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La storia di Daniela Passero, 49 anni, e quella dell’AC Monza si incrociano sette mesi fa. Ad aprile Daniela viene assunta in prova nella reception della società che a quell’epoca era un gabbiotto all’esterno dello stadio. Daniela non può sollevare pacchi e non può fare tante altre cose perché ha una disabilità fisica importante dopo due tumori e due operazioni alla schiena. A maggio il Monza viene promosso per la prima volta in serie A, a luglio Daniela viene assunta a tempo indeterminato nella reception che, nel frattempo, ha traslocato negli uffici dentro lo stadio. È il gol che arriva quasi a fine partita: «Dopo quattro anni senza un impiego non pensavo che avrei mai più potuto lavorare. Ero riuscita a sconfiggere i tumori, ma non ero più la stessa con una disabilità al 70%. Avevo perso le speranze e anche molta fiducia in me stessa; a chi mi rivolgevo mi dicevano “le faremo sapere”, ma non si faceva mai vivo nessuno. Ho iniziato a lavorare a 15 anni e per me il lavoro non è mai stato solo una fonte di reddito ma qualcosa in cui ho sempre messo me stessa». Nonostante la legge 68/99 e tutte le migliori intenzioni, in una situazione già precaria prima del Covid, le persone con una disabilità importante e che da anni sono fuori dal mercato del lavoro, come Daniela, sono quelle più vulnerabili anche a causa di difficoltà del “sistema” nel facilitarne l’inserimento, anche se i posti “riservati” alle persone con disabilità presso i datori in obbligo in linea teorica ci sarebbero (a fine 2020 nella sola Regione Lombardia risultavano non coperti oltre 26.000 posti). Il “sistema” non si è inceppato nella storia di Daniela dimostrando che ci sono sinergie virtuose tra gli attori che non sono casuali, ma frutto di progettualità con una visione attenta a dare risposte mirate: Fondazione Cariplo che con il bando Abili al lavoro, ha scelto di investire 3.416.000 euro tra il 2020 a oggi per sostenere 21 progetti biennali destinati ad aumentare le opportunità occupazionali di oltre 1.500 persone con disabilità più fragili attraverso sinergie tra terzo settore, uffici provinciali di collocamento mirato e mondo aziendale, IAL Lombardia che con il progetto Dea (Disability Employment And inclusion), in rete con altre realtà, ha sperimentato diversi strumenti di collocamento mirato per aumentare la capacità di risposta dei territori, e Fininvest che ha creduto nelle capacità di Daniela e ha saputo come accompagnarla fin dal principio. Spiega Giulia Messoricoordinatrice dei servizi rivolti a persone con disabilità di IAL: «nei nostri percorsi di inserimento lavorativo incontriamo molte aziende, ma non tutte si dimostrano motivate a fare un buon inserimento». Continua Giulia Messori: «In questo caso, ci siamo trovati di fronte a un’azienda sensibile, che ha dedicato molto tempo a me e a Daniela e ha lavorato anche sul team, perché quando inserisci una persona con disabilità in azienda, stai coinvolgendo un gruppo. C’è stata molta delicatezza a partire dal primo colloquio, e sono state capite da subito le sue qualità: il senso di responsabilità, l’affidabilità, la motivazione». Daniela si occupa ora non solo di accoglienza, ma anche di assistenza telefonica sull’acquisto dei biglietti, del Monza Card e di tante altre cose: «Mi è piaciuto subito lavorare per l’AC Monza, mi hanno affiancato, hanno dedicato tanto tempo a spiegarmi il lavoro, e mi hanno accolta senza mai farmi sentire a disagio. E io ho cercato di fare le cose bene. Al termine del periodo di prova sono andata dalla mia responsabile e ho detto “vorrei sapere che cosa devo fare domani”. Speravo che mi avrebbero rinnovata, almeno per un po’, ma nemmeno nei sogni avevo immaginato di uscire da lì con un contratto a tempo indeterminato. Ho toccato il cielo e da aprile mi sveglio con il sorriso e sorrido ancora mentre faccio il tragitto per andare al lavoro. Mi piace anche lavorare allo stadio, dalla mia postazione non vedo solo la partita, ma anche tutti i sacrifici e l’impegno che ci sono dietro ogni giorno, quello dei giocatori, ma anche del giardiniere che taglia l’erba del campo. E prima non seguivo assolutamente il calcio, adesso sono una tifosa sfegatata, guai se mi tocchi il Monza!».