Così diversi, così simili: Izzo e Pessina, due simboli del Monza
Due storie di vita diverse che insieme stanno portando in alto il Monza!
Monza. La vittoria di Genova ha esaltato tutti i monzesi. Sabato a Marassi abbiamo assistito ad una partita epica di quelle che ti ricorderai sempre e che racconterai ai più giovani. E' stata anche la gara del super gol di Dany Mota e degli assist di Colpani, ma io vorrei concentrarmi su due giocatori che sono letteralmente l’anima di questa squadra, insostituibili per caparbietà, grinta ed esempio per tutti.
Così diversi, così simili: Izzo e Pessina, due simboli del Monza
Sto parlando del capitano Matteo Pessina e del difensore Armando Izzo. Due esempi, due storie di vita completamente opposte che però in campo si parlano, si rispettano, si aiutano, incitano e comandano la difesa e il centrocampo, spingendosi in avanti e cercando il gol. Lottando, dannandosi l’anima senza mai cedere di un centimetro.
Pessina quest’anno sta facendo un campionato di grande sacrificio. La squadra ha guadagnato in quantità, ma perso in qualità e si trova spesso a temporeggiare, non avendo più a fianco il compagno che verticalizzava e velocizzava l’azione come lo scorso anno; aggiungiamo che sta giocando sempre, con conseguenti normali cali fisici. Izzo invece quest’anno ha praticamente saltato il girone di andata per un infortunio e la difesa ne ha risentito tantissimo, soprattutto a livello di personalità; con Armando in campo si vince o si pareggia e si prendono pochissimi gol, lo dimostrano i fatti e la sua carriera; dovunque è passato ha giocato con continuità, vedi nel Genoa prima e nel Torino poi.
Due ragazzi diversissimi. Matteo è nato e cresciuto a Monza dove vive la sua famiglia, dove ha studiato e dove è esploso come calciatore, una carriera in crescita che ha raggiunto il top con la vittoria nel 2021 del campionato Europeo, successo che non lo ha cambiato; Matteo è sempre il ragazzo gentile, disponibile che si incontrava da giovanissimo, oggi uomo e simbolo della squadra della sua città rispettato in campo e fuori, un vero esempio di lealtà sportiva.
Armando non ha avuto lo stesso percorso di Matteo, ha passato tante difficoltà nella sua Napoli, ma è riuscito ad emergere lottando, sudando, diventando un idolo in qualsiasi squadra abbia giocato, perché quando è in campo ci mette l’anima e anche lui, come Matteo, è un esempio di abnegazione. Meriterebbe secondo me di vestire, prima di concludere la carriera, la maglia del Napoli a cui manca un giocatore napoletano in rosa. Ma oggi è al Monza ed è stato il nostro più grande acquisto da quando è rientrato perché la difesa ha cambiato faccia. Ed è bellissimo vedere Armando con il suo carattere focoso, spesso, discutere con Matteo, con il suo carattere altrettanto forte, ma meno teatrale, per guidare la squadra. Che può contare su due simboli, tanto bravi quanto diversi.
Questo è il bello del calcio che, come in curva, è un piccolo spaccato sociale, anche le rose delle squadre uniscono persone che probabilmente fuori dal rettangolo di gioco non si sarebbero mai conosciute. Invece lo sport unisce, include e fa giocare, cantare e tifare tutti senza guardare la provenienza di ciascuno, tranne in rari casi che vengono oggi denunciati; mentre in passato c’era molta omertà, oggi si è molto migliorati, ma è un discorso che andrebbe studiato bene e approfondito.
Forza Matteo ed Armando avanti così insieme forti e uniti per portare avanti il sogno di noi tifosi e consacrare il vostro grande impegno entrando a far parte delle rosa della nazionale per il prossimo Europeo che meritereste ampiamente. Gabriele Passoni