Uragano azzurro in Brianza: la sconfitta del Monza contro un Napoli inafferrabile (2-4)
I biancorossi disputano un buon primo tempo, ma nella ripresa crollano sotto i colpi dei partenopei. Partita folle, 5 gol in 15' e tante prodezze balistiche. L'analisi tattica del match.
“Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce”.
Secondo Osvaldo Soriano, giornalista rioplatense e “escritor del pueblo” (Italo Calvino lo definiva un Hemingway eroicomico) nel futbol esistono aspetti che trascendono la logica o lo sguardo scientifico. Nell’occorrere degli eventi, a scombinare i piani o le sequenze c'è un'entità che sfugge al calcolo e risponde al nome di “imponderabilità”.
Esattamente come la fede e i suoi misteri, anche lo sport è soggetto a disposizioni irregolari, che non sono quantificabili e nemmeno codificabili.
Il match dell'U-Power Stadium si inserisce in questa tipologia di accadimenti, coi biancorossi che incassano una sconfitta netta per mano dei Campioni d'Italia in carica.
Monza compatto e Colpani al centro del gioco
Con la squalifica di Pessina, Raffaele Palladino decide di rimescolare le carte e l'assetto tattico tornando all'originario 3-4-2-1, con Caldirola di nuovo titolare accanto a Pablo Marì e Izzo, Akpa Akpro e Gagliardini in mediana e Zerbin a sorpresa sulla fascia sinistra; in avanti Mota e Colpani a supporto di Djuric.
Le mosse del tecnico biancorosso risultano azzeccate: la squadra è bilanciata nelle due fasi, con l'ex Napoli molto attivo sull'out mancino e il Flaco a operare tra le linee divenendo, di fatto, il vero uomo di gioco. Gli azzurri provano a impugnare la manovra, ma i brianzoli riescono puntualmente a chiudere le traiettorie di passaggio, riconquistando il pallone e ripartendo rapidamente.
Al 9' la partita si sblocca: i biancorossi si avventurano in una circolazione prolungata, da un lato all'altro, per trovare qualche spiraglio d'inserimento. È Izzo a individuare una fenditura nella catena sinistra del Napoli, nell'half space tra K'varatskhelia e Zieliński, e a servire precisamente Colpani.
La squadra di Calzona perde così le distanze e scivola troppo in zona palla, lasciando dei vuoti consistenti sulla corsia opposta, con Anguissa e Ngonge che rientrano in ritardo a coprire.
In piena conduzione, il Flaco alza la testa e sventaglia a sinistra per Zerbin che, tutto solo e indisturbato, controlla col piede preferito e crossa al centro con quello di richiamo. A depositare in rete è Milan Djuric, al primo sigillo in maglia biancorossa, con un'incornata a girare sul secondo palo. Il bosniaco prende posizione col corpo e vince il duello con Juan Jesus, coi giocatori del Napoli piantati in area e inermi nonostante la superiorità numerica (8 contro 4).
Il Napoli abbozza una reazione ma il Monza si difende con ordine e concede poche occasioni (il piattone alto di Di Lorenzo, l'intervento di Di Gregorio su Osimhen e il contrasto in area fra Zerbin e Ngonge), concludendo la prima frazione avanti.
Pressione, aggressione forte e ribaltone del Napoli
Nel secondo tempo la partita prende una svolta totalmente inaspettata. I partenopei si presentano sul rettangolo verde 5 minuti prima dell'inizio della ripresa, con la rabbia negli occhi e una determinazione diversa. Pressione individuale, pressing collettivo e attacco avvolgente sono le armi che sfodera il Napoli per bucare la formazione brianzola.
Con intensità, ritmo e un'aggressività furente, gli uomini di Calzona tolgono il respiro ai padroni di casa costringendoli ad abbassare il baricentro e uscendo forte coi centrocampisti.
