Amarcord Biancorossi: A Monza un anno fondamentale per Emiliano Mondonico
Agli ordini di Radice nel 1970-71 la miglior stagione del futuro grande allenatore di Cremonese, Atalanta e Toro.
Forse per la prima volta l’Amarcord non è pieno di biancorosso. Perché il personaggio è maggiormente riconducibile ad altri colori: basi grigiorosse, forti tinte neroazzurre, meravigliose connotazioni granata. Eppure ci piace pensare che l’esperienza a Monza lo abbia temprato, formato, forgiato. La Serie B già nel 1970 è campionato lungo e duro, un banco di prova fondamentale nella carriera di giovani promesse da svezzare o da rilanciare. C’è un ragazzino di Rivolta d’Adda, frizzante e talentuoso, che aveva fatto meraviglie (un anno in D ed un anno in C) a Cremona e nel quale il Toro intravede il degno erede del povero Gigi Meroni. Anche perché – alla faccia del triplo salto di categoria – il ragazzino debutta in Serie A segnando subito (Torino-Pisa 1-0 del 29 settembre 1968) e regalando dolci suggestioni ai sogni della calda ed appassionata tifoseria granata. Edmondo Fabbri prima e Giancarlo Cadè poi si applicano con pazienza per farlo maturare sul piano umano senza snaturarne le importanti caratteristiche tecniche. Per sua stessa ammissione di qualche lustro dopo, il ragazzino coltivava (anche) altri interessi: la musica in primis. Con una venerazione per Mike Jagger ed i Rolling Stones. Al punto – aprile 1967 – di farsi espellere per essere squalificato, saltare Mestre-Cremonese e non perdersi il concerto milanese delle Pietre Rotolanti al Palalido. Con queste premesse gli sprazzi di classe che il giovane regala al Toro (14 presenze e 2 gol in due campionati) non sono certo supportati dalla necessaria continuità ed urge una verifica – determinante se non decisiva per il suo futuro – tosta e probante. Estate 1970: prestito al Monza. I biancorossi sono reduci da uno splendido 5° posto con la promozione sfumata solo alla penultima giornata nel derby di Varese. In Brianza allena un tecnico che sta spiccando il volo verso una grande carriera: Gigi Radice. Senza saperlo il ragazzo di Rivolta d’Adda va incontro al suo miglior campionato nelle due serie maggiori: 23 presenze, 7 reti senza calci di rigore, capocannoniere della squadra. Il Monza – per una serie di problematiche – non ripeterà la magnifica annata precedente e sarà avviluppato in un grigio e mediocre centroclassifica, l’ex granata costituirà la sorpresa più piacevole della stagione per freschezza e brillantezza. Da antologia per movimenti e freddezza di esecuzione la sua doppietta nel 3-2 al Perugia in un Sada in visibilio davanti alle prodezze di chi pareva destinato a ricalcare le orme di un certo George Best. La foto dell’archivio Caprotti pubblicata su Il Cittadino del 22 ottobre 1970 coglie il momento preciso in cui il numero 9 biancorosso raccoglie l’assist di Prato, brucia il difensore, anticipa il portiere e regala il successo ai suoi al minuto 88.
Emiliano Mondonico – questo il nome del ragazzino di Rivolta d’Adda – sembra finalmente pronto per spiccare il volo nel calcio che conta. Lo prende la neopromossa Atalanta. Qualcosa andrà però storto e le due sole presenze nella massima divisione 1971-72 lo indurranno a tornare sui suoi passi, rivestire definitivamente il grigiorosso (69 gol in sette anni) e rituffarsi in quel calcio pane e salame che diventerà il suo mantra da grande allenatore. La Cremonese di Luzzara portata in Serie A, uno splendido nono posto a Como, l’Atalanta prima ricondotta in massima serie e poi guidata ad una clamorosa semifinale in Coppa delle Coppe, la fantastica epopea al Toro con una Coppa Italia e – soprattutto – con la leggendaria cavalcata europea fino alla finale di Coppa Uefa 1992 persa senza … perdere (per la regola dei gol in trasferta) e la mitica sedia brandita nel cielo di Amsterdam come segno di orgogliosa sfida verso le sfighe e le ingiustizie del calcio e della vita. Il football del Mondo è semplice, essenziale, basato in primis su quei rapporti umani che l’ambiente ovattato e filtrato dei grandi club non consente. Il pallone del Mondo è tutto in una frase alla vigilia di un derby della Mole: “Noi siamo gli indiani, loro i cow boys. Chissà che una volta gli indiani non vincano la loro battaglia”. Come dicevamo all’inizio: ci piace pensare che l’ottimo anno a Monza sia stato fondamentale soprattutto nella maturazione dell’uomo Mondonico. Il suo allenatore era Gigi Radice (quanto granata nel glorioso destino di grandi ex monzesi!). A sua volta da giovane tecnico Emiliano guidò gli esordi nel professionismo di Gianluca Vialli. Forse per la prima volta l’Amarcord non è pieno (solo) di biancorosso. I nomi appena citati sono però davvero enormi e travalicano i diversi colori sociali. Per quello che sono stati. Per come sono stati. Per quello che hanno rappresentato. Non ci sono più ma ci emozionano ancora. Grandi testimoni e splendidi protagonisti di un calcio, del nostro calcio, che pure non c’è più ma rivive nei ricordi. Oggi. Domani. Ogni giorno. Sempre.
Fiorenzo Dosso