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Per Romano Cazzaniga 103 presenze tra i pali del Monza in Serie B
Per Romano Cazzaniga 103 presenze tra i pali del Monza in Serie B

Il mitico ragno nero del ‘mio’ primo dolce Monza taglia uno splendido traguardo. Il saggio grillo parlante di tempi biancorossi molto più amari spegne ottanta, magnifiche, candeline. Cin cin, grande Romano Cazzaniga!! Cresciuto nella Pro Patria, il ragazzo di Roncello approda in riva al Lambro nell’estate del 1969. E conosce subito sia il tecnico che il compagno di ruolo con i quali qualche anno dopo scriverà una pagina leggendaria della storia granata: Gigi Radice e Luciano Castellini. Il mister gli chiede di fare da secondo al più giovane collega e Romano svolge il suo ruolo nel migliore dei modi: impegno, lealtà, amicizia, buonumore, arguzia, consigli. Quel Monza, quel grande Monza, farà sognare: miglior difesa del torneo insieme al Catania (appena 19 gol subiti in 38 partite) e Serie A sfumata solo alla penultima giornata nel derby di Varese (Bettega e Braida a ribaltare l’illusione iniziale di Caremi). Castellini è già un cucciolo di Giaguaro, il Toro di Pianelli decide di puntare su di lui. Nella stagione ’70-71 a Cazzaniga inizialmente tocca lo stesso compito ed a partire titolare è Gian Nicola Pinotti. Ma dopo una decina di gare, insoddisfatto del brutto rendimento difensivo, Radice decide di puntare forte su Romano. Che debutta a Bari parando tutto ed arrendendosi solo ad una sfortunata autorete di Prato. Il ragazzo di Roncello diventa titolare inamovibile e lo sarà per il resto della stagione. E poi per altri due campionati cadetti sotto la guida tecnica di Viviani. Affidabilità di rendimento, essenzialità fra i pali, puntualità nelle uscite, carisma nella guida del pacchetto arretrato, capacità di sdrammatizzare: il bambino che ero si sentiva al sicuro quando – dopo l’ingresso delle squadre dal tunnel del Sada – vedeva quel maglione nero col colletto biancorosso dirigersi verso la porta e toccare la traversa senza saltare in attesa del fischio d’inizio. Romano è uno dei meno colpevoli della brutta retrocessione del 1973 e, lui si, merita assolutamente di restare in B: le esperienze al Sud (prima Reggio Calabria poi Taranto) saranno importanti e formative sotto tanti punti di vista. L’eterno ragazzo di Roncello ha 32 anni quando – estate 1975 – Gigi Radice, neo allenatore del Torino, gli chiede di essere per Castellini quello che era già stato qualche tempo prima a Monza. Non voglio cadere nella retorica, Vi risparmio fiumi di parole (peraltro già dette) su quanto biancorosso ci fu in quel meraviglioso scudetto granata, Vi invito – solo – a guardare la foto qui sotto: il Torino è Campione d’Italia da pochi secondi e Luciano va a piangere tra le braccia del suo amico Romano. Che se lo coccola con il groppo in gola. What else ? 

Maggio 1976: il Toro è Campione d'Italia da pochi secondi e Castellini piange abbracciando Cazzaniga. 

Storie di legami indissolubili. Come quello che si perpetua per decenni tra un grande allenatore ed il suo vice: appesi i guantoni al classico chiodo, Cazzaniga diventa l’alter ego di Radice. Il Gigi e il Romano. Simbiosi perfetta. Che – per noi malati di biancorosso – toccò il culmine in quel pomeriggio del giugno 1997 nello spareggio di Ferrara per la promozione in B: Monza-Carpi 3-2. L’eterno ragazzo di Roncello diventa una istituzione di Monzello e rimane nelle vesti di secondo anche di Bolchi, Frosio, Antonelli e Boldini trasformandosi in quel saggio grillo parlante di cui dicevo all’inizio. Stagione da incubo 2001-2002, quella targata Belcolle – D’Evant, quella della sciagurata retrocessione in C2, quella nella quale i brasiliani antenati di Carlos Augusto si chiamavano Cidimar ed Ivo. Marasma societario, caos tecnico, voci sempre più insistenti di ingerenze di strani personaggi legati all’occulto nel decidere la formazione in base a segni zodiacali ed ascendenti. Roba da matti. Da non credere. Da sbatterci la testa. Ad un certo punto del campionato l’esonero di Boldini impone al vice Cazzaniga di prendersi sulle spalle – novello Cireneo – la pesante croce biancorossa. Trasferta a Treviso, formazione più rivoluzionata che inedita, soffertissimo e fortunoso 1-1. Davanti a microfoni e taccuini il buon Cazzaniga recita la sua parte ufficiale con pazienza e disponibilità impeccabili ed ammirevoli. Poi resta solo con me e Marietto Bonati. Due di cui si fida. Lui allarga le braccia e: “Bagaj, pusè da inscì …” traduzione “Ragazzi, più di così …”, Mario gli si avvicina quasi all’orecchio e: “Romano, ma … la formazione !????” Cazzaniga gli mette la mano sulla spalla e in tono tanto confidenziale quanto fulminante sbotta, sempre in dialetto brianzolo: “beh … per quela te devet parlà cul mago!” traduzione “beh … per quella ti devi rivolgere al mago.” Era la conferma che tal Gerry e lo zodiaco contavano più di allenatori e schemi. Grande, grandissimo Romano. Che per amore del ‘suo’ Monza mandava giù bocconi amarissimi. Ma oggi bando alle tristezze, oggi è solo tempo di fare festa ed alzare i calici per celebrare un grandissimo biancorosso all time.

Fiorenzo Dosso