Al 54' gli ingressi dalla panchina spostano l'inerzia a favore degli ospiti, con Politano a prendere il posto di Ngonge e Ciurria a rilevare Zerbin. Il 21 del Napoli è il coniglio dal cilindro di Calzona, l'uomo di tecnica e movimento che accende il gioco e inventa. È lui ad avviare l'azione del pareggio, con il tocco per Anguissa che, subito dopo, pennella uno spiovente nel mezzo per Osimhen. Stacco potente, elevazione imperiosa e permanenza in aerea strabiliante: il 9 azzurro vola in cielo e con una frustata frontale scaraventa la sfera alle spalle di Di Gregorio. Dall'1-1 al 1-2 è questione di secondi: il sorpasso porta la firma di Politano, con una prodezza balistica di superba fattura per tempismo, coordinazione e punto d'impatto della sfera. Parabola perfetta a baciare l'incrocio e doccia gelata per il Monza, tramortito da un uno-due terrificante.
Al 60' è ancora Politano a mettere lo zampino nell'azione del terzo centro del Napoli. Izzo esce in pressione forte sul classe ‘93 ex Inter, ma non è il solo a sganciarsi dalla difesa. Anche Caldirola rompe le righe e si avvicina a Bondo, liberando una voragine alle sue spalle. Il filtrante di Politano premia il taglio in area di Zielinski, che brucia in anticipo Gagliardini e serve al centro Osimhen. Dai successivi sviluppi il pallone finisce tra i piedi del polacco che, con una lieve contro finta, manda fuori giri Caldirola e ricava il giusto spazio per calciare indisturbato. Anziché tallonare a uomo Zielinski, il difensore brianzolo indietreggia per rimettersi in posizione e non va in chiusura favorendo così la giocata dell'avversario. Con l'area di rigore imbottita di 8 uomini del Monza, il 20 azzurro ha un'unica soluzione a disposizione: il tiro in porta. La mira è impeccabile, il suo sinistro tocca la traversa e cade in rete.
Lo squillo di Colpani e la replica dei brianzoli
Dopo l'1-3 micidiale del Napoli, i biancorossi accorciano subito il gap con il solito Andrea Colpani, leader tecnico del 1912.
"Il dribbling è come il tango, nasce in strada con palle di gomma. È il gesto più poetico del calcio, il più istintivo. Destro, sinistro, finta, controfinta: e l’altra squadra in un istante ha un uomo in meno”.
Le parole pasoliniane di Claudio Sala, brianzolo doc e doppio ex, sintetizzano l'azione del 2-3.
Servito in profondità da Birindelli, il 28 biancorosso porta palla e, defilato al limite dell'area, si avventura in un doppio passo felpato, forbice a ingannare Juan Jesus e tiro a giro sul secondo palo a battere Meret.
Nonostante la sovrapposizione del compagno alle sue spalle, Colpani opta per la soluzione individuale e calcia in porta. Un gesto all'argentina che regala l'ottavo gol in 31 gare al Flaco.
Raspadori sentenzia, partita in ghiaccio
Jorge Valdano diceva che “quando il calcio è azione, il tanto desiderato equilibrio consiste in una semplice verità lapalissiana: allargare il campo se si attacca e restringerlo se si difende”.
Una strategia che adotta il Napoli nel secondo atto di gara e diventa decisiva per battere il Monza. Al 61' Raspadori cala il sipario sul match con definitivo 2-4, ribadendo in rete la conclusione di Di Lorenzo respinta da Di Gregorio. Un'azione che nasce da un errore in uscita su una seconda palla vagante, non domata da Gagliardini e addomesticata da Osimhen, bravo a servire sulla corsa il capitano del Napoli e a mandarlo in porta, con Pablo Marì infilato in velocità.
Al 76' Palladino sostituisce Gagliardini e Birindelli con Valentin Carboni e Kyriakopoulos e comanda il 4-2-3-1, arretrando Colpani in mediana accanto a Bondo (scelta analoga a quella di Torino con Valentin Carboni disposto nel mezzo) e spostando Ciurria sulla destra.
I 5 ingressi dalla panchina non incidono a dovere, con Daniel Maldini e Ciurria che faticano a dare sostanza alla loro prestazione, e Bondo troppo incatenato dal reparto intermedio del Napoli. Al triplice fischio Monza-Napoli termina 2-4.
