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Le regole, evidentemente diverse tra Mondiali e Olimpiadi, sollevano interrogativi sulla reale equità delle competizioni. Mentre il CIO si trincera dietro dichiarazioni vaghe, la Federazione Internazionale di Boxe aveva escluso Khelif per "cromosomi XY", evidenziando una netta discrepanza di vedute.

Inclusione vs. equità: un equilibrio difficile

La partecipazione di Khelif a Parigi mette in luce il complesso equilibrio tra inclusione ed equità nello sport. Da un lato, il diritto delle atlete transgender di competere nella loro identità di genere; dall'altro, la tutela della sicurezza delle avversarie, soprattutto in sport di contatto come la boxe.

Le polemiche non si placano

L'approvazione del CIO non ha placato le polemiche. Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso forti critiche, citando le dichiarazioni di un'avversaria di Khelif che lamentava la potenza dei suoi colpi. Anche altri esponenti politici hanno sollevato dubbi sull'equità della competizione, sottolineando la maggiore prestanza fisica di Khelif rispetto alle altre atlete.

Un dibattito aperto

khelif carini
Imane Khelif e Angela Carini

La questione rimane aperta: è giusto permettere a chi ha una maggiore forza fisica di competere contro donne cisgender? Nel nome dell'inclusività, si rischia di compromettere l'equità dello sport? Il dibattito è destinato a continuare, mentre Khelif si prepara a salire sul ring contro l'azzurra Angela Carini.