Tutto su Raffaele Palladino, l'allenatore scelto da Berlusconi e Galliani per rilanciare il Monza
Palladino ha avuto tratti da predestinato nel calcio: la Serie C conosciuta a 16 anni a Benevento, la prima Serie B bagnata da 19 gol in maglia Salernitana, il gol al Lecce debuttando in Serie A con la Juventus, il gol numero 1000 del Parma nella massima categoria, il gol - promozione e il primo nella massima categoria in maglia Crotone, rispettivamente a Modena e Genoa.
La seconda punta partita da Mugnano di Napoli e approdata alla corte di Madama ha però imparato presto che per essere calciatore il sacrificio deve andare di pari passo al talento e questo è la lezione della Juventus ("Solo dopo gli anni in bianconero mi sono sentito un giocatore"), di treni arrivati troppo presto (è stato Campione d'Europa con l'Under 19, ha collezionato 3 presenze in Nazionale) o lasciati andare perché il momento non era quello giusto ("Mi voleva lo United: valutai fosse presto per fare l'esperienza estera") e di allenatori che hanno lasciato il segno, sotto forma di esperienza al massimo livello ("Mi hanno allenato due Campioni del Mondo: Lippi bada alla gestione collettiva, Deschamps entra sul piano tecnico") o di identità da rifinire ("Gasperini lavora in modo maniacale, mi ha trovato la posizione adatta prima in Primavera e poi al Genoa, Juric ha la dote rara della trasparenza") a modo tuo.
E già, Raffaele ha avuto tratti da predestinato, o quanto meno idee chiare ("Ho fatto il corso nel 2015 perché volevo ridare al pallone quel bagaglio tecnico e umano che mi aveva regalato: già allora mi allenavo con un occhio particolare alle esercitazioni"), nell'alba scrutata in panchina: Monzello, dove giunse con l'intenzione di dare una mano alla truppa di Brocchi per centrare la cadetteria, intenzione evaporata per contrattempi fisici, è stata la sua officina, a partire dagli allora 2009, collaborando in seguito con Antonelli e Allegretti, fino all'Under 15 due stagioni fa e alla Primavera, condotta al quarto posto con un ottimo playoff (eliminato il Pisa che godeva del fattore campo, spaventato il Parma che centrò il finale dopo essere stato ricambiato del 2-0 inferto all'andata) e posizionata sul trampolino di lancio sabato, con un esordio fragoroso (5-2 all'Alessandria).
Ma quali sono i tratti principali che il classe 1984 ha fatto appunto intravedere da allenatore? Carattere e determinazione: le sue sono idee chiare, è uno che ha presente gli obiettivi e questa etica del lavoro può andare parallela alle ambizioni societarie, parimenti al calcio propositivo espresso. Per quanto riguarda il modulo, in Primavera si è affidato al 3-4-2-1, con una punta centrale spalleggiata dalla coppia di trequartisti alla Ilicic