Domani gli 80 anni di Galliani: vi raccontiamo il primo Adriano al fianco del suo Monza

Metà anni Settanta, circa mezzo secolo fa. Avevo quindici anni o giù di lì. Ricordo benissimo che papà Angelo, che mi aveva trasmesso la passione per i colori biancorossi e mi voleva sempre al suo fianco al vecchio Sada, mi disse varie volte che a seguire il Monza con il nostro stesso amore c’erano due persone, allora trentenni, dotate di qualità nettamente superiori ai loro pari età. Persone che, ovviamente, ben conoscevo anch’io e alle quali, per evidenti ragioni anagrafiche, guardavo come ad una via di mezzo tra un fratello maggiore ed un giovane zio. I trentenni in questione erano Giancarlo Besana ed Adriano Galliani.

Le doti straordinarie di Adriano Galliani

“Giancarlo ha grandissimo talento - mi diceva mio padre, con l’esperienza del cinquantenne che era allora - il suo problema è riuscire a farlo scorrere sui giusti binari. Anche Adriano ha doti straordinarie, perché è intelligente, versatile e molto intuitivo. Grazie al suo carattere ed al suo modo di essere, per lui sarà più facile incanalare le sue qualità nella giusta direzione”. 

Giancarlo ci ha lasciati da qualche anno, ma la fotografia fattami da papà era esatta e lo ha rappresentato perfettamente per quello che è stato. Quanto a Galliani, cui queste righe vogliono essere dedicate per celebrare il traguardo dei suoi splendidi 80 anni che taglierà domani, mio padre fece in tempo a vederlo entrare in contatto con Silvio Berlusconi, ma non a vedere andare a buon fine l’intuizione che “l’Adriano” (come lo chiamava lui) avesse i numeri per arrivare dove è arrivato e diventare uno dei dirigenti più vincenti e più longevi nella storia del calcio italiano e mondiale. 

Per la verità, Galliani non è stato uomo di successo solo nel calcio. La sua versatilità (caro papà, anche qui ci avevi preso) lo ha portato a occupare ruoli di vertice in molte delle aziende della galassia berlusconiana e ad essere eletto Senatore della Repubblica in entrambe le circostanze in cui si è candidato. Un uomo di successo, che, se tornasse a essere in un ruolo apicale nel calcio italiano, ci consentirebbe di vedere il nostro sport più importante un po’ meno disordinato e in grado di evitare le figuracce in cui è incappata la Nazionale italiana negli ultimi anni. Speriamo però che questo non succeda, perché senza di lui l’AC Monza sarebbe il primo ad esserne penalizzato.

Ho sempre pensato che senza Berlusconi il Milan non sarebbe stato quella squadra stellare che ha caratterizzato moltissimi anni del nostro calcio e che senza Berlusconi il Monza non sarebbe mai arrivato alla serie A. 

Ma senza Galliani, Berlusconi sarebbe stato così vincente nel calcio? E senza “l’intercessione” di Galliani, Berlusconi avrebbe mai acquistato l’AC Monza nel settembre del 2018? Ricordo ancora la telefonata che in quei giorni mi fece Aurelio Cazzaniga, figura storica della dirigenza biancorossa e legatissimo a Galliani: “Paolo, andremo in serie A. Conosco troppo bene Berlusconi e Galliani, questi due se dicono poi fanno”.

Il pensiero mi torna a quegli anni Settanta, quando l’attuale AD biancorosso era ancora un semplice tifoso del Monza, prossimo a diventarne dirigente. Ricordo le trasferte con lui e papà negli stadi più disparati della serie C come quelli di Busto Arsizio, Legnano e similari. 

Lì ho compreso la sua passione, il suo modo di vivere le partite, esattamente con le stesse espressioni facciali ben rappresentate negli anni successivi da un sublime Teo Teocoli. 

Caro Galliani, caro Senatore, caro grande dirigente di calcio e d’azienda: TANTISSIMI AUGURI! E, come spesso mi è successo in questi quasi quarant’anni dalla scomparsa di papà Angelo, sento la sua vocina che mi dice qualcosa da lassù: “Fai i miei auguri all’Adriano, te l’avevo detto che aveva grandi numeri per fare benissimo in ogni campo”.

Paolo Corbetta          

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