La Rigato voleva un milione da Berlusconi: i figli del Cavaliere si costituiscono parte civile
L'ex showgirl di Mediaset è accusata di tentata estorsione nei confronti dell'ex premier, morto nel 2023. Il processo a Monza riprende con le testimonianze dell'accusa.
La storia sembra uscita da un film: una giovane e bella showgirl che si presenta alla villa di un potente politico, chiedendogli un milione di euro per il danno di immagine subito a causa del processo Ruby, in cui era stata coinvolta come testimone. Ma non è una sceneggiatura, è la realtà. E ora la protagonista, Giovanna Rigato, classe 1981, deve rispondere di tentata estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi, l'ex Presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, scomparso il 12 giugno 2023.
Il processo a Monza: i figli di Berlusconi si schierano contro la Rigato
Il processo si sta celebrando a Monza, dove la Rigato è stata rinviata a giudizio su richiesta del pubblico ministero Alessio Rinaldi. Secondo l'accusa, la donna avrebbe tentato di estorcere al Cavaliere un milione di euro, in sette giorni, nella primavera del 2016, quando il processo Ruby si stava svolgendo a Milano. La Rigato, che lavorava come presentatrice e showgirl per Mediaset, sosteneva di aver subito un grave pregiudizio professionale per essere stata associata alle "olgettine", le venti ragazze che frequentavano le feste di Berlusconi.
Il procedimento monzese era stato bloccato perché nelle scorse udienze Berlusconi non si era mai presentato per la costituzione di parte civile, a causa dei suoi problemi di salute. Ora, però, il processo può andare avanti grazie alla presenza dei cinque figli del Cavaliere, Marina, Piersilvio, Barbara, Luigi ed Eleonora, che si sono costituiti parte civile, assistiti dall'avvocato Giorgio Perroni. La Rigato, invece, è difesa da Stefano Gerunda e Corrado Viazzo, e ha sempre negato ogni addebito.
L'analista finanziario: "Lei voleva i soldi, io le ho proposto un prestito"
Nella scorsa udienza è stato ascoltato come testimone dell'accusa un analista finanziario e amico londinese della Rigato, che avrebbe redatto per lei una proposta di "rateizzazione" del risarcimento, prodotta in aula dall'accusa. L'uomo ha raccontato di conoscere Giovanna da quando erano giovani e giocavano a tennis insieme. Nel 2016, la donna gli avrebbe chiesto di accompagnarla alla villa di Berlusconi ad Arcore, per parlare con lui e ottenere da 500 mila a 1 milione di euro.
Secondo il testimone, però, l'incontro concordato non ci fu, perché Berlusconi non li ricevette. L'analista finanziario ha poi dichiarato di aver proposto a Giovanna un'operazione finanziaria, per aiutarla a recuperare i soldi. "Il Cavaliere era propenso a un risarcimento in denaro, ma voleva che fosse tutto legale - ha detto - per questo io, su richiesta di Giovanna, avevo proposto per iscritto di fare una sorta di prestito, rateizzato, da accreditare sui miei conti a Londra. Lui diceva che essendo troppo esposto mediaticamente per le vicende note dei processi milanesi aveva esigenza di discrezione". La transazione, però, non ci fu e nemmeno l'eventuale "regalo" di una casa, in alternativa al denaro. Berlusconi, infatti, aveva poi denunciato la donna per tentata estorsione. Il processo riprenderà il 17 aprile, quando verranno sentiti altri testimoni dell'accusa.