare l'infermeria e recuperare quei giocatori d'esperienza necessari a dare ordine, spessore e coesione alla squadra, battagliando fino alla fine e onorando la categoria con amor proprio e rispetto per i tifosi. A partire dalla sfida di San Siro contro l'Inter, in programma sabato 8 marzo alle 20.45.
A cura di Andrea Rurali