6 minuti di ordinaria follia
Monza-Napoli è una partita-matrioska, una gara dai mille volti e dalle molteplici sfaccettature.
Per citare il titolo di un film di Orson Welles, a palesarsi all'U-Power Stadium è “L'altra faccia del vento”, una brezza leggera che, nell'arco dell'intervallo, volge in un uragano azzurro a spazzare via i colori biancorossi.
Un match dalle due facce (come il villain di Batman) anche sugli spalti, in particolare nella curva ospite dove si respira un clima surreale, con la protesta durissima dei tifosi napoletani nel primo tempo (attacchi al Presidente De Laurentis e alla squadra) e l'acclamazione totale dopo la goleada partenopea nella ripresa.
Un fatto curioso - ça va sans dire - che rievoca un noto aforisma dello scrittore siciliano Gesualdo Bufalino: "Sociologo è colui che va alla partita di calcio per guardare gli spettatori.”
Nel primo tempo il Monza tiene bene il campo, riconosce il gioco e le situazioni, amministrando la palla con lucidità e attendendo con pazienza il momento giusto per far male all'avversario. Poi il Napoli decide di fare il Napoli della passata stagione, cambia marcia e sale in cattedra, abbracciando 6 minuti di ordinaria follia, con 3 gol meravigliosi e colpi d'autore che piegano psicologicamente i brianzoli.
Dopo la “partita del secolo” in salsa biancorossa, Pisa-Monza 3-4, i brianzoli subiscono una rimonta simile alla disfatta di Istanbul che costò al Milan la Champions League del 2005 contro il Liverpool (come segnalato anche da Paolo Corbetta nel suo consueto punto).
3 reti incassate in 360 secondi e una perdita di contatto con la realtà: il Monza non può nulla davanti al Napoli inafferrabile del secondo tempo, superiore dal punto di vista tecnico, atletico e caratteriale.
Identità e valori
Al netto di alcune situazioni che potevano essere curate meglio, le ripartenze nei primi 45' e la gestione del pallone nella ripresa, il Monza esce dal campo sconfitto ma senza rimpianti, orgoglioso di essersi giocato, a salvezza ampiamente conquistata, uno scontro diretto col Napoli alla 31^ giornata (chi l'avrebbe mai detto a inizio stagione?).
Merito della squadra e di Raffaele Palladino, deus ex machina e artefice del progresso biancorosso in 20 mesi di panchina, allenatore-professore capace di valorizzare il capitale umano di singoli e collettivo, favorendo la crescita graduale dei talenti e forgiando un'identità solida, trasformando le idee in principi e inserendo la spregiudicatezza nel castello tecnico-tattico di base. E ancora: legittimando una proposta di gioco brillante, accolta e automatizzata dalla squadra, e infondendo una mentalità vincente, foriera di imprese e grandi risultati.
In sintesi: è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, evidenziando il lavoro straordinario svolto da Palladino in tandem con la società. Un lavoro di programmazione che ha spinto il Monza a raggiungere in breve tempo un livello elevato.
Per tale motivo la battuta d'arresto di domenica non cambia le prospettive dei biancorossi e, in concomitanza coi risultati di giornata, lascia aperte le speranze per la corsa all'ottavo posto, al momento a 4 lunghezze di distanza.
Umiltà, concentrazione e compattezza per dare il massimo nelle ultime sette gare: è questa la mission della squadra di Palladino, regalare un entusiasmante rush finale ai propri tifosi, con partite suggestive da disputare a viso aperto, con la testa sgombra e il coraggio di chi lotta senza mai mollare. Perché, a questo punto, il Monza non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, con l'obiettivo di migliorare il piazzamento dello scorso campionato e cullare quel sogno, complicato ma non impossibile, chiamato Europa.
Prossima tappa: la trasferta al Renato Dall'Ara contro il Bologna di Thiago Motta, in programma sabato 13 aprile alle 20.45.
A cura di Andrea Rurali