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Torniamo al 2022, quando Monza ha scelto il suo sindaco in una sfida al cardiopalma tra Dario Allevi (centrodestra) e Paolo Pilotto (centrosinistra). Al primo turno, Allevi aveva conquistato il 47,1% dei voti, mentre Pilotto si era fermato al 39,9%. 

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Paolo Pilotto

Al ballottaggio, però, il centrosinistra aveva ribaltato tutto, con Pilotto che aveva trionfato con il 51,8%. Ma con la riforma proposta dal centrodestra, la storia sarebbe andata diversamente: Allevi, superando il 40%, avrebbe vinto al primo turno, assicurandosi un secondo mandato senza nemmeno passare per il ballottaggio. Per Pilotto, niente fascia tricolore e un’amara sconfitta già al primo round.

Otto capoluoghi al centrodestra: la mappa dei cambiamenti

L’impatto di questa riforma non si limita a Monza. Secondo i dati elaborati da YouTrend, basati sulle informazioni del Ministero dell’Interno e del Senato, 10 capoluoghi italiani avrebbero sindaci diversi se la proposta fosse stata in vigore al momento delle elezioni. Il centrodestra farebbe incetta, strappando 8 città al centrosinistra e una, Crotone, a una lista civica. Ecco la lista completa:

Campobasso (2024): Maria Luisa Forte (centrosinistra) cederebbe il posto a Pino De Benedittis (centrodestra).

Catanzaro (2022): Nicola Fiorita (centrosinistra) lascerebbe la fascia a Wanda Ferro (centrodestra).

Cremona (2024): Virgilio (centrosinistra) battuto da Leonardo Portesani (centrodestra).

Crotone (2020): Il civico Vincenzo Voce perderebbe contro Antonio Manica (centrodestra).

Isernia (2021): Piero Castrataro (centrosinistra) sconfitto da Cosmo Melogli (centrodestra).

Lucca (2022): Qui il centrodestra perde: Mario Pardini (centrodestra) sarebbe scalzato da Francesco Raspini (centrosinistra).

Monza (2022): Come detto, Allevi (centrodestra) avrebbe battuto Pilotto (centrosinistra).

Potenza (2024): Edy Telesca (centrosinistra) superata da Francesco Fanelli (centrodestra).

Udine (2023): Alberto Felice De Toni (centrosinistra) perderebbe contro Alessandro Fontanini (centrodestra).

Lecce (2022): Carlo Salvemini (centrosinistra) battuto da Adriana Poli Bortone (centrodestra).

Un vero e proprio terremoto politico, con il centrodestra che guadagnerebbe terreno in quasi tutte le città analizzate, tranne a Lucca, dove il centrosinistra festeggerebbe.

Perché il centrodestra punta su questa riforma?

La proposta non è casuale. Abbassare la soglia al 40% per la vittoria al primo turno tende a favorire i candidati che hanno un consenso più solido e strutturato già nella prima fase della competizione elettorale. In molte città, il centrodestra riesce spesso a compattare il proprio elettorato al primo turno, mentre il centrosinistra, frammentato tra più anime e coalizioni, trova la sua forza nei ballottaggi, dove può aggregare voti di altre forze politiche. Con questa riforma, il ballottaggio diventerebbe un’eccezione, non la regola, e il centrodestra potrebbe capitalizzare il suo vantaggio iniziale.

In Sicilia, dove questo sistema è in vigore dal 2016, i risultati parlano chiaro: i sindaci eletti al primo turno sono aumentati, e spesso a beneficiarne sono state le coalizioni più organizzate, come quelle di centrodestra. Ma c’è un rovescio della medaglia: una soglia così bassa potrebbe premiare candidati con un consenso minoritario, riducendo il peso del ballottaggio come momento di confronto e scelta più ponderata per i cittadini.

Lucca, l’eccezione che conferma la regola

L’unico capoluogo in cui il centrodestra perderebbe con questa riforma è Lucca. Nel 2022, Mario Pardini (centrodestra) vinse al ballottaggio contro Francesco Raspini (centrosinistra), ma al primo turno Raspini aveva ottenuto il 42,5%, superando Pardini fermo al 39,3%. Con la soglia al 40%, Raspini avrebbe chiuso la partita senza bisogno del secondo turno, consegnando Lucca al centrosinistra. Un caso isolato, ma che dimostra come la riforma non sia una vittoria garantita per il centrodestra in ogni contesto.

Monza e il futuro: cosa aspettarsi?

Tornando a Monza, il dato è inequivocabile: con questa riforma, oggi parleremmo di un Allevi-bis, e Pilotto sarebbe solo un ricordo. Ma la proposta deve ancora passare al vaglio del Senato, e il dibattito è tutt’altro che chiuso. Se dovesse essere approvata, le prossime elezioni comunali potrebbero essere un banco di prova cruciale per capire come questa regola cambierà le dinamiche politiche locali.

Per il centrosinistra monzese, la lezione è chiara: per vincere, non basterà più affidarsi al ballottaggio per aggregare consensi. Servirà una coalizione solida e un candidato capace di sfondare il 40% già al primo turno. Per il centrodestra, invece, questa riforma potrebbe essere un’arma in più per consolidare il proprio peso nei comuni italiani, Monza inclusa.

Una cosa è certa: la politica locale non sarà più la stessa. E a Monza, città che sa correre veloce in pista e fuori, il prossimo Gran Premio potrebbe essere quello delle urne.