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Lo ricordo come fosse ieri. 

Monzello, Martedì 30 Agosto 1988 ore 18,15 circa. Due giorni prima il Monza di Piero Frosio aveva battuto la Roma (2-1) in Coppa Italia nella prima partita al Brianteo. E’ un tardo pomeriggio di fine estate pieno di sole, i giocatori escono alla spicciolata dagli spogliatoi dopo la doccia. Io ne aspetto uno in particolare. Il capitano. Da tifoso prima e da cronista poi la mia stima nei suoi confronti era incondizionata ma non avevo mai parlato con lui di persona, al massimo gli avevo fatto qualche domanda nelle classiche conferenze stampa post partita. Lo avvicinai con un po’ di timore perché dovevo fargli una proposta impegnativa. Ed invece proprio da quel momento partì una esperienza professionale e – soprattutto – umana che porterò sempre nel cuore.

La stagione 1988-89, indimenticabile per i tifosi biancorossi, racchiuse tutta la gamma delle emozioni calcistiche: dall’entusiasmo per il ritorno in Serie B al positivo avvio in campionato, dalla crisi invernale apparentemente irreversibile alla riscossa primaverile orgogliosamente irresistibile. La stagione 1988-89, memorabile per il giovane giornalista che ero, mi trasmette ancora adesso a 32 anni di distanza adrenalina ed entusiasmo. Tutti i lunedì alle 18 sulle frequenze di Radio SuperAntenna andava in onda “Lunedì Sport”. Trequarti d’ora abbondanti con Fulvio Saini – il capitano – al centro di tutto. Si cominciava con l’analisi della partita del Monza, poi si dava spazio alle telefonate dei tifosi (sempre numerose) e nell’ultima parte si aprivano gli orizzonti sui temi calcistici principali proposti dal week end appena trascorso. Lele Giudici – brillante conduttore – teneva le fila, il mio compito era quello di sviscerare gli argomenti tecnico/tattici della gara del Monza e di proporli al capitano che li sviluppava e li analizzava con lucidità, schiettezza e sincerità. La mia stima nei confronti del Saio si centuplicò perché l’uomo era esattamente sovrapponibile al calciatore in quelle peculiarità positive che si hanno tanto in campo quanto nella vita.
Fiorenzo Dosso con la maglia del Saio

Mi piace pensare che anch’io feci buona impressione a Fulvio se è vero – come è vero – che nei dieci anni successivi mi capitò spesso di raccogliere i suoi pensieri riuscendo sempre a distinguere tra quelli che potevano tranquillamente essere sdoganati come interviste e quelli che si dovevano assolutamente custodire come confidenze di un amico. E se è vero – come è vero – che qualche anno più tardi ebbi l’onore di essere invitato al suo matrimonio con la dolce Viviana. L’ultima puntata della trasmissione andò in onda il lunedì dopo l’ultima di campionato (un ininfluente Bari-Monza 3-2 in cui Saini realizzò il gol di apertura): prima della diretta il capitano mi regalò la maglietta numero 8 indossata in quella partita e ‘salvata’ con le unghie e con i denti dalla classica invasione finale dei baresi a caccia di cimeli. Una maglietta ‘strana’ perché di un bleu poco … biancorosso. Ma una maglietta che – ancora adesso – ogni estate indosso almeno un paio di volte con orgoglio misto a nostalgia. Ho scritto questo pezzo perché tra qualche giorno (il 7 marzo) sarà il compleanno di Fulvio Saini. 552 partite nel Monza (290 in B, 262 in C) e 13 gol. 4 Promozioni in Serie B (1981-82 allenatore Fontana, 1987-88 allenatore Frosio, 1991-92 allenatore Trainini, 1996-97 allenatore Radice) e 2 Coppa Italia di Serie C (1987-88 e 1990-91). Nessuno più biancorosso di lui. Per come vedo io il calcio uno come Fulvio Saini dovrebbe stare a vita nella società a cui ha dato più tutto che tanto. Per quel (poco) che posso fare io lo faccio. Fulvio Saini andrà sempre festeggiato, ringraziato e indicato come esempio di chi ha dedicato tutta la propria carriera ad una causa.



Fiorenzo Dosso